“Nostra figlia è allergica a noci, nocciole, mandorle e in generale a tutta la frutta secca. Nessun docente, però, è preparato a somministrarle il farmaco salvavita in caso di shock anafilattico dovuto a una contaminazione”. Questa la denuncia dei genitori di una bambina di dieci anni che frequenta la prima classe della Scuola secondaria di primo grado “Italo Calvino”, a Torino.
Al quotidiano La Stampa la coppia spiega di aver chiesto più volte, tramite mail e colloqui, che i docenti venissero formati: “Se ingerisce alimenti che provocano allergia, può andare incontro a uno shock anafilattico. Se non si interviene immediatamente, rischia la vita”.
Una preoccupazione, quella dei genitori, che sembra ora avviarsi verso una soluzione. A rassicurare mamma e papà è la dirigente dell’Istituto comprensivo, Adalgisa Di Ianni: “Venerdì, in accordo con l’Asl Torino 4, tre docenti della scuola hanno dato la disponibilità a partecipare a un corso di formazione urgente per la somministrazione del farmaco, che resta a carico della famiglia. Le lezioni sono state organizzate in vista dell’uscita didattica prevista per lunedì prossimo. Un risultato insperato fino a pochi giorni fa, perché normalmente per avviare questi corsi occorrono settimane, se non mesi”.
La dirigente precisa però un punto: “Comprendo l’ansia dei genitori, ma non posso obbligare i docenti a frequentare corsi specialistici. La formazione è su base volontaria”. Nessun problema per la mensa, che nella scuola media non è attiva. Quanto invece alle merende, Di Ianni aggiunge: “Gli alunni con allergie hanno a disposizione diete speciali concordate con medici e famiglie. È così anche per la nostra alunna”.
Il fatto che alcuni docenti abbiano accettato di formarsi ha rincuorato i genitori della bambina, ma questo non basta. “Non possiamo accettare che la salute di nostra figlia dipenda dalla volontarietà dei docenti – spiega il papà -. Capisco i timori degli insegnanti, ma chiamare il 118 in caso di crisi significherebbe perdere tempo prezioso. Bisogna intervenire subito. Non vogliamo accusare la scuola, ma sollecitare le istituzioni, in particolare la Regione, affinché questi corsi diventino obbligatori, come già avviene in altre regioni e all’estero”.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Stampa
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