L’Aifa ha approvato lo schema PAXG, che consente un miglioramento significativo rispetto alla duplice combinazione AG.
In Italia il cancro del pancreas è la quarta causa di morte per tumore: ogni anno si ammalano circa 13.500 persone; nel 2016 i decessi per questo tipo di tumore sono stati più di 12.000 e sappiamo che questo numero è destinato ad aumentare. Per oltre la metà dei pazienti la diagnosi avviene tardivamente, cioè quando la malattia è in stadio metastatico. Ecco perché, pur avendo un’incidenza relativamente bassa (rappresenta circa il 3% dei tumori maligni), l’impatto sui pazienti e le loro famiglie è devastante: la sopravvivenza a 5 anni è pari all’8%.
«“Fatica di decidere” è l’espressione che meglio cattura lo stato d’animo di chi si trova ad affrontare questo tipo di malattia, completamente impreparato, indipendentemente da grado di istruzione o status sociale – spiega Piero Rivizzigno, presidente dell’Associazione Codice Viola –. Il nostro sforzo è quello di alzare l’attenzione su questa patologia, che allo stato attuale può considerarsi una vera emergenza sanitaria, che mette a rischio la vita dei pazienti non solo perché ha la peggiore prognosi fra tutti i tumori solidi, ma anche perché c’è purtroppo un numero limitato di protocolli di cura, oltre che centri ospedalieri non sufficientemente specializzati per una presa in carico efficace del paziente».
La chemioterapia è, insieme alla chirurgia, la più importante arma oggi a disposizione contro il tumore del pancreas. Due recenti studi indipendenti hanno dimostrato l’efficacia di una nuova associazione di quattro farmaci, PAXG (cisplatino, nab-paclitaxel, capecitabina, gemcitabina), che recentemente è stata approvata dall’Aifa. In uno studio randomizzato di fase II la quadruplice combinazione ha ottenuto un miglioramento significativo della sopravvivenza (62% per la sopravvivenza a un anno, 24% per la sopravvivenza a due anni) rispetto allo schema a due farmaci AG (nab-paclitaxel e gemcitabina). Ha inoltre significativamente aumentato la sopravvivenza libera da progressione (circa 8.3 verso 6.1 mesi), le risposte radiologiche (50% versus 29%) e il numero di pazienti con riduzione del marcatore tumorale CA19.9 = 50% (75% versus 58%). Vantaggi analoghi sono stati osservati anche nella malattia localmente avanzata (69% di pazienti vivi a 18 mesi con PAXG rispetto al 54% con gemcitabina e nab-paclitaxel).
Redazione Nurse Times
Fonte: Dire
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