Una vicenda giudiziaria destinata a scuotere il mondo della sanità italiana ha portato una infermiera a ottenere una vittoria clamorosa in Cassazione, dopo anni di battaglie legali contro il demansionamento. La dottoressa, abituata a svolgere mansioni tipiche del ruolo infermieristico, si era trovata sistematicamente a occuparsi del lavaggio dei ferri chirurgici, una pratica ritenuta incompatibile con le sue competenze professionali.
Una routine inaccettabile
Nel contesto di un ospedale dove il personale ausiliario, come gli OSS e gli OTA, era assente durante il turno pomeridiano, l’infermiera veniva regolarmente assegnata a compiti di sterilizzazione e disinfezione degli strumenti chirurgici. Nonostante la giurisprudenza territoriale inizialmente avesse liquidato questa attività come marginale e occasionale, il caso ha assunto una nuova luce in Cassazione.
La battaglia per i diritti degli infermieri
La dottoressa ha sostenuto con fermezza che il lavaggio e la sterilizzazione dei ferri chirurgici rappresentavano circa il 75% del suo orario lavorativo mensile, evidenziando come questa attività macchinosa non potesse essere considerata una mansione secondaria. Richiamandosi alle indicazioni della Conferenza Stato-Regioni del 2001 e al Ccnl, che attribuiscono tale mansione agli OSS, l’infermiera ha messo in luce la netta differenza tra le competenze richieste alla sua qualifica e quelle a lei imposte.
La sentenza di Cassazione: un punto di svolta
La Corte di Cassazione ha emesso un giudizio rivoluzionario, affermando che:
- L’attività prevalente del lavoratore deve rientrare tra quelle previste dalla sua categoria professionale.
- L’assegnazione di compiti inferiori può essere ammessa solo per esigenze di servizio, a condizione che restino marginali e temporanee rispetto alle mansioni principali.
- Nel settore pubblico, le mansioni aggiuntive devono essere ben motivate e non devono mai sostituire il ruolo di apparenza del lavoratore.
Il rinvio alla Corte d’appello per la quantificazione delle spese di giudizio e il risarcimento per il demansionamentorappresenta un chiaro segnale per il riconoscimento dei diritti infermieristicie per la definizione di ruoli chiari all’interno degli ospedali.
Implicazioni per il settore sanitario
Questo caso pone l’accento su una problematica largamente dibattuta: il rispetto della qualifica professionale degli infermieri in un sistema sanitario in continua evoluzione. La decisione della Cassazione potrebbe infatti rappresentare un precedente importante per futuri contenziosi legati all’assegnazione di mansioni non conformi al ruolo infermieristico, con ripercussioni significative sulla gestione del personale e sulle condizioni di lavoro nelle strutture sanitarie italiane.
Conclusioni
La sentenza della Cassazione non solo ribadisce l’importanza di rispettare le competenze e il ruolo degli infermieri, ma apre la porta a una riflessione più ampia sulle pratiche organizzative in ambito ospedaliero. Per chi opera nel settore sanitario, questo caso diventa un faro di giustizia e un richiamo al rispetto dei diritti dei lavoratori. Resta da vedere come le strutture sanitarie reagiranno a questa decisione che potrebbe portare a cambiamenti sostanziali nell’assegnazione delle mansioni.
Redazione Nurse Times
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