L’Iss ha fornito un’articolata risposta al dibattuto quesito.
L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) spiega che i possibili effetti negativi sulla salute dell’olio di palma, ingrediente largamente impiegato nell’industria alimentare, sono legati alla rilevante presenza di acidi grassi saturi. Questi ultimi, se consumati in eccesso, sono responsabili di un aumento del rischio di alcune malattie, in particolare di quelle cardiovascolari.
Tuttavia nessun alimento o ingrediente è tossico di per sé: gli eventuali effetti negativi derivano dalla quantità consumata e dallo stile di vita di ciascun individuo. I grassi saturi, infatti, si aggiungono a quelli già assunti con gli alimenti di origine animale, come latte e derivati, uova e carne. Nelle persone con normali valori di colesterolo nel sangue, non in sovrappeso o obese, che consumino una dieta varia con quantità adeguate di acidi grassi vegetali polinsaturi, il consumo dell’olio di palma non è pertanto correlato all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre non c’è evidenza di una connessione tra il consumo di olio di palma e la comparsa del cancro nell’uomo.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (European Food Safety Autority, Efsa) ha valutato i rischi per la salute derivanti dalle sostanze che si formano negli oli vegetali raffinati ad alte temperature (circa 200° C), concentrando l’attenzione su quelle degli acidi grassi denominate glicidil esteri, che si formano nell’olio di palma durante i processi tecnologici.
Tali sostanze rappresentano un potenziale problema per la salute dei consumatori, ma i loro livelli in oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015, grazie a misure adottate volontariamente dai produttori. Ciò ha determinato una diminuzione importante della loro assunzione. A questo proposito l’Efsa ha diramato una serie di raccomandazioni affinché si conducano ulteriori ricerche per colmare le lacune nei dati e migliorare le conoscenze sulla tossicità.
Redazione Nurse Times
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