E’ sempre vivo il dibattito sull’introduzione dell’assistente infermiere. Un dibattito nel quale si inserisce l’autorevole voce di Aurelio Filippini, presidente di Opi Varese, da noi contattato per un parere personale sull’argomento.
“Si tratta di una figura nuova, ma non nuovissima nella sostanza, che però ha spiazzato un po’ tutti perché è venuta fuori all’improvviso, e io per primo avrò bisogno di tempo per digerirla – esordisce Filippini -. Comprendo l’ideologia sottesa alla sua introduzione, che è quella di contrastare la carenza di personale, ma ho qualche dubbio in merito all’applicabilità nel concreto. In particolare sulla formazione, sulla parte organizzativa e sulla contrattazione sindacale. Sono sfide complesse, e per vincerle serve un grosso sforzo”.
Nonostante questi dubbi, tali da indurlo a dire che l’idea dell’assistente infermiere “non mi fa impazzire”, Filippini non è però aprioristicamente contrario al nuovo profilo: “Che gli infermieri siano pochi è un dato di fatto. Nei prossimi sette-dieci anni ne perderemo circa 100mila, e non ne sono previsti altrettanti in ingresso. Per questo dico che ogni soluzione al problema della carenza di personale va valutata, senza dire di no a priori. Lo stesso vale per l’assistente infermiere, profilo che può tornare utile, a patto che sia disciplinato in maniera corretta”.
Insomma, secondo Filippini quella dell’assistente infermiere può essere “un’occasione da sfruttare” per far fronte alla carenza di personale e, di conseguenza, “per contrastare il fenomeno del demansionamento infermieristico, visto che i compiti assistenziali propri di un inquadramento inferiore sarebbero svolti da altri”. A non convincere il presidente di Opi Varese è semmai la denominazione della nuova figura: “Forse mi sarei fermato ad ‘assistente’: perché definire ‘infermiere’ un operatore che infermiere non è?”.
A Filippini abbiamo anche chiesto un parere su un altro tema di stretta attualità, ossia l’intenzione, manifestata dal ministro Schillaci, di sdoganare la prescrizione infermieristica. Intenzione che ha fatto arrabbiare non poco i medici, i quali rivendicano l’esclusività della diagnosi.
“Qui non si parla di diagnosi relativa a gravi problemi di salute, che ovviamente resta in capo al medico – precisa il presidente di Opi Varese -, bensì di presidi minori, come quelli per l’incontinenza, per le stomie e per la gestione di medicazioni avanzate, che di fatto sono già prescritti dall’infermiere. Per questo ritengo poco coerente la levata di scudi dei medici, i quali dovrebbero invece essere contenti, perché la prescrizione infermieristica li sgraverà da compiti meno importanti. Questa difesa incondizionata delle proprie prerogative sembra solo una questione politica”.
Redazione Nurse Times
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