Proponiamo un contributo a cura del nostro collaboratore Cosimo Della Pietà e degli studenti Andrea Siviero e Mario Moscato.
Uno dei temi di fondamentale importanza, partendo dalle radici della professione infermieristica, è il fatto che ognuno di noi deve essere conscio su cosa comporti essere un infermiere professionale al giorno d’oggi. Molti sottovalutano la professione, partendo dal concetto che tanto la nostra figura si ridurrà semplicemente ad essere vista come una subalterna alla figura medica vera e propria; se poi l’ambito di applicazione di tale professione si estende al campo militare, dove si incorrerà ad operare talvolta in situazioni estreme, siamo certi che ognuno di noi saprà ben guardarsi prima di intraprendere un percorso tutt’altro che in discesa.
Esiste in noi una sorta di predisposizione che ci porta ad aiutare chiunque abbia bisogno, e non siamo certo noi a dirlo ma bensì la storia dei tempi, partendo dagli antichi Egizi, dove già vi era una sorta di prima assistenza infermieristica. Certamente l’idea era molto arcaica, ma questo dimostrava come l’essere umano sia portato a ad-sistere (“stare vicino”) al prossimo, idea che ha trovato massimo splendore ai tempi del Cristianesimo. L’assistenza infermieristica è “quel servizio reso alla persona e alla collettività, costituito dall’insieme delle prestazioni erogate con competenza specifica derivante dalla conoscenza della propria disciplina, nel rispetto delle norme etico professionali”.
Sottolineamo che essa è una scelta consapevole dettata dal senso di responsabilità della persona stessa, come allo stesso tempo lo è la scelta di diventare parte integrante del mondo militare: nessuna di queste condizioni ci viene imposta , ed è difficile capire come una persona rispetto ad un’altra possa avere in sé questa predisposizione innata. Le situazioni e le condizioni che andiamo ad affrontare aprono lo sguardo su un mondo che non tutti conoscono e di cui pochi hanno coscienza, mentre è proprio la consapevolezza della capacità e dell’impegno che fa da guida alla crescita della professione e serve da incentivo per comprendere come la volontà, l’abnegazione e la dedizione siano elementi costitutivi alla missione che ci siamo dati.
Camillo Borzacchiello
E’ uno degli infermieri militari più noti in Italia soprattutto per i suoi studi sulle malattie rare. Il 1° Maresciallo Supporto “Sanità” nasce a Sant’Antimo (NA) nel 1969 e dal 1991 è in servizio presso lo Stabilimento Chimico-Farmaceutico Militare di Firenze. Da sempre ha la passione per la scrittura e di recente ha dato alle stampe il volume “Il Cammino Storico dell’infermiere militare”. Nell’adempiere ai suoi compiti l’infermiere Militare esprime non solo la sua ampia competenza tecnica, ma fa trasparire anche il grado di civiltà raggiunti dalla Nazione la cui componente militare non è semplicemente espressione di forza armata organizzata, ma anche di manifestazione piena e sentita umanità.
“La ‘vocazione’ dell’infermiere nasce con l’uomo, nel momento in cui l’essere umano ha compreso la necessità di resistere accanto e assistere i suoi simili nel dolore e nel bisogno fisico legato alla salute. L’attività di cura nasce forse proprio sui campi di battaglia, quando era indispensabile soccorrere e assistere i feriti altrimenti destinati a morte certa e sicura e l’unica risorsa possibile erano le ‘mani’ di chi a loro si dedicava – aggiunge Mangiacavalli – percorrere il cammino storico dell’infermiere militare, quindi, è un po’ come guardare la nostra professione nella sua evoluzione parallela e altrettanto importante e indispensabile a quella classica a cui solitamente facciamo riferimento. E’ importante conoscere il passato perché grazie ad esso si più affrontare il futuro”.
I medici e gli infermieri del Policlinico Militare di Roma con le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, impiegati presso la struttura ospedaliera militare italiana dislocata a Misurata, hanno organizzato un ciclo di visite mediche multispecialistiche per la cura e la prevenzione sanitaria a favore dei bambini libici.
