La delibera della Regione Puglia che consente alle Rsa di sostituire fino al 50% degli infermieri con Oss finisce davanti al Tar. Fials denuncia: “Provvedimento illegittimo, compromette la sicurezza assistenziale”.
La disputa sulle competenze nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) approda davanti al Tar di Bari, accendendo il dibattito in tutta Italia. La Fials Puglia ha infatti impugnato la delibera con cui, lo scorso settembre, la Regione Puglia ha autorizzato le strutture per anziani a sostituire fino al 50% degli infermieri dimissionari con operatori socio-sanitari (Oss).
Una decisione che, secondo il sindacato, «è illegittima e mina i requisiti minimi di accreditamento», aprendo scenari preoccupanti per la qualità dell’assistenza. L’argomento suscita ampia discussione anche tra gli Ordini professionali degli infermieri.
Il ricorso della Fials: “Sostituzioni vietate per legge”

Il ricorso Fials, presentato dal segretario regionale Massimo Mincuzzi con l’avvocato Antonio Chirulli, chiede la sospensione della delibera regionale. Tuttavia, la Seconda Sezione del Tar di Bari (presidente Palliggiano) ha respinto l’istanza cautelare, fissando la camera di consiglio per il 18 novembre.
«La Regione — denuncia Mincuzzi — ha autorizzato di fatto una fungibilità vietata per legge tra professioni non equivalenti. Gli Oss non possono sostituire gli infermieri perché non possiedono competenze cliniche e diagnostiche».
Il sindacato contesta anche l’aspetto economico: pur sostituendo personale qualificato con figure di supporto, la Regione non ha modificato il tariffario dei rimborsi garantiti alle Rsa, mantenendo inalterato il contributo economico per posto letto.
Infermieri e Oss: ruoli non equivalenti
Nel merito, la Fials ribadisce che la delibera “autorizza una pericolosa deriva assistenziale”. Gli infermieri sono responsabili della valutazione clinica, della somministrazione di terapie farmacologiche complesse e della gestione delle emergenze.
Gli Oss, invece, «sono figure di supporto con formazione regionale e funzioni limitate all’assistenza di base». L’eventuale sostituzione di un infermiere con un Oss comporterebbe, secondo il sindacato, una riduzione della sicurezza assistenziale e una disparità di trattamento tra ospiti di strutture pubbliche e private.
«La Regione — si legge nel ricorso — con questa misura supera la soglia minima di sicurezza prevista dai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) per la non autosufficienza».
La posizione della Regione e le motivazioni
Dalla Regione Puglia filtra la volontà di affrontare un problema reale: la grave carenza di infermieri nelle strutture private, spesso penalizzate da dimissioni e trasferimenti verso il settore pubblico o altre regioni.
La delibera nasce, dunque, come soluzione temporanea, per consentire alle Rsa di mantenere l’operatività in attesa di nuovi concorsi e stabilizzazioni. Ma il provvedimento ha scatenato la reazione compatta di sindacati e ordini professionali, che chiedono politiche strutturali e non deroghe.
Il nodo della qualità assistenziale
La questione, spiegano esperti di medicina geriatrica e management sanitario, va oltre il piano sindacale: si tratta di equilibrare carenze di personale e qualità delle cure.
Sostituire infermieri con figure di supporto senza un chiaro sistema di supervisione clinica rischia di compromettere:
- il monitoraggio continuo dei pazienti fragili;
- la tempestività nelle emergenze sanitarie;
- la corretta somministrazione delle terapie.
Le best practice internazionali suggeriscono che, in casi di carenza, la sostituzione temporanea vada accompagnata da formazione mirata, monitoraggio clinico continuo e verifica degli esiti assistenziali.
Il prossimo appuntamento sarà il 18 novembre, data in cui il Tar di Bari esaminerà il ricorso nel merito. L’esito potrà portare alla sospensione della delibera, alla sua modifica o alla conferma definitiva.
Redazione NurseTimes
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