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L’alleanza tra infermiere e cittadini nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative

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L’alleanza tra Infermiere e cittadini nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative 26
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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e come riportato dal documento “Non communicable Diseases Progress Monitor 2017”, le malattie cronico-degenerative come le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche, sono la principale causa globale di morte e sono responsabili del 70% dei decessi in tutto il mondo

Sulla base di questo dato, è obbligatorio soffermarsi ad analizzare e ad individuare il movente responsabile, che secondo evidenze, ricerche e studi scientifici attuali è rappresentato da stili di vita non salutari.

Esiste, dunque, una correlazione tra la scelta di stili di vita inadeguati e una condizione di cronicità, disabilità e morte prematura che la Sanità sta provando a modificare, orientando lo scenario sociale collettivo, verso la promozione e il rispetto del proprio benessere psico-fisico.

La realizzazione di questo obiettivo, affronta come primo step, il ruolo della popolazione, la quale diviene sempre più e con maggiore consapevolezza parte attiva della Sanità e la protagonista della propria salute.

Si sta puntando, sempre di più, ad un nuovo modello assistenziale ed organizzativo, orientato alla presa in carico “proattiva” del singolo utente, attraverso la collaborazione e la fusione di diverse figure professionali nell’ambito sanitario, che valutano e si prendono cura del bisogno secondo una sfera ed un’ottica multidimensionale.

In questo contesto, assumono un elevato valore gli interventi, le iniziative e i programmi di promozione, da parte del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), utili ed indispensabili non solo per la prevenzione ma anche per la gestione di questa irrefrenabile epidemia mondiale.

Alla base di questo elaborato vi è lo studio e l’analisi di un problema sanitario sempre attuale e di forte impatto sociale: le patologie cronico-degenerative.

In particolare, si pone l’attenzione sulla loro prevenzione, gestione e sull’indiscussa figura dell’infermiere (care-manager), il quale in collaborazione con altri professionisti della salute, ha la doverosa missione di aiutare la popolazione ad acquisire conoscenze, a potenziare le proprie capacità e a sviluppare un’adeguata consapevolezza, necessari per affermare le proprie scelte, nell’ambito della propria sfera salutare.

A tal scopo, è stata condotta un’indagine, tramite la somministrazione di un questionario anonimo, ad un campioni di individui di sesso maschile e femminile, di età compresa tra i 25 e i 65 anni, presso le sale d’attesa dei presidi ospedalieri “SS. Annunziata” e “S. Giuseppe Moscati” di Taranto, nel periodo gennaio- marzo 2018. Le domande vertevano sull’adozione dei corretti stili di vita.

Nonostante il forte impatto sulla salute, alle malattie di maggiore interesse sociale (in particolare le malattie cardiovascolari, il diabete, il cancro e le malattie respiratorie croniche ostruttive) non viene riservata la giusta attenzione e considerazione. Il particolare interesse sociale di queste malattie deriva dal fatto che esse sono responsabili della maggior quota della mortalità generale, sono frequenti cause di invalidità permanente, richiedono cure prolungate e costose, con un peso economico rilevante per il Servizio sanitario nazionale.

PRESENTAZIONE E ANALISI DATI

Il campione d’indagine è costituito da 100 soggetti, intervistati mediante questionario anonimo.

Dall’analisi dell’oggetto d’indagine, sono emersi i seguenti dati:

AREA – DATI GENERALI

Per ciò che concerne il sesso (Grafico 1), al questionario hanno partecipato con leggera maggioranza i soggetti di sesso maschile (52%), rispetto a quello femminile (48%).

Grafico 1 – Sesso

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Prendendo in considerazione le fasce d’età (Grafico 2) degli utenti esaminati, è emerso che il 32% circa delle risposte appartiene ad individui tra i 25 e i 45 anni, mentre il 68% è rappresentato da soggetti con età superiore a 45 anni.

