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Medici gettonisti, Anaao Assomed: “Bene la proposta di Schillaci, ma serve un decreto”

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“Magari si riuscisse a fare quanto proposto dal ministro della Salute, cioè usare i fondi con cui si pagano oggi i medici gettonisti per far rientrare questi nel Ssn con i concorsi. Purtroppo i medici gettonisti vengono pagati da Asl e ospedali con una quota parte del bilancio delle aziende chiamata ‘beni e servizi’, che oggi non è soggetta al tetto di spesa del personale sanitario. Diciamo che sono risorse più libere”. Così Pierino Di Silverio (foto), segretario nazionale del sindacato medico Anaao Assomed, commenta per AdnKronos la proposta del ministro Orazio Schillaci a margine degli Stati Generali della Prevenzione (Napoli, 16-17 giugno).

“Il tetto di spesa, formalmente, è stato tolto nell’ultima Finanziaria, ma potrà essere effettivo quando il ministero della Salute farà un decreto sui fabbisogni. Senza, io non posso sapere quanti medici servono in un reparto. L’ultimo decreto sui fabbisogni è stato fatto nel 1988. Quindi per la soluzione proposta da Schillaci serve un decreto ministeriale sui fabbisogni e velocizzare le procedure concorsuali, che di solito richiedono tre anni”.

Dal 30 luglio le Asl e gli ospedali non potranno più stipulare contratti con le cooperative di medici gettonisti. Saranno rispettati quelli in essere fino a scadenza, ma questo potrebbe aprire una carenza di organico che si sovrappone a quella per le ferie estive.

“La situazione è gravissima – conclude il presidente di Anaao Assomed -. Le ferie tanto agognate potrebbero comportare una riduzione di personale. Poi molti in ferie non ci vorranno andare perché saranno precettati e aumenteranno stress, bournout e dimissioni. La situazione critica che si vive negli ospedali porta i colleghi a pensare che non ne valga più la pena”.

Secondo Anaao-Assomed, la spesa per i gettonisti ha sfiorato il miliardo di euro nel 2023, e nel 2024 dovrebbe essere molto vicina. “Asl e ospedali, senza gettonisti, dovrebbero issare bandiera bianca – denunciava in una nota l’Anaa-Assomed -. Le strutture sono costrette ad affidarsi a sanitari che si sono licenziati da altri ospedali per darsi alla libera professione. Guadagnano fino al 30% in più rispetto ai dipendenti del Servizio sanitario nazionale e ottengono condizioni di vita e di lavoro migliori”.

Redazione Nurse Times

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