Contrordine compagni: la presidente della Fnopi, Barbara Mangiacavalli ci ripensa e scrive, con un giorno di ritardo, quello che avrebbe dovuto gridare in diretta televisiva domenica mattina
“Gli infermieri italiani sono sottopagati oltre che sottodimensionati e da due anni in prima linea nella al covid”.

Aveva avuto l’occasione ghiotta per dirlo senza giri di parole la presidente della Fnopi, rappresentante istituzionale di 450mila infermieri italiani, nel corso della trasmissione “Mi manda Rai Tre” ed invece aveva preferito avvitarsi attorno al politichese (quasi si stesse allenando a ruoli futuri):
“Gli stipendi degli infermieri sono in linea con quelli della pubblica amministrazione ed è quest’ultima ad essere poco attrattiva”.
Insomma, la Mangiacavalli aveva detto tutto e niente, evitando di andare al cuore del problema e rispondere ad una domanda semplice: gli infermieri italiani sono sottopagati?
Se lo chiedete alle pietre vi risponderanno di sì, ma la presidente della Fnopi ha preferito cincischiare, almeno in diretta televisiva.
Qualcuno, però, tra i grandi elettori, deve averle fatto notare che, effettivamente, gli infermieri sono finiti nel dimenticatoio da parte della politica.
E così il giorno dopo ecco partorire, dal Comitato centrale della Fnopi, una lettera da inviare a tutti i parlamentari e agli ordini professionali.
Il titolo della missiva non lascia spazio ad interpretazioni: “Si sta calpestando la nostra dignità. La politica dia risposte agli infermieri”.
Ecco lo scatto d’orgoglio, a scoppio ritardato, dei vertici nazionali della Fnopi. Altro che stipendi allineati con il resto della pubblica amministrazione: gli infermieri sono il “motore, la spina dorsale, del sistema sanitario nazionale” si legge nel documento.
“Anche se siamo stati definiti eroi, angeli, mentre ci venivano dedicate piazze e statue, non siamo vincitori perché in questi due anni abbiamo dovuto mettere da parte la normale straordinarietà della nostra professione al fianco del cittadino; abbiamo dovuto lavorare in costante emergenza; ci siamo ammalati di più e peggio di ogni altra categoria; abbiamo rinunciato a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita.
Adesso stiamo perdendo l’ultima cosa che ci era rimasta: la speranza”.
Un vero e proprio atto d’accusa che la Mangiacavalli avrebbe potuto gridare in diretta televisiva, davanti a milioni di telespettatori.
Ed invece si è dovuto aspettare il giorno dopo per denunciare “una Sanità e una Politica che non è in grado di riconoscere percorsi di valorizzazione della professione infermieristica, con un adeguato ritorno economico e un sistema realmente meritocratico”.
Benvenuti nel mondo reale, verrebbe da dire. Ma tant’è: meglio tardi che mai.
Ecco allora la richiesta alla politica e la minaccia della Fnopi se nulla cambierà:
“Se questo Paese, se i suoi decisori politici vogliono invertire questa rotta, lo facciano adesso. La FNOPI non può ancora continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste. Perché nulla, oggi, è avvenuto rispetto a quanto richiesto e quanto dichiarato davanti alle telecamere. Così muore una professione. La FNOPI coagulerà una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni. Siamo pronti a far sì che 450mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto”.
Contrordine compagni: si scende dal carroccio e si sale sul carro degli infermieri italiani. Tutti.
Salvatore Petrarolo, direttore Nurse Times

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