In una situazione al limite della sostenibilità per la carenza di infermieri, che mina profondamente il diritto dei cittadini alla salute, una situazione in cui, senza ritegno alcuno, si scaricano sulle spalle degli infermieri i problemi causati delle carenze politiche e programmatiche governative, cosa si sta invece facendo?
Siamo davanti a un rinnovo contrattuale già atteso da due anni e che prevede un finanziamento talmente esiguo che alla fine si risolverà con aumenti davvero irrisori, nemmeno capaci di coprire l’inflazione. Per non parlare dell’intera questione infermieristica, che giace nel limbo dell’indifferenza da almeno trent’anni, con un’inevitabile fuga di massa dalla professione, che rende già ora ingestibile il sistema salute.
Aggiungiamo che, proprio per questo, i nostri giovani non scelgono più, per ovvi motivi, la professione infermieristica. Infine, e non per ultimo, il problema dell’elevata età media dei professionisti in servizio, che nel breve termine non potrà non acuire il drammatico problema, con l’uscita, prevista e prevedibile, dal sistema di migliaia di colleghi per pensionamento.
E’ un quadro preoccupante e tenebroso, a cui i nostri decisori politici non sono in grado di dare soluzioni, se non correre all’estero per importare infermieri stranieri. Ciò è ridicolo e offensivo per i nostrio professionisti.
Certo, sarà necessario nel breve ricorrerre agli infermieri stranieri, perchè in Italia non ce ne sono nemmeno per coprire quelli che stanno andando in pensione, figuriamoci per il resto. Non possiamo discutere sulla formazione di questi colleghi, perchè nei Paesi di origine la preparazione universitaria è di alto livello.
Tuttavia questa soluzione crea problemi come la barriera linguistica o l’equiparazione dei titoli e la loro iscrizione agli ordini professionali. Cose, queste, di non poco conto sia per questi professionisti che per il sistema stesso. Inoltre non si capisce come si potrà evitare che, una volta arrivati, questi colleghi restino in Italia con una situazione così degradata e così sottopagata al limite di un vero e proprio sfruttamento.
C’è poi un problema di etica politica: depredare i Paesi del terzo mondo di professionisti, in una sorta di neocolonialismo infermieristico. Ciò, ovviamente, non può non creare problemi di staffing nei Paesi di origine, spostando così il problema in Paesi già svantaggiati di loro. La soluzione che ci stanno proponendo non è affatto una soluzione, ma solo un blando palliativo.
In questo quadro appare fin troppo scontata la necessità di trovare una soluzione accettabile alla questione infermieristica. L’occasione del rinnovo contrattuale potrebbe essere almeno un segnale positivo, ma quanto proposto è tutto tranne che questo. Aggiungiamo che anche il precedente contratto è ad oggi tutt’altro che applicato, perchè non sono stati finanziati gli incarichi di funzione, sbandierati come conquista e resi vani dall’indolenza delle Regioni.
Mettendo insieme i pezzi del puzzle, non può sfuggire la latitanza del sistema politico, che continua a ignorare la questione infermieristica, e anzi, con le sue politiche capestro, non fa che aggravarla. C’è urgenza di attuare politiche a breve e medio/lungo termine. A iniziare dall’applicazione del vecchio contratto e da un sostanziale aumento degli stipendi con il nuovo nell’immediato.
C’è bisogno di rivedere l’intero percorso formativo. Prevedere ad esempio un liceo dell’assistenza, al cui termine gli studenti siano utilizzabili come personale di supporto (oss). Personale, anche questo, di cui c’è grave carenza, che influisce negativamente sulla qualità dell’assistenza e carica sulle spalle dei già pochi infermieri mansioni non proprie.
Serve poi un percorso universitario più consistente e meglio articolato, che aumenti la qualità della formazione dei professionisti. Anche la retribuzione dei tirocini nel percorso di laurea sarebbe utile a incentivare i giovani nella scelta della professione.
Iniziare a utilizzare modelli organizzativi moderni e professionalizzanti sarà utile a non far fuggire gli infermieri, e al contempo a offrire un assistenza infermieristica di qualità. Si aumenterebbe in questo modo la soddisfazione dei cittadini e dei professionisti, che sembra anche una strada efficace per arginare l’odioso problema delle aggressioni ai professionisti.
Serve una campagna di assunzioni e di mobilità, eliminando ogni forma di precarietà e di sfruttamento. E poi prevedere anche un indennizzo per i setting in cui si lavora sotto organico. E ancora, un contratto autonomo e autonomamente finanziato fuori dal comparto. Tutti questi dovranno essere obiettivi irrinunciabili e a medio termine.
Le soluzioni sono a portata di mano. Serve con urgenza un cambio di rotta politico e di visione. Perchè altrimenti il sistema salute collasserà inevitabilmente nel brevissimo termine. C’è urgenza di agire, a iniziare dal nuovo contratto, in cui possono essere inseriti alcuni segnali importanti di interesse per la questione infermieristica. Gli infermieri e i cittadini meritano di più, e il consenso elettorale dipenderà anche da questo “di più”.
Angelo De Angelis
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