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“Le due facce dell’oss: un mestiere, due destini”

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Mobilità Toscana, 2.000 infermieri e 1.000 oss chiedono trasferimento
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Riceviamo e pubblichiamo una nota a cura di Federazione Migep – Stati Generali Oss.

La sanità italiana è un sistema complesso e articolato, che richiede professionisti altamente qualificati e motivati. Tuttavia la figura dell’operatore socio-sanitario (oss) è spesso trascurata e non adeguatamente valorizzata. È necessario un cambiamento culturale e di mentalità che metta al centro le competenze e la professionalità dell’oss come parte integrante della sfida per il futuro del sistema sanitario e sociale, finalizzata a migliorare la qualità dei servizi e ad accrescere la motivazione e la soddisfazione degli operatori.

La mancata valorizzazione degli oss è una questione di giustizia sociale, sentita con forza da migliaia di lavoratori. Non possiamo più ignorare la profonda disparità che esiste tra gli operatori socio-sanitari impiegati nel sistema sanitario pubblico e quelli attivi nelle strutture private (come le Rsa) e nei servizi territoriali.

Riconoscere tale disparità significa affrontare un tema di equità e dignità. Gli oss rappresentano una figura fondamentale nel sistema assistenziale, eppure la loro esperienza varia radicalmente a seconda del contesto lavorativo. Chi lavora nel pubblico spesso si sente “usato” e non riconosciuto, nonostante la dedizione e l’impegno nel garantire salute e benessere ai cittadini. Chi opera nel privato o sul territorio si confronta con carenze di personale, risorse limitate e ritmi di lavoro serrati, che rendono difficile offrire un’assistenza personalizzata e di qualità.

In entrambi i contesti l’oss affronta gravi criticità legate alla formazione, all’aggiornamento professionale e al riconoscimento del proprio ruolo. Spesso, infatti, l’oss non è considerato un professionista a pieno titolo, ma viene visto come un semplice assistente o ausiliario. Questo riduce le possibilità di accedere a strumenti, risorse e supporti adeguati, ostacolando lo svolgimento del lavoro con la competenza che la professione richiede.

La doppia realtà vissuta dagli oss solleva interrogativi urgenti sul futuro della professione, che necessita di una risposta concreta e immediata. Come garantire a tutti gli operatori socio-sanitari, indipendentemente dal settore in cui operano, la possibilità di svolgere la propria attività con dignità e con il riconoscimento che meritano?

La risposta è chiara: serve una riforma del sistema sanitario che valorizzi realmente la figura dell’oss, riconoscendone la centralità. Occorre investire con decisione nella formazione e nell’aggiornamento continuo, ma anche nella tutela della salute fisica e psicologica degli operatori, troppo spesso esposti a rischi e carichi di lavoro insostenibili.

La disparità economica tra gli oss è un tema cruciale e nelle due facce si evidenzia la diversità, da una parte viene a trovarsi un trattamento economico più favorevole rispetto al privato. Tutto questo è la mancanza di un contratto nazionale unico per gli oss, garantendo un trattamento economico equo e giusto per tutti gli operatoris e creare opportunità di formazione e di carriera .

Per troppo tempo l’oss è stato considerato una figura marginale. Oggi è tempo di cambiare, di riconoscere il valore di questi professionisti e di garantire loro un ruolo strutturato e riconosciuto nel sistema sociosanitario. La sfida è politica, culturale e sociale. E riguarda tutti.

Come Federazione Migep – Stati Generali Oss, insieme al sindacato SHC, ribadiamo il nostro impegno per rappresentare con forza la voce degli operatori socio-sanitari. È nostro dovere sostenere il loro percorso di valorizzazione, promuoverne i diritti e l’integrazione all’interno del sistema sanitario e sociale. Insieme possiamo fare la differenza. La valorizzazione dell’oss è una battaglia di giustizia sociale e di equità.

Redazione Nurse Times

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