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Premio “Mani che Pensano”: intervista a Gianluca Sartini

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Paola Salmé si aggiudica la sesta edizione del Premio “Mani che Pensano”, assegnato a professionisti del settore sanitario che si distinguono per il loro impegno e la loro dedizione. La sua testimonianza e il suo contributo nella sensibilizzazione sulla donazione degli organi è stata dirimente per il conferimento del prestigioso premio.

Oltre a Paola Salmè, sono stati premiati altri professionisti nelle diverse categorie del Premio “Mani che Pensano”. Di seguito l’elenco.

  • Innovazione e cambiamento: Simone Montechiaro
  • Risonanze e impatto mediatico: Gianluca Sartini
  • Sostenibilità e responsabilità sociale: Giulio Zella
  • Impatto sulla professione e sulla società: Marco Pappalardo
  • Leadership e orientamento professionale: Clara Occhiena

Gianluca Sartini, infermiere di Cesena, è stato uno dei candidati al Premio “Mani che Pensano”. Sui social si dedica alla divulgazione su salute e prevenzione. I suoi video, basati su fonti scientifiche accreditate, affrontano tematiche complesse e smentiscono falsi miti, evidenziando l’importanza della professione infermieristica in diversi ambiti. Nel 2023 completa un master in Wound Care.

Gianluca, come nasce il desiderio di diventare infermiere?
“Il mio desiderio di diventare infermiere è nato già in giovane età. Fin dalla nascita, infatti, convivo con la sindrome del QT lungo, una patologia cardiaca che mi ha portato a confrontarmi spesso con la realtà sanitaria, sia a causa di alcuni ricoveri sia per le numerose visite a cui mi sono dovuto sottoporre. In questi momenti difficili ho sempre trovato al mio fianco persone straordinarie: presenti, gentili, premurose… Erano proprio gli infermieri e le infermiere. È stato grazie a loro che è nata in me la passione per la cura delle persone, proprio come loro facevano con me. Questa visione si è poi rafforzata nel tempo, scolpendosi nella mia mente anche a seguito di eventi dolorosi come la perdita di mio nonno a causa di un cancro, o le difficoltà vissute durante l’adolescenza a causa del bullismo. Tutte queste esperienze mi hanno fatto capire che il mio posto era accanto a chi è in difficoltà, a chi soffre, a chi ha bisogno di aiuto. Così, una volta terminate le scuole superiori, non ho avuto dubbi: nel 2017 mi sono iscritto a Infermieristica e nel 2020 sono diventato infermiere”.

Un notevole gruppo di followers ti segue. Qual è il segreto di una divulgazione dedicata alla salute che appassiona così tanti giovani?
“Il segreto di una divulgazione sulla salute capace di coinvolgere così tante persone, secondo me, risiede nella semplicità. Purtroppo ancora oggi il linguaggio medico-scientifico è spesso percepito come complesso e difficile da comprendere per chi non appartiene al settore. Per questo la chiave sta nel saper modulare il linguaggio, rendendolo accessibile a tutti senza però banalizzarlo. Naturalmente è fondamentale avere una solida preparazione e conoscere bene le tematiche trattate, perché basta un attimo per commettere un errore. E un conto è sbagliare tra le mura della propria stanza, un altro è farlo di fronte a centinaia di migliaia di persone. Detto ciò, sono convinto che semplicità e leggerezza siano gli strumenti più potenti per veicolare un messaggio divulgativo in modo efficace. La mia regola, prima di pubblicare un video, è sempre la stessa: le mie parole devono poter essere comprese anche dal classico signor Mario di 99 anni”.

Che consiglio dai ai professionisti della salute che vogliono comunicare il mondo della salute?
“Un consiglio che darei ai professionisti che vogliono comunicare il mondo della salute è questo: buttatevi! Se sentite il desiderio di farlo, fatelo, senza lasciarvi bloccare dalla paura del giudizio dei colleghi. La divulgazione è un mondo straordinario, ricco di opportunità. Permette di aprire porte inaspettate, di far conoscere il proprio lavoro a un pubblico più ampio e di entrare in contatto con professionisti preparatissimi e competenti. Se pensate che possa essere la strada giusta per voi, non esitate: buttatevi!”.

Progetti futuri?
“Attualmente ho diversi progetti in cantiere. Sto completando un secondo master che si discosta un po’ dalla figura dell’infermiere, almeno per come viene tradizionalmente percepita. Si tratta di un master in sessuologia, che mi consentirà di ricoprire il ruolo di educatore sessuale e consulente sessuologo. Perché questa scelta? Perché credo che la sessualità sia un tema che meriti molto più spazio, soprattutto tra i giovani. È ancora considerata un tabù, quando invece dovrebbe essere affrontata con maggiore apertura e consapevolezza. In futuro mi piacerebbe supportare ragazzi, ragazze e genitori nell’affrontare queste tematiche, promuovendo un’educazione sessuale adeguata e consapevole, anche rispetto ai possibili rischi”.

Altro?
“Un altro obiettivo che mi sono posto è quello di portare la divulgazione anche al di fuori dei social. Si tratta sicuramente di un progetto ambizioso e complesso da realizzare, ma con il tempo e la giusta pianificazione credo possa diventare realtà. In questa direzione, assieme ad altri colleghi attivi sui social, stiamo organizzando il nostro primo evento formativo: COMUNICARE, che si terrà il 4 marzo a Firenze. Sarà un’opportunità per condividere conoscenze e nuove strategie sulla comunicazione in ambito sanitario. Inoltre voglio continuare a formarmi. Lo studio, soprattutto nelle materie che mi appassionano, è sempre stato un mio grande interesse. Sto valutando anche l’idea di intraprendere un nuovo corso di laurea per arricchire ulteriormente il mio bagaglio culturale, compatibilmente con i miei impegni lavorativi. E poi ho tanti altri progetti che mi piacerebbe realizzare, ma sono un po’ superstizioso… Quindi, per ora, li tengo ancora nel cassetto. Magari, a tempo debito, saranno pronti a vedere la luce”.

Anna Arnone

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