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Studentessa di infermieristica si suicida a Reggio Emilia: indagata l’infermiera Tutor per abusi

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La Procura di Reggio Emilia indaga sulla morte di una 21enne laureanda Unimore: nel mirino l’ambiente opprimente del tirocinio ospedaliero

Il 10 maggio 2022, Paola Ballerini, studentessa 21enne iscritta al corso di Scienze Infermieristiche presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), si è tolta la vita lanciandosi dalla Pietra di Bismantova, nel comune di Castelnovo Monti, in provincia di Reggio Emilia. La giovane era prossima alla laurea e stava completando il suo tirocinio presso l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

Le coinquiline, preoccupate per il mancato rientro della ragazza, avevano dato l’allarme. La notizia ha scosso profondamente l’ambiente universitario e ospedaliero, sollevando interrogativi sulle condizioni del tirocinio e sul supporto offerto agli studenti.

Le indagini: indagata l’infermiera tutor per abuso di disciplina

La Procura di Reggio Emilia ha aperto un’indagine per fare luce sulle circostanze che hanno preceduto la morte di Paola. Dopo tre anni di accertamenti, è stata iscritta nel registro degli indagati un’infermiera di circa 60 anni, referente per i tirocinanti nella struttura sanitaria reggiana.

Secondo gli inquirenti, la professionista avrebbe avuto un ruolo determinante nel causare il malessere della studentessa. L’accusa formulata è di “abuso dei mezzi di correzione e disciplina”, aggravata dalla conseguenza della morte.

Durante il tirocinio, svoltosi tra marzo e aprile 2022, Paola avrebbe subito umiliazioni e pressioni quotidiane. Testimonianze raccolte dagli inquirenti, ritenute credibili e gravi, descrivono un ambiente di lavoro estremamente angosciante. In particolare, un gruppo WhatsApp tra colleghi di corso evidenziava le difficoltà affrontate dagli studenti durante il tirocinio.

Il dolore dei genitori: “Nostra figlia era forte, ma è stata spezzata”

I genitori di Paola hanno avviato una battaglia per ottenere verità e giustizia. In una dichiarazione al quotidiano “Libertà”, hanno affermato: “Nostra figlia si è tolta la vita pur di non dover riaffrontare nuovamente gli abusi descritti. Abbiamo assistito agli attacchi di panico di nostra figlia in quei giorni. Il suo operato era costantemente monitorato, era stata umiliata pubblicamente, sminuita dal punto di vista professionale. Davanti ai pazienti. Nostra figlia non era fragile, era forte, ma ha pensato che il suo sogno, fare l’infermiera, si sarebbe dissolto. Non sapeva più di chi fidarsi, non sapeva a chi chiedere aiuto. Ha sempre avuto il massimo dei voti, negli stage precedenti non c’è mai stato un solo problema”.

La famiglia, assistita dall’avvocata Elena Vincini, ha messo a disposizione degli inquirenti il cellulare e il computer della ragazza per contribuire alle indagini.

Conseguenze e provvedimenti: sospesi i tirocini nel reparto coinvolto

In seguito alla vicenda, l’Università di Modena e Reggio Emilia ha sospeso i tirocini presso il reparto ospedaliero dove operava l’infermiera indagata. L’infermiera, assistita dall’avvocato Nicola Tria, dovrà ora presentare una memoria difensiva.

Il caso ha sollevato un dibattito sull’importanza di garantire ambienti di tirocinio sicuri e supportivi per gli studenti, sottolineando la necessità di monitorare attentamente le dinamiche tra tutor e tirocinanti.

Redazione NurseTimes

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