Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up.
“La violenza contro le donne è un’emergenza che attraversa confini, culture e professioni. Ma dentro questa emergenza generale c’è una ferita ancora più profonda: quella che riguarda le donne che lavorano nel nostro Servizio sanitario nazionale. Le professioniste della sanità, infermiere in primis, sono tra le più aggredite in assoluto. Difenderle non è un atto simbolico: è un dovere dello Stato”. Lo dichiara Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up.
Sanità: il settore più esposto alla violenza sul lavoro
Uno studio pubblicato su Frontiers in Public Health documenta che, in media, il 45% delle professioniste della salute subisce aggressioni, con picchi fino al 58,7% nei contesti più critici. Inoltre ci sono dati paralleli che vale la pena citare, frutti di report autorevoli (quali OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità e ILO – International Labour Organization), che confermano l’incidenza globale delle aggressioni nel settore sanitario e che supportano la percentuale iniziale.
Stando a tali fonti:
- la sanità è il settore al mondo con la più alta incidenza di violenza lavorativa;
- tra il 30% e il 70% del personale sanitario dichiara almeno un episodio di violenza fisica, psicologica o verbale;
- oltre il 25% degli operatori ha subito violenza fisica;
- più del 60% ha subito violenza verbale;
- queste cifre raggiungono l’80-90% nei paesi terzi e nei luoghi di guerra.
Italia: 125mila aggressioni l’anno. Solo 5mila denunciate
Secondo la ricerca CEASE-it – Violence against nurses in the workplace, condotta da otto università italiane (capofila: Università di Genova), integrata dai dati ufficiali Inail sulle denunce:
- 125mila aggressioni l’anno contro infermieri;
- 5mila denunce ufficiali registrate da Inail;
- 120mila episodi sommersi che non arrivano mai alle autorità;
- oltre la metà dei casi nel nostro Paese riguarda personale femminile.
Il presidente Nursing Up commenta: “I numeri CEASE-it e Inail li conosciamo bene e confermano ciò che denunciamo da anni: la violenza contro gli infermieri – e in particolare contro le infermiere – non è eccezione, è sistematica. E finché 120mila episodi resteranno sommersi, la ferita continuerà a sanguinare”.
Perché proprio le donne della sanità sono le più aggredite
La vulnerabilità non dipende solo dalla grande maggioranza numerica delle donne nella professione.
Entrano in gioco fattori relazionali, culturali e clinici:
- Prossimità continua al paziente – Le infermiere trascorrono più tempo con le persone nelle fasi più fragili.
- Ruolo empatico-relazionale – L’assistenza continua viene percepita come “disponibilità illimitata”.
- Stereotipi culturali – La donna viene vista come figura “più aggredibile”.
- Sommerso specifico dei reparti psichiatrici – Molte professioniste evitano la denuncia per proteggere il paziente fragile.
De Palma sintetizza: “Le infermiere sono esposte perché incarnano la parte più relazionale, empatica e continua dell’assistenza. È lì, nel cuore della cura, che la violenza trova il varco”.
La richiesta di Nursing Up: misure concrete e immediate
Nursing Up chiede interventi vincolanti, omogenei e nazionali:
- Piano nazionale obbligatorio contro la violenza in sanità, con azioni concrete e tangibili finalizzate alla prevenzione del fenomeno
- Registro digitale unico per segnalare ogni episodio
- Rafforzamento degli organici per ridurre la solitudine assistenziale, soprattutto nei turni notturni
- Formazione obbligatoria su de-escalation, gestione dell’aggressività e rischio psichiatrico
- Tutela legale e psicologica garantita alle vittime
- Osservatorio nazionale permanente con dati pubblici e aggiornati
- Campagne rivolte ai cittadini per contrastare la normalizzazione della violenza negli ospedali
“Non chiediamo promesse, ma atti concreti – conclude il peresidente Nursing Up -. Le donne della sanità non possono più essere lasciate sole. Difendere le donne che curano significa difendere la sanità stessa. Se crolla la sicurezza di chi cura, crolla il Paese. È il momento di intervenire davvero”.
Redazione Nurse Times
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