Un’altra ricerca suona l’ennesimo campanello d’allarme per chi dorme poco e per i lavoratori turnisti: riposare solo 5 ore causa danni al cuore. Soprattutto a chi lo fa di giorno.
In un periodo dove diversi studi scientifici stanno dimostrando come le alterazioni del ritmo circadiano e soprattutto i turni di lavoro notturni rappresentino inconfutabilmente uno stress importante per il cuore ed un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiache (VEDI articolo), ci sono colleghi infermieri che muoiono durante o dopo i turni di notte per arresti cardiaci improvvisi. Il caso più recente è quello del povero Marco, infermiere del 118 di Pisa (VEDI articolo), ma negli ultimi tempi ce ne sono stati altri come quello di Lucrezia (VEDI) e di Adriana (VEDI). Coincidenze? Casi isolati? O la professione di infermiere è veramente così ‘usurante’ per il muscolo cardiaco?
Una nuova ricerca condotta nello sleep lab dell’Università di Chicago e pubblicata sulla rivista ‘Hypertension’ a firma di Daniela Grimaldi della Northwestern university Feinberg School of Medicine, suona un altro preoccupante campanello d’allarme per chi dorme poco, in particolar modo per i lavoratori notturni: riposare solo cinque ore a notte altera i ritmi del battito cardiaco e gli effetti negativi sulla salute del cuore sono ancora peggiori se si dorme nelle ore sbagliate, ossia di giorno.
Lo studio ha interessato 27 adulti sani, che sono stati divisi in due gruppi e sono stati ‘obbligati’ per una settimana a dormire solo 5 ore ogni 24: un gruppo le ha però dormite di notte e l’altro di giorno. Nel frattempo i ricercatori hanno misurato ripetutamente una serie di ‘marker’ come la pressione sanguigna, il ritmo cardiaco, la variazione degli intervalli tra un battito e l’altro, i livelli dell’ormone dello stress norepinefrina nelle urine, ecc.
I risultati ottenuti sono stati interessanti: il ritmo cardiaco si è innalzato in tutti i volontari, mentre la pressione arteriosa è rimasta sostanzialmente stabile. Nei soggetti che hanno dormito di giorno, i livelli di norepinefrina sono risultati più elevati e la variabilità del battito cardiaco è scesa durante le ore di veglia. Tale diminuzione è spiegata dalla dott.ssa Grimaldi come “un’indicazione di rischio cardiovascolare”.
Ma l’aspetto più preoccupante è stato evidenziato durante la cosiddetta fase di sonno a ‘onde lente’, ovvero quando la pressione e la frequenza cardiaca si abbassano per permettere al cuore di ‘ricaricarsi’: nei soggetti di entrambi i gruppi, il ritmo cardiaco è invece aumentato non permettendo così l’instaurarsi di quelle alterazioni fisiologiche necessarie ad un vero recupero.
Consigli per chi, come gli infermieri turnisti, sono costretti a lavorare di notte? Grimaldi suggerisce di mangiar sano, fare attività fisica e dormire il più possibile per ridurre al minimo tutti gli altri fattori che possono contribuire al rischio cardiovascolare.
Sperando che tutto ciò basti a limitare… l’usura.
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