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Operatori socio-sanitari strumentisti in sala operatoria: le perplessità di Migep – Stati Generali Oss – SHC

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Di seguito la lettera che Angelo Minghetti (Federazione Migep), Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss) e Antonio Squarcella (SHC OSS) hanno scritto al ministro della Salute, all’assessore regionale della Sanità del Veneto, al Consiglio Regionale del Veneto, alla V Commissione, alle forze politiche e alla presidente Fnopi.

Egregi,
vogliamo entrare nel merito della recente iniziativa di un ospedale di Padova che ha avviato un corso interno per formare OSS come strumentisti in sala operatoria, con l’obiettivo di collaborare con l’infermiere. Il progetto solleva numerose preoccupazioni, poiché implica l’assegnazione agli OSS della sala operatoria di attività tecniche e sanitarie, ponendoli al centro del processo di cura del paziente. Si tratta di responsabilità rilevanti, affidate attraverso un percorso formativo di sole 200 ore, rivolto esclusivamente a volontari OSS, che lascia aperti seri interrogativi in termini di legittimità, efficacia e sicurezza.

In mancanza di una chiara normativa che definisca il profilo economico e giuridico dell’OSS, riteniamo che questa iniziativa rappresenti un ulteriore spostamento verso un ruolo indipendente dalla figura infermieristica. Un ruolo di responsabile che include la preparazione, la corretta gestione e la verifica iniziale e finale di dispositivi e materiali necessari in sala operatoria.

La Federazione MIGEP – Stati Generali OSS – SHC OSS desidera sottolineare che spingere la crescita della figura dell’OSS, inserendolo in un contesto flessibile e dinamico sia nel settore pubblico che privato, non può essere una soluzione sostenibile per sopperire alla carenza di personale infermieristico. Questo scenario si inserisce in un contesto segnato da carenze contrattuali e difficoltà strutturali. L’assistenza di base, compito originario dell’OSS, sta gradualmente evolvendo verso competenze di tipo infermieristico, con un aumento delle responsabilità non accompagnato da un riconoscimento adeguato né da una formazione obbligatoria prevista per legge.

Un percorso formativo di 200 ore, destinato agli OSS, presenta evidenti lacune rispetto alla complessità delle competenze richieste. Il modello formativo rischia di ridurre il numero di infermieri strumentisti, causando potenzialmente un impatto negativo sulla qualità delle cure e sulla sicurezza degli interventi.

È inaccettabile paragonare un corso di breve durata rivolto agli OSS ai percorsi universitari post-diploma e ai master specialistici richiesti agli infermieri per operare in sala operatoria. La discrepanza formativa e la mancanza di esperienza potrebbero aumentare i rischi di errore, mettendo a repentaglio la sicurezza del paziente e degli stessi operatori.

Tuttavia, la legge Gelli-Bianco (24/2017) sulla responsabilità professionale, non menziona esplicitamente gli OSS come soggetti obbligati a stipulare una polizza assicurativa per responsabilità civile e penale. Secondo quanto stabilito dall’art. 1 del DM 232 del 15 dicembre 2023, gli OSS, classificati come “operatori di interesse sanitario” di natura tecnica, non rientrano in tale definizione.

Gli OSS non possono essere trasformati in una soluzione universale per tamponare la carenza di infermieri, assumendo responsabilità di livello superiore senza alcun riconoscimento economico, giuridico o professionale. Ad oggi, la normativa vigente (legge n. 43 dell’1 febbraio 2006) definisce chiaramente i limiti della figura dell’OSS, che resta ancorata all’area tecnica.

Ci rivolgiamo a Lei, Egregio Ministro, se non si affronta la vera ragione della crisi di personale sanitario, a nulla serviranno nuove inutili “specializzazioni” per gli OSS. Invece di puntare semplicemente all’ottemperanza delle leggi,  compito  della  politica,  si  sta  rendendo  questa  professione  qualcosa  di  fumoso  e  complicato.

Non possiamo accettare di svendere la professione dell’OSS, caricandola di lavoro e responsabilità infermieristiche senza maggiore esperienza lavorativa, senza almeno il diploma di scuola secondaria superiore, senza solide basi culturali e senza riconoscimenti giuridico-economico.

Rivolgiamo quindi un appello alla FNOPI affinché si esprima con chiarezza e trasparenza riguardo all’introduzione dell’ipotetica figura dell’“OSS strumentista”, analizzandone le implicazioni. L’attribuzione di competenze da strumentista rappresenta un rischio per la sicurezza delle cure e un ulteriore svilimento della professionalità dell’OSS.

Rivolgiamo inoltre una richiesta di chiarimento urgente alla politica, al Consiglio regionale e all’assessore alla Salute: il progetto avviato dall’ospedale di Padova deve essere valutato con estrema attenzione. L’introduzione della figura dell’OSS strumentista non può violare diritti contrattuali e normative vigenti, in assenza di un adeguamento legislativo da parte di enti regolatori nazionali e regionali, compromettendo il benessere psicofisico dei lavoratori e la sicurezza dei pazienti.

Per tali ragioni chiediamo la sospensione immediata di questo progetto e l’apertura di un dialogo tra tutte le parti coinvolte, incluse le nostre federazioni, per identificare soluzioni sostenibili che rispettino la professionalità e la sicurezza degli operatori socio-sanitari.

Restiamo in attesa di un riscontro positivo, auspicando di evitare che tale iniziativa diventi oggetto di valutazioni giudiziarie per abuso di professione e violazione delle normative vigenti.

Redazione Nurse Times

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