Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un’infermiera che critica l’art. 31 comma 2 del nuovo contratto.
Caro ministro Madia e cari sindacati firmatari,
nel nuovo contratto, all’art. 31 comma 2 mi viene imposto di fare straordinario, eccetto per gravi motivi personali e familiari. Scusate, ma IO LAVORO PER VIVERE, NON VIVO PER LAVORARE!
Forse avete dimenticato di fare un allegato che comprenda questi motivi per i quali possiamo astenerci. Ne avrei uno da proporre: dovrebbero essere “abbastanza importanti” e, se non rispettati, suscettibili di reato da parte Vostra per lesione di libertà personale. Dovrei, proprio oggi:
Giocare con i miei figli, fare con loro tutto quello che una mamma può fare con i suoi bambini/ragazzi.
Dedicare del tempo a mio marito; è un po’ che non trascorriamo qualche ora insieme. La vita di coppia è fondamentale per la coppia stessa e per la famiglia.
Dedicare del tempo a me stessa (trucco, parrucco, relax, non vorrei ritrovarmi come una vecchia bacucca fra un po’ di anni, ne ho solo 38).
Finire di leggere quel libro che mi appassiona, dedicarmi ai miei hobby (ballo, canto, pittura, sport…); ne ho bisogno per staccare e scaricare lo stress. Un professionista, se meno stressato, affronta anche il lavoro in modo più sereno, oltre che la vita stessa.
Trascorrere del tempo con la mia famiglia, devo dedicarmi anche ai miei genitori che vivono distanti da me (per lavorare mi sono dovuta spostare da casa di 1.000 km).
Fare quella gita fuori porta tanto promessa in famiglia, per stare finalmente qualche momento insieme; lavorando, è un po’ dura conciliare il tempo famiglia-lavoro.
Uscire a cena con amici che non vedo da tempo; le relazioni sociali sono fondamentali nella vita di una persona.
Sbrigare tutte quelle faccende che rimando; non posso permettermi camerieri, maggiordomi. Quando timbro l’uscita inizio un secondo lavoro, quello di casalinga non disperata, un lavoro del quale vado altrettanto fiera perché mi permette di dedicarmi anche in alcune piccolezze ai miei amori (marito e figlie).
… E ne avrei altri milioni, di motivi gravi, personali e familiari, da inserire nell’elenco. Motivi che, oltre a sfuggirvi, nella vostra, di vita, forse non contano, altrimenti non vi sareste mai sognati di inserire al comma 2 dell’articolo 31 un’assurdità del genere: “Il lavoratore, salvo giustificati motivi di impedimento per esigenze personali e familiari, è tenuto a effettuare il lavoro straordinario”.
Ma chi siete voi per impormi di rinunciare a quello che ho di più importante, la mia famiglia?!
La continuità assistenziale si garantisce, a mio parere, con professionisti in benessere fisico e psichico, costruendo un ambiente favorevole in cui svolgere il proprio lavoro e assumendo personale, e non “sequestrando” la gente e rendendola schiava del lavoro.
Se proprio doveste aver bisogno di un attimo del mio tempo per garantire la continuità assistenziale, vi chiedo di rettificare il punto sul lavoro straordinario, e aggiungere: “Si richiede, per cortesia e se possibile (in punta di piedi, dovreste chiedercelo), disponibilità del proprio tempo, che sarà ben pagato (perché è tempo prezioso), per garantire la continuità assistenziale. GRAZIE.”.
Mi sa, “caro” ministro e banda bassotti, che nello scrivere e sottoscrivere, andando persino fieri di questa bozza, avete dimenticato un punto importante: NOI LAVORATORI NON SIAMO DELLE MACCHINE, SIAMO DELLE PERSONE CON UNA DIGNITÀ, UNA VITA e DEI DIRITTI!
Tenendo conto di quanto riportato, forse avreste creato in noi lavoratori un minor senso di disprezzo.
NON cordiali saluti,
Annarita Di Lascio
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