Grafico 2 – Fasce d’età

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Per ciò che riguarda il grado d’istruzione degli esaminati (Grafico 3), si è evinto che il 46% possiede il diploma di scuola superiore; coloro che hanno conferito il solo titolo elementare o la licenza media costituiscono il 35% mentre soltanto il 19% è rappresentato da laureati.

Grafico 3 – Titolo di studio

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Per l’ambito lavorativo (Grafico 4) la classe più rappresentativa è quella operaia, la quale costituisce il 37%, il 25% sono impiegati, il 22% sono disoccupati e pensionati e infine il 16% riguarda i liberi professionisti. Quindi, tra i soggetti presi in esame prevale il lavoro manuale, rispetto a quello intellettuale.

Grafico 4 – Professione

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AREA – ATTIVITA’ FISICA

Il tempo dedicato all’attività fisica e al movimento (Grafico 5) sembra essere limitato; infatti un quarto degli intervistati cammina meno di mezz’ora al giorno, la metà circa un’ora e soltanto il 25% svolge movimento per più di un’ora.

Grafico 5 – Ore di cammino giornaliero

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Purtroppo soltanto il 13% pratica attività fisica con regolarità; il 38% la pratica in maniera saltuaria ma il vero dato allarmante è che il 49% non la pratica affatto (Grafico 6). La regolarità settimanale con la quale viene praticata è constatabile ne (Grafico 7), che dimostra che solo l’8% la esegue giornalmente, il 27% solo nel fine settimana e 65% saltuariamente.

Grafico 6 – Attività fisica

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Grafico 7 – Frequenza settimanale di attività fisica

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Grafico 8 – Tipo di attività fisica

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Dai dati emersi dal campione (Grafico 8) si evince che l’attività fisica più praticata è la passeggiata (32 soggetti), a seguire la palestra (16), la corsa (15), la piscina e calcio/volley/basket (18) ed infine bicicletta e altre attività sono svolte da 14 soggetti.

AREA – ABITUDINI ALIMENTARI

Spostando l’attenzione sulla sfera alimentare (Grafico 9), l’intervista ha raccolto i seguenti dati: il 14% arriva a consumare persino 5 pasti giornalieri; il 31% ne consuma 4;  il 43% non supera i 3 pasti giornalieri; Inoltre altro dato significativo è che, coloro i quali commettono l’errore di saltare la prima colazione ammontano al 12% e consumano soltanto due pasti al giorno.

Grafico 9 – N° pasti giornalieri

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Un aspetto indicativo che sottolinea le abitudini alimentari dell’oggetto campione, è il consumo relativo alle classi/generi alimentari (Grafico 10).

I risultati richiamano l’attenzione principalmente sul cospicuo consumo di pasta, riso ma soprattutto pane; quindi conformi al regime mediterraneo. Per quanto riguarda la carne, viene consumata con più frequenza la carne rossa rispetto a quella bianca e a quella di maiale. Il pesce viene consumato meno di una volta a settimana dalla maggior parte (47/100), lo stesso vale per yogurt e latte, i quali vengono consumati qualche volta a settimana da circa 32 soggetti su 100.

Gli ortaggi, non vengono consumati a sufficienza, infatti quasi il 50% degli utenti ne consuma una porzione con una frequenza inferiore ad 1 volta settimana. Fortunatamente, sono incoraggianti i dati riguardo al consumo di frutta fresca rispetto a quella secca, infatti i risultati dimostrano che ben 30 persone su 100, la mangiano più volte al giorno.

Ed infine i dolci preferiti sono quelli “home-made”, rispetto a quelli industriali che invece sono consumati dalla maggioranza (39/100) con una frequenza ridotta.

Grafico 10 – Assunzione dei alimentari

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Grafico 11 – Uso del sale

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Gli esiti riguardo “l’uso del sale” (Grafico 11) non sono del tutto ottimali, in quanto il ben 30% dei consumatori non presta attenzione alla dose, la metà sostiene di aver ridimensionato, nel tempo, il suo uso e solo il 21% dichiara di averlo sempre adoperato nelle giuste quantità. Sono risultati scoraggianti in quanto il consumo di pasti eccessivamente salati, risulta per la salute, predisponendo a gravi patologie come l’ipertensione, malattie cardiovascolari e renali.

