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AADI: “Lottare verso un fine comune che non è fatto solo di dottorati di ricerca…”

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ADI. Ricorso alla Corte Europea Diritti uomo: si deve o non si deve fare? 3
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Gentile Direttore,
leggiamo con sommo piacere che finalmente da oggi in poi, ai segnalatori acustici di emergenza (c.d. campanelli) potrà rispondere anche il personale dirigente medico in virtù di quella “collaborazione” che viene citata a sproposito nell’articolo pubblicato da Nurse24 del 16 marzo 2016 dal titolo “Mobbing o demansionamento? Occorre collaborare tra medici, infermieri e OSS” (VEDI).
Di questo ovviamente ce ne rallegriamo, vedremo quindi, in un futuro non molto lontano, dirigenti medici affannarsi a correre su e giù per i reparti al grido “questo è mio, rispondo io, il campanello è mio” tutti trafelati per non esimersi dal piacere di poter rispondere al campanello del paziente del letto n. 10 che chiede la padella o che gli venga tirata su o giù la tapparella.

E noi poveri e tristi infermieri li fermi a guardare, ci ritroveremo senza nulla da fare privati di questo piacere immenso, demotivati, saremo costretti ad occuparci veramente dell’assistenza ai degenti, delle terapie, dei loro bisogni clinici e psichici, della gestione e della prevenzione, di dialogare con i parenti e magari perché no…anche della continuità assistenziale territoriale e domiciliare, o del primary nursing, una follia.

Ovviamente parliamo non di scienza ma di fantascienza, sarebbe come dire che in un grande albergo il cliente dalla propria stanza chiama la reception per un problema da risolvere e a rispondere va direttamente il direttore dell’hotel, magari spingendo il carrello del room service invece del concierge o del cameriere, impensabile se non risibile, ad ognuno le proprie competenze e le proprie attribuzioni come del resto sancito in più occasioni anche dalla Suprema Corte.

Sappiamo che è fastidioso per alcuni sostenere che l’infermiere laureato oggi, come anche il professionale una volta, non debba più occuparsi di attività meramente manuali e domestico alberghiere, è faticoso sostenerlo, perché su questo assunto errato, molti ancora oggi, costruiscono le loro carriere lampo, predispongono i loro posti di potere anche mediatico, senza per altro aver mai visto ne calpestato il pavimento di un reparto di assistenza, figuriamoci di una area critica e con lo stesso zelo, predicano dalle loro poltrone di pelle umana di “Fantozziana” memoria decidendo cosa è giusto o cosa è sbagliato, un po’ come fanno tutti i giorni i nostri politici.

Sono sempre gli stessi che sono pronti a pontificare e a dire ciò che i comuni mortali “infermieri” debbono o non debbono fare, cosa gli compete o cosa no, sbandierando articoli del codice deontologico che non hanno nessuna valenza giuridica ma solo etico-morale, articoli orfani e unici rispetto a tutta la normativa nazionale e comunitaria che inerisce la professione di infermiere.

Verrebbe quindi da chiedersi…cui prodest !!!! Quando finalmente si ristabiliranno le giuste attribuzioni e le giuste responsabilità in base ai propri curricula formativi e ai propri percorsi universitari, allora forse, e dico forse, queste schermaglie inutili e futili che ogni tanto appaiono sulle riviste specializzate faranno solo da corollario per futuri sketch teatrali.

Ci si dovrebbe invece fermare un attimo a riflettere e a comprendere con quale sforzo immane associazioni come l’AADI (unica nel suo genere) stanno tentando faticosamente di portare avanti le istanze professionali anche attraverso la divulgazione tecnico-giuridica, gli ecm (VEDI) e gli incontri istituzionali per cercare di far emergere la vera natura della professione infermieristica, la vera mission che la professione persegue nel mondo.

Allora forse, si eviterebbe di perseverare nella lotta elitaria del potere a tutti i costi e si comincerebbe a lottare verso un fine comune che non è fatto solo ed esclusivamente di centri di eccellenza o di dottorati di ricerca, ma di professionisti che nella stragrande maggioranza dei casi vive la propria professione lavorando con organici insufficienti, demotivati, sottopagati, demansionati e vessati e che sarebbero ben felici di poter collaborare tra professionisti.

È il caso forse di smetterla di scrivere articoli inutili che servono solo per riempire pagine vuote senza portare realmente nessun contributo fattivo e reale agli infermieri.

Il Vice Presidente AADI
Carlo Pisaniello

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