Gli Spedali Civili di Brescia sono stati condannati a risarcire con 750.000 euro la moglie, il figlio e le due nipoti di un paziente morto per un’infezione ospedaliera. Per l’esattezza, dovranno versare 300.000 euro alla moglie, 250.000 al figlio e 100.000 a ciascuna delle nipoti. L’uomo, 75 anni, era entrato in Ortopedia per una frattura al femore nel dicembre di sei anni fa ed era deceduto due mesi dopo per una sepsi.
“È indubbio – si legge nelle motivazioni del provvedimento della Prima sezione civile del Tribunale di Brescia – che al momento del ricovero, benché presentasse una storia sanitaria complessa, il paziente non versasse in condizioni di alterazione fisica e che la contrazione dell’infezione sia insorta durante la degenza ospedaliera”.
Secondo i periti incaricati dal Tribunale di Brescia, “in conseguenza dell’intervento chirurgico, il paziente ha contratto una polmonite da Mrsa (infezione batteria da Stafilococco resistente ala meticillina), giudicabile come nosocomiale per tempistiche, caratteristiche e tipologia, alla quale hanno fatto poi seguito un arresto cardiorespiratorio, che ha richiesto il ricovero dell’anziano in Rianimazione, e un progressivo scadimento delle condizioni cliniche”.
Per il Tribunale di Brescia sono dunque provati “sia la condotta illecita dei sanitari, che anno omesso l’adozione delle misure idonee a garantire la sterilità degli ambienti e delle attrezzature ospedaliere, che l’evento lesivo: il decesso da infezione nosocomiale”.
Sarebbe provato anche il nesso causale: “È evidente, con elevato grado di probabilità, come l’arresto respiratorio che portò il paziente al decesso, non si sarebbe verificato se non fosse insorta in corso di ricovero l’infezione nosocomiale nel paziente che, benché ‘fragile’, tuttavia non presentava rilevanti acuzie o compromissioni patologiche”. Inoltre “può ritenersi più che probabile che la morte dell’anziano sia imputabile alla responsabilità della struttura sanitaria sotto forma di omissioni degli operatori o di carenze sue proprie, autonome dall’operato dei sanitari”.
Per il Tribunale di Brescia gli Spedali Civili non hanno assolto all’onere della prova, che in casi come questo incombe sul convenuto, di “aver adottato tutte le cautele prescritte per prevenire l’insorgenza di patologie infettive; di aver applicato i protocolli di prevenzione delle infezioni del caso specifico, che il direttore sanitario avesse adottato regole cautelari e misure idonee a sorvegliare il rispetto delle indicazioni fornite”.
Redazione Nurse Times
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