Una sola, minuscola cicatrice e la sera stessa si può tornare a casa: con i sistemi robotici di ultima generazione la chirurgia del tumore alla prostata e al rene diventa sempre più soft e il recupero è rapidissimo. Si potrà intervenire con il nuovo robot “monobraccio” sui carcinomi prostatici in fase iniziale.
Al chirurgo-robot oggi basta un solo “accesso” per operare prostata e rene. Con il nuovo sistema robotico “monobraccio” non servono più le classiche quattro incisioni nella parete addominale per inserire i bracci robotici operatori, ma ne è sufficiente una sola, della grandezza massimo di una moneta. Così il recupero post-operatorio si accorcia al minimo indispensabile e in futuro i pazienti potranno tornare a casa dopo poche ore dall’intervento.
L’innovativo robot è da oggi disponibile all’Irccs di Candiolo (Torino), dove Francesco Porpiglia, professore ordinario di Urologia nel Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino (sede di Orbassano), coadiuvato dall’equipe dell’Urologia, ha appena operato i primi due pazienti con il nuovo metodo, che nel prossimo futuro consentirà di rendere l’intervento di rimozione di un tumore alla prostata una procedura rapida, da eseguire con un ricovero di 24-48 ore.
“Grazie a questa eccellenza dei robot-chirurgici, già oggi negli Stati Uniti oltre il 90% dei pazienti rientra a casa la sera stessa dell’operazione – dice Francesco Porpiglia -. Il nostro obiettivo sarà la dimissione dopo aver trascorso al massimo una o due notti in ospedale”.
Il nuovo robot da Vinci SP, acquisito con il contributo della Fondazione Piemontese per la ricerca sul Cancro ONLUS, rappresenta un sistema di ultimissima generazione, con un unico braccio robotico che offre la possibilità di eseguire interventi chirurgici complessi attraverso un unico accesso, sfruttando dove possibile orifizi naturali per raggiungere gli organi senza ledere la parete muscolare.
Il braccio del robot è equipaggiato con tre strumenti chirurgici evoluti che consentono una mobilità molto maggiore rispetto alla mano umana e con un endoscopio super-flessibile e orientabile per la miglior visione in alta definizione del campo operatorio, tutti controllati direttamente dal chirurgo.
“Lo strumento, una volta inserito, consente una grande capacità di manovra in spazi anatomici molto ristretti, anche se occorre abituarsi a operare in maniera differente rispetto al passato – spiega Porpiglia –. In questo modo l’intervento diventa ultra-preciso, ma anche mininvasivo grazie al singolo accesso di circa 3 cm. Per il paziente significa ridurre il trauma e l’infiammazione locali, diminuendo notevolmente il dolore post-operatorio e tagliando i tempi del recupero, con benefici che sono anche estetici e psicologici”.
Il robot è già utilizzato negli Stati Uniti, dove è stato introdotto nel 2018 e il suo impiego cresce del 38% annuo per ben 9mila interventi nel solo 2023. Da un paio di mesi ha ricevuto il marchio CE ed è appena stato introdotto in Germania e Regno Unito. In Italia, Candiolo è il quarto centro, unico in Piemonte, a dotarsi dell’innovativa tecnologia, la più avanzata piattaforma robotica a oggi disponibile.
“Non si tratta di uno strumento adatto a tutti i pazienti – aggiunge Porpiglia –. Le prime indicazioni per le quali trova una sua destinazione naturale si hanno proprio in chirurgia urologica, che negli Usa costituisce il 73% degli interventi, prevalentemente nel trattamento del tumore del rene e della prostata. In ambo i casi il sistema consente di passare al di fuori della cavità addominale con una minore invasività, ma senza ridurre la qualità chirurgica e diminuendo del 30% i tempi di degenza grazie a una rapida ripresa e una significativa riduzione del dolore post-operatorio”.
E ancora: “Dei circa 500 interventi di chirurgia robotica programmati a Candiolo nel 2024, oltre un centinaio potranno essere appannaggio del robot ‘monobraccio’. L’obiettivo dell’Irccs di Candiolo è quello di poter offrire a ciascun paziente una chirurgia sempre più precisa e personalizzata, senza compromettere l’efficacia oncologica e massimizzando i risultati funzionali e di rapida ripresa della vita quotidiana del paziente grazie al minimo impatto dell’intervento”.
Redazione Nurse Times
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