Riguardo l’impiego di grassi durante la cottura dei cibi, dalle abitudini degli intervistati si deduce che lo strutto è l’alimento meno utilizzato, seguito dal burro e dai grassi olii vegetali. Il protagonista in cucina, come d’aspettativa, l’olio d’oliva utilizzato non solo per la cottura (Grafico 12) ma soprattutto per il condimento “a crudo” delle pietanze (Grafico 13).

Grafico 12 – Cucchiai di grassi utilizzati nella cottura dei cibi

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Grafico 13 – Cucchiai di grassi utilizzati per il condimento delle pietanze

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In riferimento al grafico 14 si nota che l’acqua non viene consumata nelle giuste quantità, soltanto 16 persone ne consumano più di 2 l al giorno. Coloro che ne consumano tra 1 L e 1.5 L ammontano nella totalità a 47. Le bevande gassate vengono ingerite raramente da soli 28 soggetti. Altro dato significativo è l’ingente assunzione di bevande zuccherate.

Grafico 14 – Consumo giornaliero bevande non alcoliche.

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Nell’esaminare l’assunzione di alcool, è stato fatto un distinguo tra birra e vino durante e dopo i pasti. In entrambi i casi si consuma più vino che birra. In generale si rilevano dati allarmanti poiché l’assunzione di birra è pari a 3-5 bottiglie di birra nel 15% dei casi, mentre 1.5 L / 2 L di vino nel 34%. (Grafico 15 – 16)

Grafico 15 – Consumo di birra

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Grafico 16 – Consumo di vino

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Il consumo di superalcolici (es: liquori) risulta essere nella norma, infatti la maggior parte indica di non assumerne mai o raramente si concede un bicchiere. (Grafico 17)

Grafico 17 – Consumo superalcolici

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AREA- ABITUDINE AL FUMO

L’abitudine al fumo purtroppo è ancora diffusa (Grafico 18), infatti il 70% dichiara di fumare o di averlo fatto in precedenza, e di questi il 43% conferma di farlo attualmente. Mentre solo il 30% ha rilasciato di non aver mai avuto questa abitudine.

Grafico 18 – Abitudine al fumo

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La maggior parte (29%) di coloro che consumano tabacco hanno dichiarato di fumare al giorno da 16 a 20 sigarette, mentre solo il 14% ne fuma meno di 5 al dì. Dati che confermano quanto sia ancora fin troppo radicata l’abitudine al fumo. (Grafico 19)

Grafico 19 – N° sigarette al giorno

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Grafico 20 –  Ha mai cercato di smettere di fumare?

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Nonostante il vezzo alla sigaretta, più della metà degli intervistati ha dichiarato di aver cercato di smettere di fumare (Grafico 20), ma la maggioranza (30%) di questi afferma che ha resistito per meno di un anno, mentre solo il 9%  è riuscito ad astenersi per circa e non oltre i tre anni (Grafico 21)

Grafico 21 – Per quanto tempo?

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AREA – USO DI SOSTANZE PSICOTROPE

Grafico 22 – Uso di sostanze psicotropeL’alleanza tra Infermiere e cittadini nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative 22

 

Gli esiti rilevati per ciò che concerne l’assunzione di psicofarmaci, il grafico 22 dimostra che circa il 57% del totale intervistato ha ricorso al genere degli psicofarmaci e di questi il 23% in maniera occasionale, il 29% per circa tre settimane, il 5% per meno di 3 settimane.

La restante parte pari al 43% ha dichiarato di non averne mai assunto. Il consumo di stupefacenti (eroina, cocaina e sostanze allucinogene) appare fortunatamente limitato, mentre l’88% degli utenti, soprattutto con età < a 30 anni ha dichiarato di aver fatto almeno una volta nella vita uso di cannabis (Grafico 22).  In questo caso però, i dati potrebbero essere non fortemente attendibili per una personale tutela, in relazione al quesito posto.

