Leonardo è un bambino con gravissima disabilità che frequenta la prima elementare all’Istituto Comprensivo di Settimo Milanese. Nel suo primo anno di scuola, però, non ha mai potuto avere un infermiere che stesse in classe con lui e gli garantisse, quindi, la frequenza scolastica. In alcune occasioni è stato seguito in aula dall’infermiera che lo assiste a domicilio, quella alla quale lui e la sua famiglia hanno diritto per effetto della misura regionale B1, destinata proprio al sostegno delle persone con gravissima disabilità.
“Questa infermiera – spiega Federica Galavotti, madre di Leonardo – viene a casa nostra 20 ore al mese, noi le abbiamo chiesto di spendere una parte del monte ore per seguire Leonardo in classe e non a casa”. La sua presenza a scuola è stata comunque a singhiozzo, ci sono state settimane intere in cui Leonardo non ha potuto stare a scuola e ha dovuto fare lezione tra le mura domestiche.
La storia di Leonardo, comunque, si è evoluta in positivo. Da un mese a questa parte, infatti, il bambino non ha più necessità di un infermiere a scuola, perché intorno a lui ci sono più persone che sanno come intervenire e come assisterlo nel caso in cui abbia crisi respiratorie: le sue insegnanti e i suoi stessi compagni.
Cosa è successo, nel mezzo? In parte lo si è già svelato: è successo che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Settimo Milanese e alcune sue insegnanti hanno deciso di acquisire le competenze utili ad assistere Leonardo, qualora ce ne sia bisogno, e in questo modo stanno sopperendo alla mancanza di un infermiere.
“Avere Leonardo a scuola è bello – dice Cristina Re, la dirigente scolastica –. Lui è una grande risorsa per i suoi compagni, per gli insegnanti e per la sottoscritta. In questi mesi mi sono confrontata più volte con l’Ufficio Scolastico per capire come riuscire ad avere una figura professionale che potesse stare con lui in classe, ma senza risultati. Otto mie insegnanti hanno quindi scelto volontariamente di frequentare un corso organizzato dalla dottoressa Anna Mandelli all’ospedale Buzzi, in modo da imparare tutte le manovre necessarie ad assistere Leonardo e a consentirgli di stare in classe con i suoi compagni”.
A partire dalle manovre di disostruzione delle vie aeree e dalla gestione delle crisi respiratorie. “Grazie a questo corso e alla scelta delle mie insegnanti di frequentarlo – sottolinea Re – in classe, insieme a Leonardo, sono sempre presenti due docenti che sanno come intervenire in caso di necessità. Ma non solo: anche i suoi compagni di classe hanno voluto fare la loro parte. Quattro di loro hanno l’incarico di andare ad allertare il personale scolastico nel caso in cui ce ne sia bisogno, in modo che la scuola possa a sua volta chiamare sia il 112 sia la famiglia”.
Un protocollo probabilmente senza uguali, che può essere d’esempio. “Le difficoltà ci sono – ammette Re –, ma il diritto all’istruzione deve prevalere, e qui riusciamo a farlo prevalere grazie alla sensibilità delle insegnanti, che hanno fatto una scelta non semplice: assumere un ruolo non più solo didattico, ma che si avvicina al sanitario”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Giorno
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