Due persone decedute, diciassette ricoverate in ospedale e dieci indagate. Questi i numeri aggiornati del caso botulino in Calabria. Un caso nato a Diamante (Cosenza), dove le intossicazioni sarebbero state provocate da panini con salsiccia e friarielli venduti da un commerciante ambulante nel suo food track.
Sul fronte dei ricoveri si registra un nuovo arrivo all’ospedale Annunziata di Cosenza: un ragazzo di 20 anni, figlio di una paziente già in degenza. Arrivato sl Pronto soccorso con sintomi di botulismo, è stato subito trasferito in Terapia intensiva, dove è sottoposto a monitoraggio continuo. Nella stessa struttura sono ricoverate altre sedici persone: cinque in Terapia intensiva, altrettanti in Pediatria e sette nei reparti di Area medica.
Sul fronte delle indagini, invece, il numero delle persone coivolte nell’inchiesta avviata dalla Procura di Paola ha raggionto quota dieci. Tra loro figura adesso anche un medico che era andato a casa della 45enne Tamara D’Acunto, una delle due vittime (l’altra è il 52enne Luigi Di Sarno).
Nel registro degli indagati erano già stati iscritti altri cinque medici, dipendenti di due strutture sanitarie del Cosentino che hanno avuto in cura le due vittime prima del decesso, oltre al venditore ambulante e a tre responsabili delle ditte produttrici del prodotto inquinato da botulino. Tutti sono accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, commercio di sostanze alimentari nocive e lesioni.
Dalle prime analisi sarebbe emerso che più alimenti trovati sul food truck incriminato risultavano contaminati da botulino. “Ipotizziamo che l’ambulante utilizzasse un solo attrezzo da cucina per maneggiare gli alimenti, altrimenti non si spiega”, ha spiegato il procuratore Domenico Fiordalisi. Le analisi svolte dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sui campioni biologici certificano la diagnosi di botulismo in altri quattro pazienti. Diagnosi che confermano quelle effettuate all’ospedale di Cosenza nell’immediatezza dei ricoveri, portando il totale a sette.
Il commerciante, dal canto suo, si è sottoposto alle domande del pm, dicendosi convinto che la contaminazione fosse già negli alimenti. “Ha risposto perché forte di una verità – spiega il suo avvocato –. I prodotti che sarebbero all’origine dell’intossicazione li ha comprati alla fine di luglio e ha esibito la relativa fattura. Le confezioni venivano aperte all’occorrenza e con queste farciva sei o sette panini, quindi le finiva rapidamente. La pinza la usava per prendere gli alimenti, che in queste confezioni sono coperti da abbondante olio”.
Intanto il ministero ha provveduto a ritirare dal mercato alcuni lotti di friarielli napoletani per “sospetto rischio di contaminazione da botulino”. Il richiamo riguarda due lotti a etichetta Bel Sapore (il n. 060325, con scadenza 6 marzo 2028, e il n. 280325, con scadenza 28 marzo 2028) e due a marchio Vittoria (il n. 280325, con scadenza il 28 marzo 2028, e n. 290425, con scadenza il 28 aprile 2028). Per tutti si tratta di confezioni da un chilo, prodotte in uno stabilimento di Scafati (Salerno).
Redazione Nurse Times
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