La psittacosi, conosciuta anche come ornitosi o malattia del pappagallo, è diventata un motivo di preoccupazione globale con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che solleva l’allarme per l’aumento dei casi nell’Unione Europea. In questo articolo, esploreremo i sintomi della malattia, come si trasmette agli esseri umani, e le fasce d’età più colpite.
L’allarme dell’OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sollevato un serio allarme riguardante la psittacosi, conosciuta anche come ornitosi o malattia del pappagallo. Questa infezione respiratoria, causata dal batterio Chlamydia psittaci, ha visto un incremento dei casi segnalati nell’Unione Europea, con la conferma di 5 decessi finora. L’OMS ha sottolineato che la maggior parte dei casi è stata associata all’esposizione ad uccelli selvatici o domestici, coinvolgendo principalmente coloro che lavorano con uccelli da compagnia, pollame e veterinari.
L’OMS ha avviato immediatamente indagini epidemiologiche e analisi sui campioni di uccelli selvatici per monitorare la diffusione del batterio e contenere la situazione. Nonostante l’aumento dei casi, attualmente l’OMS valuta il rischio legato alla psittacosi come basso.
Come si trasmette
La psittacosi è un’infezione che l’uomo contrae solitamente dagli uccelli, tramite il contatto diretto con le loro urine, feci, uova o piume. Gli uccelli responsabili della trasmissione includono pappagalli, pappagallini, canarini, passeri e colombi.
Sintomatologia
Nei casi più lievi, la malattia può manifestarsi con sintomi simili all’influenza, tra cui febbre, brividi, mal di testa, tosse secca, spesso con frequenza cardiaca bassa, malessere generale e dolori muscolari. Nei casi più gravi, la psittacosi può causare polmonite, con sintomi come difficoltà respiratoria, dolore toracico, tosse produttiva e talvolta cianosi.
Sebbene non ci sia una fascia di età specifica più colpita, le persone con un sistema immunitario compromesso, come gli anziani o coloro con malattie croniche, possono essere più suscettibili a forme gravi della malattia. Inoltre, coloro che lavorano direttamente con gli uccelli, come allevatori, veterinari o addetti alle pulizie in voliere, potrebbero essere a maggior rischio di contrarre l’infezione.
Prevenzione
Secondo gli esperti allo stato attuale non c’è motivo di allarmarsi. In Italia è registrata in modo sporadico soprattutto nei volatili selvatici, ma se vediamo un uccello ammalato, in casa o all’aperto, è opportuno non toccarlo senza adeguate misure di protezione, contattare un veterinario e ricordarsi sempre il lavaggio frequente delle mani.
È fondamentale sensibilizzare il pubblico sull’importanza di adottare precauzioni quando si entra in contatto con gli uccelli, specialmente per coloro che lavorano direttamente con essi. La prevenzione, attraverso l’igiene personale e ambientale, rimane il metodo migliore per evitare la diffusione della psittacosi e proteggere la salute pubblica.
Redazione Nurse Times
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