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Cpap in ambito pre-ospedaliero ed edema polmonare acuto

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Cpap in ambito pre-ospedaliero ed edema polmonare acuto
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Una ricerca ha dimostrato che un trattamento precoce migliora le condizioni cliniche del paziente, abbattendo il tasso di intubazioni endotracheali e di mortalità.

L’edema polmonare acuto rappresenta un’emergenza sanitaria non differibile che richiede intervento immediato e tempestivo da parte dei soccorritori sanitari e la sua prognosi potrebbe rivelarsi infausta se non trattata precocemente, adeguatamente e secondo criteri di evidenzia scientifica. Può avere cause cardiogene e non cardiogene e le strategie di approccio variano a seconda della clinica, della gravità, della tolleranza del trattamento dal parte del paziente.

Un esempio di intervento è l’utilizzo di una pressione positiva continua di aria, metodica, chiamata anche CPAP (Continous Positive Airway Pressure), che appartiene alla famiglia NIV (Ventilazione Non Invasiva) al pari delle ventilazioni BiLevel (EPAP ed IPAP). Essa trova diversi usi in diversi pazienti affetti da malattie respiratorie che possono determinare ipossia fatale, come ad esempio le broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO) o le apnee notturne nel sonno (OSA).

Il meccanismo della CPAP è molto semplice e il suo circuito di funzionamento è equipaggiato o da una maschera che copre naso e bocca (oronasale) o da una maschera che copre solo il naso (nasale). In entrambi i casi le maschere vengono fissate a un lungo tubo di plastica flessibile, che viene connesso a una macchina il cui compito è quello di insufflare aria. In caso di edema polmonare acuto cardiogeno si preferisce l’utilizzo della variante oro-nasale.

Il quadro sindromico che si instaura in caso di EPA (edema polmonare acuto) vede prevalentemente associarsi un quadro di insufficienza respiratoria, che può essere trattata in modalità non farmacologica e con criteri di efficacia documentati. A tal proposito, per avvalorare la qualità terapeutica della metodica in oggetto, è stata eseguita una ricerca su PubMed e Cinhail, ricercando tutti gli studi osservazionali e sperimentali di una decade, ossia da gennaio 2006 a gennaio 2016.

È stata analizzata l’efficacia della CPAP al di fuori di ambienti ospedalieri, valutando il suo impiego in ambito pre-ospedaliero. I risultati sono stati incoraggianti in quanto l’utilizzo precoce migliora le condizioni cliniche del paziente in insufficienza respiratoria acuta edema polmonare-mediata, abbattendo drasticamente il tasso di intubazioni endotracheali e di mortalità. Gli out-come osservati, essendo caratterizzati da ampio successo nella scelta della metodica, suggeriscono che tale impiego migliorerebbe i parametri vitali dell’assistito. Inoltre la sua applicazione è facilmente fruibile da personale sanitario adeguatamente formato.

Gli effetti collaterali sono minimizzati in quanto la CPAP previene il collasso degli alveoli polmonari al termine della fase espiratoria, riduce il pre-carico e il post-carico cardiaco ed evita l’utilizzo di device come cannule tracheostomiche o tubi endotracheali, che richiedono parecchie formazione ed esperienza.

Michele Calabrese

Fonte:
Non-invasive positive pressure ventilation (CPAP or bilevel NPPV) for cardiogenic pulmonary edema (Review) 2009 The Cochrane Collaboration.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed

 

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