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Caso Sica-Franceschilli a Tor Vergata, 204 colleghi scrivono una lettera di solidarietà alla dottoressa

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Continua a lasciare strascichi il caso della dottoressa Marzia Franceschilli, aggredita dal chirurgo Giuseppe Sica nel corso di un’operazione al Policlinico Tor Vergata di Roma, come testimoniato da un video diffuso online. Ben 204 camici bianchi hanno infatti espresso la propria solidarietà all’assistente attraverso una lettera indirizzata al rettorato e alla direzione generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, all’Ordine dei medici di Roma e alla Regione Lazio, chiedendo chiarezza e maggior rispetto dei professionisti.

Nel documento si insiste sul clima di tensione diffuso e sulla “inversione dei ruoli” in questa vicenda, che a detta degli scriventi ha visto il carnefice trasformarsi in vittima. Già, perché Sica è ancora al suo posto e continua a operare come se nulla fosse successo, mentre Franceschilli, che dopo l’episodio si è recata al pronto soccorso per farsi refertare (tumefazione alla regione parietale sinistra e prognosi di 15 giorni per lei) e ha pure sporto denuncia, è stata trasferita all’ospedale San Camillo.

“Nonostante la gravità dell’episodio e le dichiarazioni pubbliche che ne sono seguite, il professionista coinvolto ha proseguito l’attività operatoria e continua a mantenere la responsabilità clinica dell’equipe, senza che a oggi risultino adottati provvedimenti cautelari o percorsi di gestione dell’evento”, si legge nella lettera scritta dai colleghi di Sica e Franceschilli, i quali citano anche il procedimento disciplinare nei confronti dell’infermiera che ha registrato l’audio incriminato. (“ancora un caso di inversione dei ruoli”).

E non finisce qui. In questi giorni tre componenti dell’equipe di Sica avrebbero messo sul tavolo del rettore di Tor Vergata le proprie dimissioni. Senza dimenticare che la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per lesioni personali, mentre l’Ordine dei medici capitolino ha avviato l’istruttoria preliminare di un procedimento disciplinare a carico del chirurgo. E senza dimenticare pure che il paziente sotto i ferri al momento del litigio è deceduto dopo dieci giorni e sul suo corpo sarà probabilmente eseguita l’autopsia.

Redazione Nurse Times

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