Un operatore socio-sanitario (oss) del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) è stato arrestato con l’accusa di aver tenatato di introdurre sostanze stupefacenti e strumenti di comunicazione nella struttura. All’uomo sono stati sequestrato un panetto di hashish di circa 98 grammi, 39 microcellulari, sei smartphone, un telefono di colore nero, cinque carica-batteria completi di cavi Usb e due schede sim card. Una successiva perquisizione domiciliare ha permesso di rinvenire e sequestrare altri oggetti.
“La situazione penitenziaria campana e quella nazionale fanno emergere, ogni giorno di più, una tensione non più latente, ma palese ed evidente – il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) -. Bisogna intervenire con celerità a tutela dei poliziotti penitenziari con strumenti utili a fronteggiare le continue aggressioni, dandoci ad esempio in uso il taser”.
Il leader del Sappe rivolge “un grande, grandissimo apprezzamento al personale di polizia penitenziaria che ha partecipato a questa brillante operazione di servizio, ottimamente coordinato dalla dirigente del Corpo, comandante di reparto” e ricorda che introdurre o possedere illegalmente telefonini in carcere costituisce reato, punibile con la reclusione da uno a quattro anni.
“L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati – dice Capece -. L’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l’introduzione di telefonini cellulari all’interno degli istituti penitenziari”.
Infine l’appello ai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap): “Domandiamo a che punto sia il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l’utilizzo dei telefonini cellulari e scoraggiarne l’introduzione, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione”.
Redazione Nurse Times
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