Il calo di partecipanti ai test di ammissione a Infermieristica si è fatto sentire quest’anno soprattutto al Nord. E il Piemonte, 190 posti rimasti scoperti, non fa eccezione. Nelle due Università regionali si registra un’ulteriore diminuzione delle iscrizioni rispetto al 2024, quando i posti vacanti erano stati 123 a fronte di 1.176 disponibili.
L’allarme di Opi Torino
Un campanello d’allarme che riecheggia nelle parole di Ivan Bufalo, presidente di Opi Torino: “Come Ordine delle professioni infermieristiche, siamo da tempo impegnati in un lavoro costante di valorizzazione della figura dell’infermiere. Lo facciamo attraverso progetti di orientamento, attività di formazione e iniziative culturali che mirano a far conoscere il valore sociale e professionale della nostra professione. Apprezziamo le buone intenzioni più volte dichiarate dalla Regione Piemonte, ma dobbiamo constatare che non hanno ancora trovato un reale seguito. L’impegno mostrato finora non si è infatti ancora tradotto in risultati concreti e i dati sulle iscrizioni lo confermano”.
Il presidente di Opi Torino rimarca poi come la situazione non sia frutto del caso. “I posti rimasti vacanti ai corsi di laurea in Infermieristica – dice Bufalo – non sono un incidente, ma il risultato di anni di grida e appelli degli infermieri rimasti purtroppo colpevolmente inascoltati. Mentre i luoghi di cura si svuotavano e la professione perdeva attrattività, chi avrebbe dovuto assumere specifiche responsabilità ha continuato a ignorare il problema, senza mettere in campo azioni concrete per invertire la rotta”.
Per Opi Torino la motivazione principale del calo di iscrizioni è soprattutto economica. “Raccontare un’altra storia vuol dire rendersi rei di una narrazione stridente con la realtà vissuta sul campo – aggiunge Bufalo –. Le pessime condizioni lavorative alimentate dalla carenza di infermieri, gli ostacoli allo sviluppo delle carriere e lo scarso riconoscimento sociale sono manifestazioni dirette di un mancato investimento economico nelle professioni infermieristiche. Un investimento che potrebbe modificare radicalmente la situazione, intervenendo sulle cause che la generano, e che è necessario al Paese prima ancora che agli infermieri. È un passaggio improcrastinabile, se non si vuole assistere al tracollo del Servizio sanitario nazionale”.
La preoccupazione di Nursing Up Piemonte
“Se il numero degli iscritti non raggiunge quello dei posti disponibili, vuol dire che il modello del numero chiuso non ha più senso. Non siamo davanti a un eccesso di candidati, ma a un calo di interesse che deve interrogare tutti, a partire dalle istituzioni regionali e dagli ordini professionali”, Così Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up Piemonte.
Anche il fatto che un certo numero di studenti possa arrivare a Infermieristica dopo aver fallito l’ingresso a Medicina, in base al nuovo sistema del semestre filtro, preoccupa il sindacato: “Se un ragazzo o una ragazza considera Infermieristica una scelta di serie B, significa che non siamo stati capaci di restituire al ruolo dell’infermiere il prestigio e la dignità che merita. È su questo che bisogna lavorare con forza. Chiediamo l’avvio urgente di un percorso di confronto concreto con la Regione”.
Redazione Nurse Times
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