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Ruggi di Salerno: paziente legata al letto, la figlia denuncia e scatta l’audit. Interviene l‘Opi

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«Nessuno mi ha detto che avrebbero legato mia madre» — la testimonianza della signora Margherita, la presa di posizione dell’OPI Salerno, le verifiche disposte dal direttore Verdoliva e il commento della nostra Redazione

Il caso della paziente legata al letto al Ruggi di Salerno è al centro del dibattito tra cittadini e comunità professionale dopo la denuncia pubblicata su Cronache Salerno dalla figlia della paziente.

La vicenda — che coinvolge aspetti di sanitàsicurezza e tutela della dignità della persona — ha portato l’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” ad avviare verifiche interne e un audit sul reparto di Medicina d’Urgenza. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Salerno (OPI Salerno) e il suo presidente, Cosimo Cicia, hanno già chiesto chiarezza e misure correttive.

La testimonianza pubblicata: parole dure e dettagli che richiedono approfondimenti 

«Nessuno mi ha detto che avrebbero legato mia madre al letto, nessuno ne ha mai parlato», afferma la signora Margherita nella denuncia pubblicata su Cronache Salerno. La figlia racconta che la madre, anziana e affetta da demenza senile, è rimasta in pronto soccorso quattro giorni e poi tre giorni in reparto; la famiglia sarebbe stata chiamata per un’autorizzazione alla sedazione, ma — al momento della visita — ha trovato la paziente già legata.

La signora descrive inoltre il digiuno prolungato della madre («Mamma non mangiava… per tre giorni») e difficoltà pratiche durante le dimissioni — dall’assistenza per la sedia a rotelle al malfunzionamento degli ascensori — che avrebbero aggravato la situazione. Pur ringraziando il personale che l’ha assistita nelle prime sere — «infermieri e operatori socio-sanitari eccezionali» — la denunciante parla di un trattamento «come bestie» per gli ultimi giorni di degenza.

Cosa dice la normativa: informazione, consenso e limiti della contenzione

La contenzione fisica è disciplinata da raccomandazioni e linee guida che ne prevedono l’uso solo in casi eccezionali e come misura temporanea per la tutela del paziente o di terzi. In linea generale la normativa richiede:

  • motivazione clinica documentata;
  • informazione e coinvolgimento del paziente o del suo rappresentante legale quando possibile;
  • registrazione sul fascicolo clinico della valutazione del rischio e delle alternative adottate.

La questione centrale sollevata dalla famiglia nella denuncia è proprio l’assenza di informazione e consenso: la signora Margherita dichiara di non aver mai autorizzato la contenzione e di non essere stata informata, salvo una successiva — e contestata — richiesta verbale di sedazione.

La reazione dell’AOU Ruggi e l’avvio delle verifiche

A seguito della denuncia e dell’ondata di reazioni sui social e nella stampa locale, e del politico di turno, la direzione generale dell’AOU Ruggi, guidata dal direttore Ciro Verdoliva, ha disposto l’apertura di un approfondimento interno e un audit clinico sul reparto di Medicina d’Urgenza.

È stata richiesta una relazione tecnica dettagliata con precisi riferimenti a fatti e protagonisti per accertare la veridicità dell’accaduto e verificare la conformità alle Raccomandazioni ministeriali e alle delibere aziendali sull’uso della contenzione. La direzione ha dichiarato che le attività sono finalizzate a individuare criticità e proposte migliorative, confidando nella professionalità degli operatori.

L’OPI Salerno e il presidente Cosimo Cicia: tutela e formazione

L’OPI Salerno ha espresso «forte preoccupazione» per i fatti denunciati, ribadendo che la contenzione «deve restare misura eccezionale» e che ogni utilizzo deve essere motivato e documentato. Il presidente Cosimo Cicia ha richiamato l’importanza di proteggere la dignità del paziente e di garantire la trasparenza verso i familiari, offrendo la collaborazione dell’Ordine per percorsi formativi rivolti a ridurre l’uso della contenzione e migliorare le prassi assistenziali.

Punti che l’audit dovrà chiarire

L’indagine interna dovrà approfondire, tra gli altri aspetti:

  • la documentazione clinica e infermieristica sul caso (note, prescrizioni, consenso verbale o scritto);
  • i motivi clinici alla base della contenzione e l’eventuale urgenza che giustifichi la mancata informazione preventiva;
  • la durata e le modalità della contenzione applicata;
  • la gestione nutrizionale (se la paziente è rimasta a digiuno e per quali motivi);
  • criticità organizzative (dotazione di personale, funzionamento impianti, tempi di attesa) emerse nel racconto della famiglia.
Il punto della redazione di NurseTimes: contesto organizzativo, responsabilità e proposte

In questa vicenda ognuno dice la sua, leggiamo i commenti dei politici di turno gridano allo scandalo (le elezioni regionali sono alle porte) e la discussione si polarizza. La nostra redazione ritiene però necessario valutare la vicenda nella sua complessità: il fatto, per come descritto dalla cronaca locale, appare in molte parti ingiustificabile, ma emergono elementi che meritano approfondimento.

Gestire pazienti anziani con demenza — soggetti che possono tentare di autorimuovere accessi venosi, cateteri o che sono a rischio di caduta — è una sfida clinica e organizzativa rilevante. Per una gestione corretta servirebbero risorse adeguate: infermieri, operatori socio-sanitari e personale dedicato. In molti ospedali italiani la dotazione organica è insufficiente; per pazienti con determinate patologie servirebbe idealmente un operatore per paziente. Difendere il personale sanitario significa anche riconoscere che non è colpa degli operatori se i modelli organizzativi sono obsoleti e si lavora sotto organico.

Detto questo, la soluzione non è delegare ai familiari funzioni assistenziali né accettare pratiche che ledano la dignità del paziente. La vera risposta è reperire risorse e adottare modelli organizzativi che permettano cure sicure e rispettose: assunzioni, formazione mirata, protocolli condivisi e monitoraggio continuo degli esiti assistenziali.

Redazione NurseTimes

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