La “giornata di Aladino” è un’iniziativa dell’Italian Field Hospital di Misurata, che si è sviluppata nelle giornate del 2 e del 17 settembre, durante la quale il personale sanitario ha dedicato la sua attenzione ai bambini di tutte le età , per effettuare valutazioni specialistiche cardiologiche, dermatologiche, ortopediche ed otorinolaringoiatriche, coinvolgendo i piccoli pazienti anche in attivitàludico-didattiche, per imparare divertendosi. «Oltre cinquanta bambini hanno beneficiato di indagini strumentali – fa sapere la Difesa -, grazie ai quali i medici del Field Hospital italiano sono riusciti a diagnosticare patologie croniche mai trattate in precedenza, riscontrando il tangibile apprezzamento anche da parte dei genitori. All’interno dell’Ospedale da Campo italiano, la popolazione trova un supporto sanitario concreto e di alto livello, da sempre organizzato sulle base delle esigenze e delle reali necessità , per essere sempre più vicini al popolo libico».
Volendo fare un confronto con la figura infermieristica “civile”, si può dire che, pur esistendo status diversi, non esistono diversità nelle prestazioni professionali che essi sono chiamati a compiere. Tuttavia, proprio in virtù del particolare status, all’infermiere militare viene chiesto qualcosa in più: oltre a possedere gli stessi requisiti, gli stessi titoli e lo stesso iter formativo necessario per l’accesso al servizio sanitario Nazionale (D.lgs 66/2010 art.212 comma 1), deve infatti avere anche i requisiti psico-attitudinali previsti per l’idoneità al servizio militare nonché la specifica formazione militare prevista.
E’ altresì vero che la formazione di suddetti infermieri si differenzia a maggior ragione nel post laurea dove la rispettiva Forza Armata deve far svolgere dei corsi specifici in previsione di impieghi in teatri operativi, così come previsto dal D.lgs 66/2010 art.213. L’articolo in questione recita che ” in assenza del personale medico, al personale infermieristico militare specificatamente formato e addestrato è consentita l’effettuazione di manovre per il sostegno di base e avanzato delle funzioni vitali e della preospedalizzazione del traumatizzato”. In funzione degli obbiettivi assistenziali e della sua specifica formazione, si muove con versatilità in aree diverse, quale quella ospedaliera, quella territoriale e quella di mobilitazione, ove porta il suo qualificato contributo grazie a quella “mentalità logistica” che lo contraddistingue dal collega civile. Sulla veridicità di queste affermazioni, possiamo facilmente comprendere che molte delle nozioni trasmesse abbiano in qualche modo una base di fondo.
Florence Nightingale. La figura della sua persona, quasi mistica nell’ambito infermieristico, ebbe un ruolo centrale nello stabilire un nesso diretto tra il decadimento morale e quello fisico e su di esso fondò la sua riforma della figura infermieristica e dell’igiene ospedaliera. Durante la guerra di Crimea in cui gli Inglesi, i Francesi e i Turchi combatterono contro i Russi, il governo Britannico la nominò sovrintendente del corpo infermiere degli ospedali Inglesi riuniti in Turchia. Il suo coraggio e l’alto senso del dovere sono piena testimonianza di quanto l’importanza della professione andasse oltre il semplice assistere: ella dimostrò che l’alto tasso di mortalità tra i soldati era correlato all’inadeguatezza dell’assistenza.
La sua teoria di nursing è incentrata, infatti, sul concetto di ambiente, fattore principale nello sviluppo di malattie, all’interno del quale individuò cinque requisiti essenziali che un ambiente deve possedere per essere salubre: aria pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia, luce, con l’aggiunta di requisiti come silenzio, calore e dieta, non essenziali ma positivi. Sempre secondo la sua teoria, un ambiente negativo poteva provocare uno stress fisico e quindi influenzare la sfera emotiva del paziente, onde per cui per evitare che ciò possa accadere, la cosa migliore è avere un rapporto franco con il paziente in modo che non si creino distante con lo stesso. Entrare in empatia con una persona bisognosa di aiuto implica immedesimarsi nella medesima situazione del malato , portando a migliorare sé stessi, con la consapevolezza di allietare le sofferenze altrui.
Con la guerra l’opinione pubblica cambiò idea nei confronti dell’infermiere, considerandolo simbolo di forza, misericordia, padronanza di sé di fronte al dolore, altruismo e solidarietà. Oggi come allora, a questa posizione viene attribuito un particolare prestigio e livello tecnico-culturale, tant’è che a tal professionista viene chiesto di operare e di agire in un contesto che sempre più spesso richiede capacità di gestione e di controllo con l’obbiettivo di rispondere in modo sempre più efficace ed efficiente alla domanda di prestazioni sanitarie di qualità.
