Nel maggio del 2023 picchiò l’infermiere Bruno Bruschi, che lo stava medicando e che si ritrovò con cinque giorni di prognosi per un pugno alla spalla. Ma non si limitò alle botte: insultò il malcapitato sanitario, lanciandogli pure contro una scarpa e una bottiglia d’acqua. Una furia di cui, a distanza di due anni, non si è ancora capito il motivo, quella di un 70enne residente a Civitella (Arezzo), ora a processo perché si è rifiutato di scusarsi.
L’infermiere, infatti, era disposto a ritirare la querela, a patto che l’aggressore scrivesse una lettera di pubbliche scuse e gli riconoscesse un risarcimento del danno. Il 70enne, però, non ha voluto saperne. E così mercoledì mattina si è svolta la prima udienza predibattimentale. La prossima avrà luogo il 10 febbraio, quando saranno ascoltati come testimoni i volontari e i carabinieri intervenuti sul posto.
“Ho sporto denuncia perché quel che è successo non è imputabile a una patologia psicologica – ha spiegato l’infermiere al Resto del Carlino -. La querela è un atto anche simbolico, perché non si deve restare indifferenti verso la violenza, e quella verso i sanitari è sempre più sottaciuta. Paura? Certo, noi infermieri rischiamo tutti i giorni. Le minacce sono quotidiane e anche le aggressioni non sono rare. Più che altro, però, sono rimasto amareggiato: io ero lì per aiutarlo, perché mi ha colpito?”.
Redazione Nurse Times
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