Salute, trattative rinnovo CCNL Sanità. Senza risorse aggiuntive nessun cambio di rotta. E’ ancora una chimera la sacrosanta valorizzazione degli infermieri e delle professioni sanitarie ex legge n. 43/2006.
Soli 8 euro di differenza, tra l’aumento di stipendio tabellare di un infermiere, ostetrica o fisioterapista, e quello del personale dell’area sottostante.
Occorre una reale svolta nelle trattative! A fronte della conclamata volontà delle Regioni, declinata nell’atto di indirizzo, e della dichiarata volontà, da parte di esponenti del Governo, di valorizzare le professioni sanitarie, vengano individuate le risorse aggiuntive necessarie: almeno 653 milioni di Euro per le professioni sanitarie, delle quali 453 per il raddoppio delle indennità di specificità infermieristica, e per la sua estensione alle ostetriche, e per l’indennità di operatività dei servizi, e ancora 200 milioni per le ulteriori indennità degli altri sanitari.
ROMA 26 SETT 2024 – Come ampiamente annunciato e previsto, gli aumenti mensili inseriti all’interno di questo nuovo contratto, comunicati questa mattina da parte dell’ARAN ai sindacati presenti alle trattative, si sono rivelati assolutamente insufficienti:
- AREA ELEVATA QUALIFICAZIONE: € 193,90
- AREA PROFESSIONISTI SALUTE: € 135,00
- AREA ASSISTENTI: € 127,00
- AREA OPERATORI: € 120,00
- PERSONALE DI SUPPORTO: € 115,00
L’ARAN parla di un aumento del 5,78% per la generalità dei dipendenti, che per alcune categorie, ma solo per alcune, come gli operatori di pronto soccorso, è destinato ad aumentare per effetto di indennità speciali previste per legge.
Secondo l’ARAN, inoltre, se nel “calderone” si includono anche le risorse speciali, cioè quelle destinate solo ad alcune categorie di dipendenti, allora si arriverà ad una media di circa il 7%. Grazie, e tanto di cappello!
Peccato che questa edulcorata ipotesi sia per noi irricevibile, poiché è sotto gli occhi di tutti che le risorse speciali andranno ad aumentare solo gli stipendi degli specifici interessati (es. operatori di pronto soccorso) e non quelli degli altri.
In generale, gli aumenti proposti oggi, non compensano nemmeno lontanamente il tasso reale di inflazione. Si pensi, ad esempio, che per i professionisti sanitari (quelli che non operano in pronto soccorso o in reparti destinatari di indennità particolari) è previsto un aumento di € 135 al mese, dai quali tuttavia va detratta l’indennità di vacanza contrattuale già corrisposta a tutti i pubblici dipendenti da dicembre 2023.
Il risultato è che l’aumento attuale, di fatto, aggiuntivo rispetto a quanto i dipendenti dell’area professionisti sanitari già percepiscono, passerà da € 135 a poco più di € 54.
Ma vi è di più, perché il meccanismo proposto da ARAN per l’incremento del tabellare con quota secca, da Nursing Up prontamente contestato, porterà ad una penalizzazione dei dipendenti con maggior numero di anni di servizio, che percepiranno fino a € 16 in meno rispetto agli altri.
Peraltro, in barba a una concreta e fattiva valorizzazione delle professioni sanitarie, Nursing Up ha anche contestato, al tavolo, che la differenza di aumento mensile dello stipendio fondamentale proposto ai sindacati tra un infermiere, un’ostetrica, un fisioterapista e un operatore dell’area sottostante (quella degli assistenti) è di miseri € 8 al mese.
Con queste cifre, è addirittura possibile ipotizzare che, se oggi esistesse già un assistente infermiere, verosimilmente collocato nell’area degli assistenti, la differenza di aumento tra il suo stipendio e quello di un infermiere sarebbe di soli € 8 al mese, o al massimo € 15, se la contrattazione decidesse di inserirlo nell’area degli operatori.
Per non parlare poi del tanto enfatizzato aumento dell’indennità di specificità infermieristica e quella di operatività dei servizi, perché, con le risorse a disposizione, temiamo che le buone premesse volute dal Comitato di Settore nel suo Atto di Indirizzo si tradurranno in pochi spiccioli.
Alla fine, ciò che è emerso oggi, è che le risorse a disposizione di questo contratto non consentono in alcun modo di valorizzare le professioni sanitarie e più in generale gli altri dipendenti del SSN.
Nursing Up ha pertanto confermato, punto per punto le richieste e le contestazioni mosse in occasione della seduta del 29 luglio scorso, ultimo faccia a faccia prima della pausa estiva.
«Questo è davvero il momento di svegliarsi, dichiara De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, non possiamo certo accettare di veder maturare un contratto che rischia di passare sopra le nostre aspettative e che finirebbe con il ledere i nostri sacrosanti diritti di valorizzazione, fin troppo a lungo disattesi.
Riteniamo di essere di fronte ad ipotesi di modifica decisamente peggiorative rispetto all’ultimo CCNL. Ed è per questo che intendiamo chiedere la mobilitazione delle istanze rappresentative dei professionisti sanitari ai vari livelli.
Abbiamo la sensazione di leggere un triste e fin troppo già visto copione teatrale dove, da un lato, Governo e Regioni dicono ai cittadini di aver impartito perimetri di azione finalizzati a valorizzare e riconoscere il valore, le competenze ed il disagio delle professioni sanitarie nell’ambito del nuovo CCNL, mentre dall’altra parte, in assenza di risorse, al tavolo di contrattazione ci giungono proposte che, al di là di mere enunciazioni ad effetto, finiscono con il lasciare noi professionisti sanitari con un pugno di mosche nelle mani.
A tutto il tavolo contrattuale, Nursing Up ha ribadito e chiesto, una volta per tutte, il coraggio di restituire dignità al lavoro delle professioni sanitarie, ma questo non si ottiene se non si interviene in modo concreto, portando avanti il lavoro iniziato con il CCNL 2019/21, ovvero continuando quell’opera di avvicinamento degli istituti del contratto destinato alle professioni sanitarie, verso quello della dirigenza medica.
Al Governo, ed alle Regioni, il Nursing Up chiede che vengano individuate le risorse aggiuntive necessarie per valorizzare le professioni sanitarie: almeno 653 milioni di Euro per le professioni sanitarie, delle quali 453 per il raddoppio delle indennità di specificità infermieristica, e sua estensione alle ostetriche, e per l’indennità di operatività dei servizi, e 200 milioni per le ulteriori indennità degli altri sanitari.
Di fronte a questo stato di cose, Nursing Up sente forte il dovere di dare ulteriore impulso alla Manifestazione Nazionale di protesta già proclamata per il prossimo 20 novembre a Roma.
Chiamare a raccolta ed invitare tutte le istanze rappresentative delle professioni sanitarie, ma anche delle associazioni dei cittadini, delle associazioni professionali, società scientifiche, organizzazioni sindacali, ed ogni altro ente associativo che si occupa di tutela delle professioni sanitarie, infermieristiche, ostetriche e delle altre specificità, affinché il prossimo 20 di novembre si giunga a condividere un’azione corale di protesta, capace di far comprendere, una volta per tutte, quanto vale e quanto impatta il nostro lavoro nelle aziende e negli enti del SSN.
Reddazione Nurse Times
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