Uno studio svedese ha consentito di individuare nelle caverne del Paese nordafricano alcuni microrganismi con caratteristiche interessanti.
Il 30% dei microrganismi del pianeta vive sottoterra, in luoghi ancora inesplorati nei quali le condizioni sono completamente diverse da quelle della superficie. Si tratta, quindi, di forme di vita che hanno dovuto sviluppare adattamenti altrettanto differenti per sopravvivere negli abissi, dove la luce del sole non arriva e le piante non possono crescere.
Ed è proprio in uno di questi luoghi, un sistema di caverne profonde centinaia di metri che si trovano in Algeria e che finora erano rimaste inesplorate, che un team dell’Università di Umeå (Svezia) ha scoperto alcuni batteri ancora sconosciuti, con una proprietà che potrebbe essere d’interesse anche per noi umani: la capacità di digerire il glutine. Lo studio che li descrive è pubblicato su Microbiology Spectrum.
Grotte e caverne sono fondamentali per lo studio di certe forme di vita, perché rappresentato un ingresso al loro mondo sotterraneo. In particolare negli ultimi dieci anni la speleologia ha conosciuto un vero e proprio boom, perché le caverne inesplorate nel mondo sono ancora tantissime, e potrebbero ospitare forme di vita ancora ignote.
Il team svedese, guidato da uno studente algerino in trasferta a Umeå, ha esplorato dieci caverne distribuite in cinque diverse regioni dell’Algeria, andando specificamente in cerca di microrganismi. Qui hanno trovato diversi batteri del genere Bacillus, lo stesso a cui appartiene il batterio dell’antrace, ma anche uno di quelli più studiati in astrobiologia per la capacità dei suoi membri di sopravvivere in condizioni estreme.
Questi nuovi batteri, campionati e portati in superficie, hanno dimostrato di avere proprietà interessanti. Una su tutte è la loro capacità di spezzare le proteine che compongono il glutine, cioè qualcosa che il nostro apparato digerente non sempre è in grado di fare. Non solo. Questi nuovi batteri si sono anche dimostrati capaci di resistere alle condizioni estreme del nostro sistema digerente. Per questo gli autori dello studio credono che queste nuove forme di vita possano, per così dire, avere un futuro nelle biotecnologie ed essere sfruttati, per esempio, per aiutare chi soffre di allergia al glutine.
Redazione Nurse Times
Font: Focus
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