Grafico 22 – Uso di stupefacenti

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AREA – STATO DI SALUTE

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Dal grafico sopracitato (23), si può ben immaginare lo scoraggiante risultato che riguarda la percentuale (52%) di individui affetti da patologie croniche, quali soprattutto: ipertensione arteriosa, seguita dal diabete (Grafico 24), che hanno come principali fattori predisponenti la sedentarietà e la scorretta alimentazione.

Grafico 24 – Tipo di malattia cronica

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Grafico 25 – Tematiche d’interesse

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Al termina, mediante l’ultimo quesito (Grafico 25), i partecipanti hanno potuto esprimere la loro volontà nel ricevere informazioni riguardo precise tematiche, nell’ordine:

  1. Alimentazione;
  2. Attività fisica;
  3. Sostanze psicotrope;
  4. Fumo;
  5. Alcool.

 RIEPILOGO E COMMENTO DATI

Attraverso l’analisi e l’elaborazione dei dati, si può denotare come le abitudini e le scelte adottate dalla popolazione siano, per la maggior parte, contrastanti con le linee guida redatte dall’OMS e con i consigli delle diverse campagne nazionali, le quali esortano ad eleggere stili di vita sani, finalizzati alla promozione della salute.

I campioni rappresentativi dell’oggetto d’indagine, con età compresa soprattutto tra i 40 e i 65 anni affermano di dedicare poca importanza e troppo poco tempo al movimento e all’esercizio fisico, il tutto associato ad un’alimentazione squilibrata basata sull’assunzione errata di alimenti, sia nella quantità che nella qualità, aumentando in questo modo, la predisposizione degli stessi a patologie importanti e intensificando gli effetti di patologie cronico-degenerative già instauratesi. Infatti dall’analisi dei risultati è emerso che le patologie croniche di cui sono già affetti gli utenti sono, in ordine decrescente: ipertensione arteriosa, diabete e problematiche oncologiche.

A tavola le carni bianche e gli ortaggi vengono sostituiti da cibi ad elevato contenuto calorico come pasta, pane e salumi; anche l’assunzione di acqua è sotto la corretta soglia minima (2 L/dì), senza tralasciare il considerevole piacere di accompagnare i pasti, con bevande zuccherate e  bevande alcoliche. Il dato incoraggiante è l’assunzione della frutta fresca, che sembra non essere oggetto di rinuncia da parte dei candidati.

Altro dato significativo è la sempre attuale e radicata abitudine del fumo, infatti nonostante le innumerevoli campagne nazionali pubblicitarie contro il fumo (es. “Campagna italiana contro il tabagismo 2018 “Chi non fuma sta una favola” a cura del Ministero della Salute”), il sondaggio sottolinea una buona percentuale di soggetti (complessivamente pari al 70%) che fuma o che ha fumato precedentemente, il 43 % conferma di continuare a farlo e solo il 30% ha dichiarato di non aver mai fumato.

Inaspettato è il dato relativo al ricorso di psicofarmaci, più della metà (57%) ha rilasciato di averne fatto uso e questo sottolinea la forte presenza tra la popolazione di patologie a carico del sistema nervoso, che può, in qualche modo, riflettere lo scenario di una società stressata, frenetica destinata sempre di più a fare i conti con ritmi di vita insostenibili.

L’ultimo quesito posto agli utenti riguardava la volontà di ricevere informazioni da un professionista su precise tematiche, al fine di correggere comportamenti di vita scorretti. La maggioranza si è dimostrata interessata soprattutto all’alimentazione e alle modalità/benefici di una corretta e regolare attività fisica.

In definitiva, dai dati emersi riteniamo sia di fondamentale importanza affrontare la situazione, mediante precisi e diretti interventi, finalizzati a sensibilizzare maggiormente i cittadini, mirando al miglioramento dello stato di benessere collettivo e alla drastica riduzione delle temibili ed infauste conseguenze salutari.

