Screening obbligatori nazionali per tutti i cittadini, già a partire dai 18 anni, per la valutazione del colesterolo e della pressione arteriosa, elettrocardiogramma una volta l’anno per gli over 65, aree pubbliche nelle città che incoraggino l’attività fisica come piste ciclabili e spazi in parchi pubblici, percorsi di cura chiari e omogenei, digitalizzazione per snellire la burocrazia, campagne educazionali per i cittadini dalle scuole ai luoghi di lavoro, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale. Sono alcuni dei capisaldi del Piano strategico nazionale per la salute del cuore, il primo mai realizzato in Italia.
Si tratta di un documento corposo e ambizioso, di 89 pagine, che si propone di fornire una visione d’insieme, come guida di riferimento per le istituzioni, sul modello dei piani per altre principali patologie croniche come il Piano oncologico nazionale.
A cura della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC), in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia (SIC) e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), e con il sostegno della Società Europea di Cardiologia, il documento si inquadra nell’ambito di una azione di promozione della salute del cuore in corso nella Ue.
In Europa le malattie cardiache restano la causa più comune di mortalità, con una prevalenza di 113 milioni di persone affette, oltre 12,7 milioni di nuovi casi e una spesa complessiva che tocca i 300 miliardi di euro, pari al 2 percento del Pil europeo.
“In questo scenario l’Italia si colloca a un livello di rischio cardiovascolare moderato, a differenza di Paesi ‘cugini’ a basso rischio come Francia e Spagna, che si traduce in un numero ancora allarmante di decessi che superano i 220mila l’anno, con una prevalenza più elevata della media europea, pari a 7mila casi ogni 100mila abitanti, e un impatto economico a carico del Ssn e del sistema previdenziale, equivalente a circa 20 miliardi di euro nel 2021, tra costi diretti e indiretti”, dichiara Ciro Indolfi, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia.
“Il peso di queste patologie aumenterà sempre di più in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione che caratterizza in particolar modo l’Italia – dichiara Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) –. Per cui, oggi, più che mai, è necessario e non più rinviabile lo sviluppo e l’attuazione di politiche concrete di promozione della salute del cuore, di gestione della cronicità e di programmi di prevenzione primaria e secondaria che tengano conto dei principali fattori di rischio cardiovascolare come colesterolo alto e ipertensione”.
Tema decisivo del documento, dunque, è quello della prevenzione. Secondo gli studi, il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti per malattie cardiovascolari sono potenzialmente evitabili, in quanto causati da fattori di rischio modificabili legati a comportamenti e stili di vita, come fumo, alimentazione scorretta, colesterolo alto e sedentarietà.
“Per questo nel Piano si punta a promuovere campagne di disincentivazione del fumo, di educazione alimentare e all’attività fisica, dalla scuola fino ai luoghi di lavoro – sottolinea Fabrizio Oliva, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) –. Nel documento si insiste molto anche sulla riduzione della sedentarietà, attraverso la riqualificazione di aree urbane dedicate a piste ciclabili e la promozione di spazi ricreativi in parchi pubblici che incoraggino l’attività fisica”.
“Ma oltre a questo, fondamentale è anche l’attività di screening al fine di intercettare precocemente i soggetti a rischio – puntualizza Perrone Filardi –. Nello specifico, tra gli obiettivi del Piano, quello di allargare a tutte le fasce di età, a partire dai 18 anni, screening obbligatori per la valutazione del colesterolo e dell’ipertensione arteriosa e dai 65 anni in su il controllo con elettrocardiogramma”.
Nel documento ampio spazio è dedicato anche alla cura, a partire dalla presa in carico dei pazienti, che purtroppo non ha gli stessi standard su tutto il territorio nazionale. “Per questo, il documento, si propone di agire anche sulle difformità regionali, al fine di ridurre le disuguaglianze e garantire equità nelle cure. Il piano dedica particolare attenzione anche alla necessità di implementazione della telemedicina e dell’intelligenza artificiale”, prosegue Oliva.
E aggiunge: “L’accesso all’innovazione tecnologica tra il 1990 e il 2020 ha permesso una riduzione del tasso di mortalità per queste patologie, ma il nostro Paese presenta ancora criticità rilevanti, basti pensare che il 60% dei pazienti candidabili, non ha accesso alla TAVI e a farmaci innovativi contro il colesterolo, come il Pcsk9, rappresentano solo lo 0,5% del consumo dei farmaci”.
“Il documento rende sempre più manifesta anche la necessità di rivedere il rapporto tra ospedale e territorio, di dotare il sistema di risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche, più adeguate ai bisogni di salute e i servizi socio-sanitari sempre più integrati e prossimi al cittadino: la continuità di cura tra i diversi setting assistenziali riveste quindi un ruolo cruciale”, spiega Indolfi.
E conclude: “Dovremo ripensare ai nostri processi diagnostici e terapeutici alla luce della grande e non ancora esplosa innovazione dell’Intelligenza artificiale. L’Italia, in analogia con quanto accade a livello europeo, è dunque chiamata ad agire per migliorare il livello di salute cardiovascolare della popolazione e ridurre il carico delle patologie cardiache, per la prima volta in Italia oggetto di un piano programmatico di settore”, conclude Indolfi.
Redazione Nurse Times
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