Il corpus sanitario infermieristico militare, nel rispetto delle nostre tradizioni che devono restare immutate poiché è in queste che attingiamo la vera forza di essere noi stessi nel lavoro e nella vita, può dare un notevole contributo al miglioramento della vita di tante persone. Ciascun infermiere militare ha in sé le risorse adeguate per conseguire traguardi di eccellenza personali ed istituzionali, anche nel contesto della sanità nazionale con la forza dei suoi ideali, con il quotidiano impegno e con il “senso dello Stato”che lo caratterizza, al servizio della collettività.
Il valore di una scelta non si può misurare, lo si può solo stimare. Il senso di questa affermazione è semplicemente uno: il tempo trascorso con una persona aiuta a migliorare noi stessi prima di tutto, aiuta a dare valore alla vita. La scelta di sacrificarsi per gli altri, è un punto fermo del modus vivendi militare, a maggior ragione dove un collega viene chiamato “fratello”in maniera gogliardica. Il bisogno di fare assistenza è per noi qualcosa di naturale, soddisfare coloro i quali richiedono il nostro intervento a protezione del bene più prezioso della persona stessa, quale la vita.
Virginia Henderson ci insegnava che “mentre è importante stabilire che esistono bisogni comuni a tutti, è altrettanto importante rendersi conto che tali bisogni vengono soddisfatti a seconda del modo diverso di concepire la vita, di cui ne esistono infinite varietà”. I bisogni fondamentali degli esseri umani individuati da Henderson sono costituiti da componenti biologiche, psicologiche, sociologiche e spirituali che sono impossibili da scindere fra loro: il compito dell’infermiere e dell’assistenza infermieristica conseguente è quello di aiutare ogni singolo assistito a raggiungere il livello di indipendenza più avanzato possibile in base al grado della sua patologia, in base alla sua età, alla sua cultura, alle sue abilità fisiche ed intellettuali, alla sua sfera emotivae motivazionale.
Altra nozione concettuale che la Henderson si è permessa di esprimere è ” dove il dubbio muore e la certezza prevale, lì è la vostra morte e di coloro che assistete”. Lungi da me mancare di rispetto ai colleghi civili, i quali sicuramente svolgono con dedizione e sacrificio il proprio dovere, ma è inevitabile pensare che l’infermiere militare racchiude in sé sia l’essenza del militare che quella dell’infermiere. La nostra è una grande famiglia che persegue con abnegazione e costanza il raggiungimento degli obbiettivi e la sincronia che si instaura tra colleghi fa si che possa crearsi un forte spirito di corpo , il quale difficilmente potrà portare ad una divisione. Perché noi siamo coloro i quali , oltre a sopportare e operare sulle sofferenze altrui, portiamo sulle spalle la sofferenza personale del vivere quotidiano: una vita lontana dalle nostre famiglie, dai nostri figli. Ricopriamo una carica che non si può permettere facilmente momenti di debolezza, dotati di una componente psicologica stoica.
Resta il fatto però, a parte il forte aspetto motivazionale e caratteriale della scelta, che la crescita sia degli infermieri civili sia militari, debba avvenire di pari passo. Entrare a far parte di una grande organizzazione, vivere esperienze di vita e di crescita professionale stimolanti, non basta poter pensare di essere “arrivati”. L’articolo 211 del C.O.M. afferma che “il personale sanitario esercente le professioni sanitarie, adempie agli obblighi di formazione continua previsti dal D.lgs 30 dicembre 1992 , n.502 e successive modificazioni”. Inoltre a tal proposito sono previsti eventi E.C.M , corsi di perfezionamento , percorsi post-base, FAD, master universitari. Per il futuro, si auspica una maggiore integrazione con il SSN e la possibilità di frequentare strutture ospedaliere territoriali durante l’orario di servizio per mantenere le competenze e l’efficienza operativa nel peculiare contesto. Insomma, maggior integrazione tra il mondo civile e militare con il solo scopo di cooperare a servizio della collettività, a servizio e tutela della persona.
Dott. Cosimo Della Pietà – Professore a contratto Studente Cdl Infermieristica
Andrea Siviero – Studente Cdl Infermieristica
Mario Moscato – Studente Cdl Infermieristica
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