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West Nile, sale l’allerta in Italia: 9 decessi nel 2025

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Il virus trasmesso dalle zanzare ha scatenato nuovi focolai in Italia: sintomi, casi confermati e misure preventive ufficiali a confronto.

In estate aumenta l’attenzione per il virus West Nile (WNV), un arbovirus della famiglia Flaviviridae ormai endemico in Italia. Viene trasmesso esclusivamente dalle zanzare del genere Culex (non dalla zanzara tigre) quando pungono uccelli selvatici infetti. L’uomo e il cavallo sono ospiti “a fondo cieco”, cioè non contribuiscono alla diffusione del virus, ma possono ammalarsi. Il WNV non si trasmette da persona a persona: le uniche vie straordinarie sono la trasfusione di sangue, il trapianto di organi da donatori infetti o – molto raramente – la trasmissione materno-fetale attraverso il latte.

Contagi in Italia: territori coinvolti e sintomi

Secondo l’ultimo bollettino Iss (23 luglio 2025), in Italia sono stati confermati 58 casi umani di infezione da West Nile dall’inizio dell’anno, mentre i decessi sono nove. I casi sono concentrati soprattutto nel Lazio (tutti nella provincia di Latina), seguito da Veneto, Piemonte, Campania, Emilia-Romagna e Sardegna. E le previsioni degli esperti dicono che il picco dei casi si vedrà dopo Ferragosto.

Le autorità sanitarie sottolineano inoltre che il dato reale di infezioni da West Nile è probabilmente sottostimato, poiché l’80% dei casi è asintomatico e non viene rilevato dai sistemi di sorveglianza. Solo il 20% delle persone infette sviluppa una forma lieve di malattia, con sintomi simil-influenzali tra cui febbre, cefalea, nausea, vomito, dolori muscolari e sfarfallamento della pelle.

Nei bambini e nei giovani la febbre tende a essere moderata o alta, con arrossamento agli occhi e dolori muscolari, mentre gli anziani e i pazienti con più patologie possono sviluppare forme più gravi. Nel 2024 l’Italia aveva registrato 460 contagi (272 neuroinvasivi) e 20 vittime: numeri elevati, legati a un’estate piovosa e calda, che favorisce i focolai.

Decorso dell’infezione

Una quota molto piccola – meno dell’1% dei contagiati da West Nile – evolve in sindrome neuroinvasiva, con manifestazioni come encefalite, meningite o paralisi flaccida simile alla sindrome di Guillain-Barré. In questi casi i sintomi neurologici (confusione, convulsioni, perdita di coscienza) possono lasciare danni permanenti e talvolta essere fatali.

Per questo la comparsa di febbre alta improvvisa, con disturbi neurologici in zona interessata dal virus, deve far sospettare il West Nile. Il medico deve quindi eseguire test di laboratorio specifici (ricerca di anticorpi IgM nel sangue o nel liquido cerebrospinale), poiché non esistono farmaci antivirali specifici. Nelle forme lievi si procede a cure di supporto in attesa di remissione, mentre i casi gravi richiedono ricovero ospedaliero.

Piano di prevenzione e misure ufficiali

Di fronte all’emergenza il ministero della Salute ha emanato una circolare di sorveglianza e prevenzione che applica l’approccio One Health (umanitario, animale, ambientale). Le misure chiave includono:

  • formazione specialistica per medici, pediatri, infettivologi e operatori d’urgenza sui sintomi e la diagnosi del virus West Nile;
  • informazioni alla popolazione sul corretto utilizzo di repellenti per zanzare, zanzariere e buone pratiche ambientali (eliminazione dell’acqua stagnante);
  • coinvolgimento delle farmacie territoriali per aiutare a intercettare casi sospetti, invitando le persone con febbre e sintomi simil-virali a consultare un medico;
  • vaccinazione obbligatoria degli equidi (cavalli) impiegati in eventi e fiere, con registrazione dei vaccini in un database nazionale.

Inoltre il ministero raccomanda di rafforzare la sorveglianza dei casi umani e degli animali infetti (uccelli, cavalli) e di attivare prontamente la rete dei laboratori di riferimento per confermare rapidamente i casi sospetti.

Sul fronte della sicurezza delle trasfusioni, il Centro Nazionale Sangue (CNS) ha introdotto un test specifico per rilevare il virus West Nile su ogni sacca di sangue proveniente dalle zone a rischio. In questo modo viene evitata la tradizionale sospensione di 28 giorni dopo il soggiorno in un’area contagiosa. La direttrice del CNS, Luciana Teofili, conferma che le donazioni sono ora “assolutamente sicure” grazie a questo screening mirato. Infatti tra il 2020 e il 2024 sono stati intercettati circa 230 donatori infetti, evitando possibili trasmissioni tramite emocomponenti.

Raccomandazioni per la popolazione

Non essendo disponibile un vaccino per l’uomo, la prevenzione individuale è cruciale. Gli esperti consigliano di adottare misure semplici, ma efficaci:

  • usare repellenti per zanzare (soprattutto all’imbrunire e di notte) e indossare indumenti coprenti all’aperto;
  • installare zanzariere a finestre e porte per impedire le punture indoor;
  • eliminare possibili ristagni d’acqua in vasi, sottovasi o contenitori all’aperto, che costituiscono focolai larvali;
  • prestare attenzione alla comparsa di sintomi febbrili in chi ha trascorso la notte in zone a rischio, rivolgendosi subito al medico in caso di febbre superiore a 38°C, mal di testa intenso o eritema cutaneo.

In caso di disinfestazioni notturne comunali (ad esempio con larvicidi biologici nelle caditoie) la popolazione è invitata a proteggere alimenti e animali domestici, coprire portate alimentari all’aperto e, se possibile, chiudere porte/finestre durante gli interventi.

Le autorità raccomandano di mantenere la massima attenzione, ma senza allarmismi. Il dottor Francesco Vaia (ex dg dello Spallanzani) ricorda che il West Nile è pericoloso soprattutto per anziani molto fragili, e che “il nostro bersaglio sono le zanzare, non il virus”. Ciò richiede azioni coordinate: monitoraggio scientifico, controllo degli insetti vettori e informazione corretta, affinché i cittadini adottino misure preventive consapevoli.

Il quadro internazionale

Nel 2024 l’Europa ha registrato 1.436 casi e 125 decessi in 19 Paesi, con l’Italia al primo posto per numero di casi e vittime, seguita da Grecia e Romania. I dati europei dimostrano che la pressione epidemiologica è in aumento, con un’espansione geografica delle aree colpite e stagioni di trasmissione più lunghe.

Redazione Nurse Times

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