Nel seguente comunicato stampa del sindacato Nursing Up le riflessioni del presidente nazionale Antonio De Palma sulla bocciatura dell’emendamento 4.41.
Avevamo confidato, siamo sinceri, nel seguire con attenzione il complesso iter del Milleproroghe 2024, in discussione alla Camera, in una ulteriore proroga della norma che disapplica il vincolo di esclusività, destinata a finire nel dimenticatoio dal 31 dicembre 2024.
Era stato infatti prospettato, attraverso l’emendamento 4.41, presentato a firma dell’onorevole Paolo Trancassini (FdI), un ulteriore allentamento di un anno (si richiedeva di arrivare fino al 31 dicembre 2026) dell’incompatibilità per lo svolgimento di attività libero-professionali al di fuori dell’orario di lavoro, applicabili agli esercenti le professioni sanitarie che siano dipendenti dalle aziende e da enti del Ssn.
Le Commissioni Affari costituzionali e bilancio della Camera hanno proseguito, nei giorni scorsi, il loro lavoro serrato, dedicando particolare attenzione all’analisi degli emendamenti riguardanti l’articolo 4, concernente la proroga dei termini in materia di salute.
Al termine della seduta dello scorso 8 febbraio è emerso che nessun emendamento relativo all’articolo 4 è stato ancora ratificato, mantenendo in sospeso le decisioni su questo cruciale punto. Tuttavia è da notare che alcuni emendamenti di rilevanza sono stati ritirati, e tra questi apprendiamo, con estrema delusione, che proprio l’emendamento 4.41, a firma oltretutto di un esponente della maggioranza di Governo, è stato ritirato, come si legge sul sito ufficiale della Camera.
Da ricordare anche che il suddetto emendamento era stato riammesso in discussione, dopo essere stato dichiarato inizialmente inammissibile. Ciò lasciava presagire che potesse arrivare fino in fondo. Tutto, insomma, ad oggi, resta com’era. In parole povere rimane inalterata, per lo sblocco del vincolo di esclusività, la scadenza del 31 dicembre 2025, che era stata sancita dal Decreto Bollette 2023.
Stiamo naturalmente cercando di approfondire le ragioni di quanto è accaduto, una pillola amara difficile da mandar giù.
Ricordiamo che lo scorso anno era il marzo 2023, da parte nostra era stata certamente non indifferente l’amarezza quando, rispetto alla speranza concreta e alle battaglie portate avanti da tempo per ottenere finalmente lo sblocco totale del vincolo di esclusività per i professionisti del comparto non medico, arrivò, come tutti ricordano, in piena notte, quella “doccia fredda” della modifica al testo che pose appunto un nuovo limite temporale alla libera professione per gli infermieri, fino al 31 dicembre 2025.
Una scadenza che ora, a quanto pare, è rimasta inalterata, visto che all’emendamento 4.41 era affidata la possibilità di arrivare al 31 dicembre 2026. Perché è accaduto questo? Chi dobbiamo ringraziare, oltre al parlamentare interessato, per questa insensata e improvvida marcia indietro?
Sia chiaro, stiamo parlando “di quell’accenno di sacrosanta libera professione degli infermieri e degli altri operatori sanitari del nostro Ssn” che certo non ci aveva soddisfatti a pieno, ma che accogliemmo come un inizio. L’unica strada percorribile per il rilancio di un sistema da troppo tempo costruito su labili scelte che, definire arcaiche, è più che mai un eufemismo.
Ad oggi, però, sulla questione, a quanto pare regnano indecisione e confusione. E di nuovi passi in avanti neanche l’ombra.
Ribadiamo che solo l’approdo a una libera professione per gli infermieri e per i professionisti ex Legge n. 43/2006, al pari di come avviene per i medici, senza vincoli temporali, può rappresentare la reale e concreta soluzione per supportare la febbricitante sanità privata. Ed è indispensabile per risanare quella sanità territoriale e ospedaliera che sono imperniate sulle competenze di tali operatori, su quell’assistenza al paziente, ai malati cronici, alle famiglie che solo loro possono e sanno portare avanti.
Ora aspettiamo un segnale di attenzione da parte della politica. Sulle scelte sbagliate si può tornare in ogni momento.
Redazione Nurse Times
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