“Nelle Marche si cura solo chi ha i soldi, e ciò determina disuguaglianze insanabili”. La dura denuncia arriva dall’Adoc Marche, che aggiunge: “I dati Istat dicono che nel 2023 il 9,7% dei cittadini ha dovuto rinunciare a cure ritenute necessarie: dato superiore alla media nazionale del 7,6%, terzo peggior risultato d’Italia dopo Sardegna e Lazio”.
Numeri non da poco, quelli evidenziati dall’Associazione Difesa Orientamento Consumatori. In Italia parliamo di qualcosa come 4,5 milioni di cittadini. Tra i più fragili figurano le donne (9%) e gli over 64 (9,8%), con evidenti effetti a medio termine: riduzione dell’efficacia della prevenzione e conseguente crescita dei costi delle terapie.
La ricerca “Sanità pubblica e tutela della salute – Radiografia di un diritto negato”, curata da Adoc ed Eures (European Employment Services), registra nelle Marche anche il record nazionale di intramoenia, con il 12,8% di libera professione sul totale delle prestazioni erogate, contro una media nazionale che si attesta al 7,7%.
“Questo significa – rimarca Adoc – che sono ben 192mila le visite in attività di libera professione (quindi a pagamento) su 1,3 milioni di prestazioni diagnostiche erogate. I dettagli sono sconfortanti: il 62% delle visite gastroenterologiche viene effettuata a pagamento (prima regione in Italia); oltre un paziente su tre è costretto all’intramoenia per un elettrocardiogramma (36%, seconda regione d’Italia); una donna su quattro per una visita ginecologica”.
Tutto questo si traduce nell’aumento della mobilità sanitaria, ossia la “migrazione” dei pazienti, dalle Marche verso altre regioni. Conclude Adoc: “Il saldo marchigiano è in negativo di 28 milioni di euro per la mobilità ospedaliera e di 13,9 milioni per quanto riguarda le visite specialistiche ambulatoriali, stima il report su dati Agenas. Si aggiunga che negli ultimi dieci anni l’organico è rimasto pressoché invariato sia per i medici (-0,1%) che per gli infermieri (+2%)”.
Redazione Nurse Times
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