CONCLUSIONI

Questo studio ha cercato di rispondere alla domanda: “Quanta importanza e tempo dedichiamo alla nostra salute?”, in particolare si è cercato di capire se la società adotta degli stili di viti   sani, è stata condotta un’indagine attraverso l’utilizzo e la somministrazione di un questionario anonimo, redatto per esaminare la condotta di vita dei singoli utenti, riguardo diverse sfere (alimentazione, attività fisica, uso di sostanze psicotrope e dannose come il tabacco e l’alcol).

Questi questionari sono stati distribuiti a circa 100 persone, creando in questo modo un campione rappresentativo della fascia di età (25-65 anni) presa in esame.

Le risposte ai questionari hanno mostrato l’esistenza di un’alta percentuale della popolazione esaminata, che non presta attenzione per la propria salute, assumendo fattori comportamentali fortemente nocivi: alimentazione squilibrata e basata principalmente su alimenti grassi e iper-calorici, abitudine del fumo ancora così tanto radicata e un ricorso, abbastanza importante, alle sostanze psicotrope.

Questo risultato conferma un panorama salutistico ancora infermo e antiprogressista, nel quale c’è bisogno di figure istituzionali e sanitarie che sensibilizzino ulteriormente la società, per realizzare un obiettivo che sembra essere ancora utopistico, ma che in realtà dovrebbe essere il nostro primo obiettivo: la salute.

Il risultato ottenuto da tale lavoro di ricerca rispecchia il quadro sociale dei nostri giorni, nel quale la salute, nonostante sia ritenuta da tutti indispensabile per la crescita e lo sviluppo globale della società e sia considerata condizione basilare per il benessere del singolo individuo e delle popolazioni, non ha ancora una equa distribuzione nella comunità.

Le malattie cronico-degenerative a causa del loro grave impatto sociale ma anche economico, necessitano di ulteriori implementazioni di strategie internazionali e nazionali, con un approccio trasversale, multisettoriale ed innovativo rivolto prevenzione e alla cura.

Un valido strumento per modificare il copione di questo drammatico lungometraggio di cui siamo, da tempo, vittime e negligenti spettatori, è rappresentato da solidi e concreti interventi di promozione ed educazione sanitaria, dettati dal profilo di un importante quanto attuale documento di riferimento per lo sviluppo di politiche orientate alla salute: la Carta di Ottawa (1986).

È necessario intervenire, sensibilizzando e incentivando i cittadini a stili di vita sani, all’adesione a programmi di prevenzione primaria, ad esami preventivi ed anche alle tanto attualmente discusse vaccinazioni, che al contrario di quanto si può erroneamente pensare, sono presidi sanitari indispensabili nella lotta contro le patologie croniche.

Serve una vera e propria rivoluzione culturale, che abbia come obiettivi il benessere personale e collettivo e la riduzione della spesa sanitaria che viene alquanto assorbita per circa l’80% da questo triste scenario, che mette sempre più a dura prova tutte le nazioni, anche quelle più privilegiate.

Nel settore sanitario un interprete indispensabile per il potenziale raggiungimento di questo traguardo, è senz’altro l’infermiere, che in collaborazione con altri professionisti sanitari, grazie alle sue competenze e all’adozione di strategie di empowerment, self-management e di educazione sanitaria può risanare la qualità della vita, attraverso la promozione di stili di vita migliori, e salvaguardare una buona prospettiva di vita rivolta a tutte le fasce d’età, specie le più vulnerabili.

 

Cosimo Della Pietà Dottore Magistrale in scienze infermieristiche

Rossella Amoroso Infermiera

 

BIBLIOGRAFIA

  • Compendio di Medicina Interna (Ferrara, Camera, D’Agostino, Marotta, Mormile, Sofia, Tritto)
  • Vivere sani – Guida visuale per conoscere il nostro corpo e mantenerlo in salute (Giunti Editore)
  • Brunner Suddarth. Infermieristica medico-chirurgica vol.1 (di Janice L. Hinkle, Kerry H. Cheever)
  • Il manuale della salute per tutta la famiglia (Editore: Springer-Verlag Italia / Raffaello Cortina)
  • Igiene (Monduzzi editoriale)

SITOGRAFIA

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