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L’Università di Foggia e le diagnosi di rifacimento letto: come è possibile evolvere se questi sono i presupposti?

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L'Università di Foggia e le diagnosi di rifacimento letto: come è possibile evolvere se questi sono i presupposti? 4
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È davvero necessario rifare i letti per redigere una diagnosi infermieristica?

Secondo l’Università di Foggia si! Nelle slide che vengono regolarmente propinate agli studenti nel “LABORATORIO DIDATTICO I ANNO” A.A. 2014/2015, dalla docente Dott.ssa Patrizia Emiliani.

Nel corso di laurea pugliese appaiono parole forbite e terminologie che farebbero accapponare la pelle al più dotto dei professionisti intellettuali.

Tassonomia, dominio e altri paroloni che sembrano rendere davvero professionalizzante l’attività di rifacimento letti.

“Sulla base della diagnosi infermieristica secondo Gordon e della classificazione NANDA delle diagnosi infermieristica possiamo fare, due diagnosi infermieristiche sulla base dei dati raccolti dal nostro assistito”

A prescindere dal linguaggio sgrammaticato utilizzato dai docenti universitari il contenuto pare essere ancora più sconclusionato.

La diagnosi realizzata sarebbe quella di benessere fisico. Non occorre essere un luminare delle scienze infermieristiche per comprendere che il BENESSERE FISICO non possa essere un problema da diagnosticare.

Tralasciando i virtuosismi e supponendo che i docenti universitari avessero voluto scrivere qualcosa come “Rischio di alterazione del benessere fisico” oppure “Alterato stato di benessere fisico” appare davvero grottesco leggere che, pur non avendo stabilito nè obiettivi, nè interventi venga subito consigliato come “Procedimento” il rifacimento del letto libero.

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Qualora una persona assistita manifesti un’alterazione del proprio benessere fisico l’intervento prioritario sarebbe davvero quello di farlo alzare e rifargli il letto?

È davvero questo l’unico intervento che gli organizzatori del corso di Laurea in Infermieristica pugliese raccomandano ai propri studenti?

Proseguendo la disamina delle slide analizziamo la seconda diagnosi infermieristica:

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“Diagnosi di attività ed esercizio fisico”

Tralasciando di analizzare nuovamente l’insensatezza di tale dicitura e supponendo che i docenti si riferiscano ad una diagnosi di alterazione del bisogno di mobilizzazione, ci limiteremo ad esaminare solamente gli interventi suggeriti (ancora una volta definiti “procedimenti”).

Anche in questo caso il primo intervento suggerito sembra essere il rifacimento del letto seguito dalla rotazione delle posizioni del paziente. Nessun altro intervento è raccomandato.

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Ma il meglio deve ancora arrivare: scorrendo le slide giungiamo a quella relativa all’igiene degli ambienti di cura. Fortunatamente i docenti hanno evitato di realizzare una strampalata diagnosi infermieristica riguardante il miglioramento della qualità di vita del paziente anche per questa attività che, di fatto, viene insegnata agli studenti foggiani pur definendola un’attività non pertinente al profilo dell’infermiere.

Considerato che i limiti della nostra professione sono determinati dalla normativa e dalla formazione base e post base quanto tempo sarà ancora necessario affinché le amministrazioni ospedaliere decidano di risparmiare anche sulle ditte di pulizie aggrappandosi a percorsi formativi come questo?

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Occorre davvero abbandonare questa organizzazione strutturata come un vecchio corso regionale al quale è stata applicata la copertina di corso di laurea.

Le diatribe tra infermieri convinti che rifare i letti sia un momento fondamentale per valutare il paziente in maniera globale e i colleghi che vorrebbero abbandonare le mansioni domestico alberghiere sono all’ordine del giorno.

Il giro letti è fondamentale per la valutazione dei pazienti oppure l’infermiere potrebbe ritagliarsi un momento migliore per raccogliere dati lasciando tali attività al personale di supporto?

Simone Gussoni

Fonti: UniFg

Allegato

Slide sul rifacimento letti 

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