In costante crescita il dato degli individui che cercano sul web la soluzione a piccoli problemi di salute, incappando spesso in clamorose bufale.
Il Collins Dictionary lo ha definito il termine principale dell’anno 2017. L’equivalente italiano è “notizie false” (o anche “bufale”), ma tutti le conoscono come “fake news”. Cosa sono? Ma soprattutto, perché attirano così tanto?
Partendo dall’inizio, le fake news sono notizie false, fuorvianti ma estremamente convincenti. Questa tipologia di notizie ha trovato largo utilizzo in ambito politico e sociale, ma ultimamente anche in ambito sanitario. Sono infatti 15 milioni gli italiani che, in caso di piccoli disturbi (dal mal di testa al raffreddore), cercano informazioni sul web. Di questi, però, 8,8 milioni sono stati vittime di notizie costruite ad arte nel corso dell’anno. In particolare, 3,5 milioni di genitori si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate.
Dati allarmanti per la salute: se il dottore di medicina generale (53,5%) e il farmacista (32,2%) restano le principali fonti di informazione, decolla il ricorso ai diversi canali web (28,4%). Il 17% degli italiani consulta siti web generici sulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 2,4% i social network. Il pericolo è fortemente percepito dagli italiani: il 69% vorrebbe trovare sui siti web e sui social informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci per curarle, da assumere senza obbligo della ricetta medica. È quanto emerge da una ricerca del Censis, realizzata in collaborazione con Assosalute.
Complessivamente, sono 49 milioni gli italiani che soffrono di piccoli disturbi, che ne compromettono la piena funzionalità quotidiana nelle relazioni sociali e sul lavoro. Di questi, 17 milioni soffrono con grande frequenza di piccoli disturbi che incidono pesantemente sulla loro vita. Quelli più diffusi sono mal di schiena (40,2%), raffreddore, tosse, mal di gola e problemi respiratori (36,5%), mal di testa (25,9%), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (15,7%), influenza (13,9%), problemi intestinali (13,2%).
Rispetto a dieci anni fa sono aumentate le persone alle prese con mal di schiena e dolori muscolari (dal 32,4% al 40,2% degli italiani), raffreddore, tosse e mal di gola (dal 34,7% al 36,5%), mal di stomaco e gastrite (dal 12,4% al 15,7%), problemi intestinali (dal 5,1% al 13,2%), congiuntiviti (dall’1,5% al 3%). Sono numeri che descrivono un enorme fabbisogno sanitario. Un bisogno che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi su un Servizio sanitario nazionale, già in difficoltà. Il 73,4% degli italiani è convinto che, in caso di piccoli disturbi, ci si possa curare da soli. Dato cresciuto nel tempo, visto che nel 2007 era pari al 64,1%.
Curarsi per conto proprio richiede la massima attenzione al tipo di informazioni che si trovano in rete. Se l’utente è ben preparato e conosce i rischi dell’autocura, sono molteplici i benefici, per il paziente e per il sistema sanitario nazionale. Ma perché non parlare, non consultarsi con veri professionisti sanitari, quando vi è la necessità? Non mordono mica.
Pasquale Fava
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