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Infermieri 118 Napoli senza stipendio da luglio: esplode il caso dei pagamenti ASL

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Protocolli infermieristici: "La cultura non si eredita, si conquista"
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Infermieri del 118 in provincia di Napoli segnalano la mancata corresponsione della mensilità di luglio; l’associazione convenzionata parla di pagamenti ASL bimestrali

Pubblicata sulla pagina Facebook dell’Associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate” la denuncia di una infermiera del servizio 118 operante in provincia di Napoli per non aver ricevuto lo stipendio relativo al mese di luglio. La questione — che riguarda retribuzioni, organizzazione delle convenzioni e regole di pagamento tra ASL e associazioni convenzionate — è già fonte di forte preoccupazione tra il personale, per l’impatto su mutui, bollette e spese correnti. In questo articolo cercheremo di ricostruisce i fatti, fornire il contesto normativo e indicare possibili azioni a tutela dei lavoratori.

Il caso: cosa è successo e la versione dell’associazione

Secondo la segnalazione raccolta, gli infermieri del 118 non hanno percepito la retribuzione relativa al mese di luglio. Alla richiesta di chiarimenti la direzione dell’associazione convenzionata avrebbe risposto che «probabilmente sarà sempre così, poiché l’ASL ci paga ogni due mesi». La dichiarazione mette in luce un problema pratico (mancati accrediti mensili) e una questione contrattuale più ampia (termine e frequenza dei flussi di cassa tra ASL e soggetto convenzionato).

Quadro normativo e tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione

La normativa nazionale stabilisce termini di pagamento per le fatture della Pubblica Amministrazione: in via generale il legislatore ha fissato termini molto più rapidi rispetto al passato, e iniziative recenti mostrano un miglioramento della tempestività dei pagamenti da parte della PA. Tuttavia, il comparto sanitario è storicamente soggetto a specificità organizzative e di liquidità che possono estendere i tempi fino a determinati limiti indicati dalla disciplina applicabile. I dati ufficiali sulla tempestività dei pagamenti e le linee guida nazionali sono pubblicati dagli organi di controllo economico-finanziario e dal Ministero dell’Economia.   

Per esempio, documenti amministrativi e informazioni pubblicate dalle singole ASL mostrano indicatori di tempestività dei pagamenti e procedure dedicate alla gestione delle fatture di fornitori e prestatori di servizi. Questo significa che, pur essendo previsto un termine ordinario per la liquidazione delle fatture, nella pratica possono sussistere ritardi legati a processi amministrativi e alla disponibilità di cassa dell’azienda sanitaria.   

Perché non è automatico che «l’ASL paghi ogni due mesi»

La formula «pagamenti ogni due mesi» va verificata: non è una regola legale generale che le ASL paghino esclusivamente con cadenza bimestrale. Alcune regole amministrative consentono termini più lunghi per specifiche tipologie di enti o contratti, e le modalità operative possono variare tra Regioni e singole aziende sanitarie. Per chiarezza e tutela, è quindi fondamentale ottenere dalla propria associazione o dall’ASL una comunicazione scritta che specifichi le tempistiche e la motivazione del ritardo.   

Impatto sul personale e rischi concreti

I ritardi nelle retribuzioni generano conseguenze immediate: difficoltà a far fronte a spese fisse (mutui, affitti, bollette), stress psicofisico, rischio di demotivazione e ricadute sul servizio di emergenza. In un settore dove la risposta tempestiva è essenziale per la salute dei cittadini, la continuità economica del personale è una leva di sicurezza organizzativa.

Cosa fare?

Per affrontare in modo efficace la situazione e ottenere risposte chiare — utili sia ai fini di un’indagine interna sia per gli aggiornamenti destinati alla stampa e alle istituzioni — è fondamentale che gli infermieri chiedano innanzitutto una comunicazione formale e documentata dall’associazione datrice di lavoro. Una lettera o una PEC che specifichi i motivi del ritardo, i riferimenti alle fatture inviate all’ASL e le tempistiche previste per il pagamento non è soltanto una tutela formale: diventa la prova centrale su cui basare eventuali richieste sindacali, segnalazioni agli enti di controllo e futuri contenziosi. Nei primi paragrafi di qualsiasi comunicazione pubblica o notizia è utile segnalare chiaramente l’esistenza di tale documentazione per dare peso e credibilità alla cronaca.

Parallelamente, è opportuno richiedere all’associazione copia delle comunicazioni effettivamente inviate all’ASL — ordini di liquidazione, richieste di anticipo o altra corrispondenza amministrativa — perché questi documenti chiariscono se il problema è di natura contabile, di flusso di cassa o procedurale. Coinvolgere tempestivamente le rappresentanze sindacali permette inoltre di trasformare un caso individuale in una tutela collettiva: i sindacati possono attivare procedure di mediazione, inviare diffide formali e sollecitare l’intervento degli organi competenti, rafforzando la visibilità mediatica e la pressione istituzionale sull’ASL e sull’associazione.

Se i ritardi persistono, valutare una consulenza di un consulente del lavoro o legale diventa una scelta prudente. Un professionista può spiegare i diritti contrattuali, i tempi e le modalità per eventuali azioni legali o per segnalazioni all’Ispettorato del Lavoro, senza sovraesporsi a iniziative inefficaci. Infine, conservare con cura tutta la documentazione — comunicazioni, buste paga pregresse, turni e registri di servizio — è essenziale: oltre a costituire prova in sede giudiziaria, consente di aggiornare correttamente l’opinione pubblica e gli organi di controllo, trasformando la cronaca in un dossier solido per successive fasi dell’indagine e per futuri aggiornamenti sulla vicenda.

Redazione NurseTimes

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