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Giornata nazionale dell’operatore socio-sanitario: l’ostacolo a doppia faccia che blocca il futuro degli oss

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La federazione Migep Oss - Shc Oss scrive a Giulia Grillo
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Domani 29 maggio, sarà la giornata nazionale dell’Operatore Socio Sanitario, vogliamo fare una profonda riflessione sull’ostacolo che a nostro avviso blocca la progressione e l’evoluzione della nostra figura dopo più di vent’anni dalla sua istituzione. L’ostacolo ha un doppio aspetto: politico e culturale, due facce della stessa medaglia.

La contraddizione politica

Nonostante da anni le istituzioni proclamino l’OSS una figura “essenziale” per il Servizio Sanitario Nazionale – e nei fatti lo siamo – il nostro ruolo continua a essere sminuito, incatenato a un profilo tecnico nato vent’anni fa, ormai inadeguato. Operiamo ogni giorno nei contesti più delicati: ospedali, RSA, servizi domiciliari, dipartimenti di salute mentale. In un Paese in rapido invecchiamento (gli over 65 sono il 24,3% della popolazione nel 2024, e saliranno al 24,7% nel 2025 secondo l’ISTAT), il nostro contributo è imprescindibile. Eppure, questo non basta per ottenere ciò che dovrebbe essere scontato: il riconoscimento giuridico come professione socio-sanitaria.

Il paradosso è evidente: siamo considerati fondamentali, ma trattati come subordinati. L’introduzione recente della figura dell’Assistente Infermiere è l’emblema di questa ambiguità. Una figura ibrida, confusa, che rischia di danneggiare l’identità non solo dell’OSS ma anche dell’infermiere, generando sovrapposizioni pericolose, anche sul piano giuridico e assicurativo. Entrambi, infatti, sono definiti dalla legge 43/2006 come operatori tecnici di interesse sanitario, non come professionisti sanitari.

Questo è il nodo irrisolto, il “peccato originale” che blocca ogni vera riforma. Lo ha confermato anche la sentenza del TAR del Lazio del 10 dicembre 2020, che ha rigettato il ricorso del MiGEP per il riconoscimento giuridico dell’OSS come professione sanitaria.

Questa incertezza normativa:
  • Impedisce una formazione chiara e completa,
  • Limita l’accesso all’area socio-sanitaria prevista dalla legge 3/2018,
  • Esclude l’OSS dalla copertura assicurativa per colpa grave prevista dalla legge 24/2017,
  • Taglia fuori gli OSS da ogni possibilità di evoluzione ordinistica e contrattuale.

Nel frattempo, nella bozza del profilo dell’Assistente Infermiere compaiono attività di natura squisitamente infermieristica – gestione del sondino, nutrizione enterale, aspirazione delle secrezioni – che rischiano solo di aumentare carichi di lavoro e responsabilità senza tutele adeguate.

Anche la recente Legge di Bilancio 2024, che ha giustamente previsto agevolazioni fiscali sugli straordinari per gli infermieri, ha dimenticato gli OSS. Eppure, condividiamo gli stessi turni, la stessa fatica, gli stessi rischi, soprattutto nei reparti critici e nei servizi H24. Le altre professioni sanitarie hanno protestato. Gli OSS, ancora una volta, sono rimasti in silenzio, relegati in un limbo professionale che li penalizza e li esclude.

Il muro culturale

L’altra faccia dell’ostacolo è culturale. Manca, all’interno della categoria, una vera coscienza collettiva. Troppi OSS si percepiscono ancora come semplici “ausiliari”, nel senso letterale del termine: figure d’appoggio, chiamate solo a supportare, mai a decidere, mai a rivendicare.

Il risultato è che, anche quando emergono ingiustizie, discriminazioni o nuove minacce al nostro ruolo, molti restano passivi. Si lamentano nei corridoi, ma non partecipano. Attendono che “qualcun altro” combatta le loro battaglie. E così, il fatalismo prende il posto della mobilitazione. Ma questa mentalità ci condanna all’immobilismo e allo sfruttamento.

L’ultimo incontro ARAN sul rinnovo del contratto collettivo, dove la figura dell’Assistente Infermiere è stata inserita quasi di soppiatto, ne è la prova lampante. Non possiamo più accettare soluzioni ambigue calate dall’alto. Non possiamo più essere spettatori silenziosi del nostro futuro.

Il 29 maggio: la Giornata dell’OSS diventi un punto di svolta

È arrivato il momento di dire basta.

Il 29 maggio, in occasione della Giornata Nazionale dell’Operatore Socio-Sanitario, invitiamo tutti gli OSS d’Italia a unirsi sotto la bandiera degli Stati Generali dell’OSS e del Registro Nazionale per unire la nostra voce e chiedere con forza, al Ministro della Salute Orazio Schillaci, il riconoscimento giuridico dell’OSS come professione socio-sanitaria.

Serve un segnale forte, chiaro, determinato. Serve la presenza di tutti. Solo così potremo costruire insieme il nostro futuro. Non possiamo più aspettare.

Il 29 maggio non sia solo una celebrazione, ma l’inizio di una vera rivoluzione per la nostra professione.

Federazione Migep – Angelo Minghetti
Stati Generali dell’Oss – Gennaro Sorrentino

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1 Commento

  • Il nostro lavoro di oss oltre a quello che è stato detto giustamente sopra dovrebbe passare anche usurante e non solo gravoso io lavoro in un rsa e vi assicuro che quando esco sono talmente stanca sia a livello psicologico che fisico perché ogni paziente ha i suoi bisogni diversi l’uno all’altro putroppo sono malati e noi oss siamo quelli che stiamo più a contatto con loro x ogni esigenza ci vuole tanta calma e intelligenza x capire i bisogni e pazienza

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