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Cellule dello stomaco riprogrammato produce insulina: svolta per il diabete

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Diabete, l'Ema approva la prima insulina settimanale al mondo
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Cellule umane modificati in laboratorio (organoidi gastrici) hanno generato cellule produttrici di insulina e migliorato la glicemia nei topi, aprendo la strada a possibili terapie autologhe

Un gruppo di ricerca guidato da Xiaofeng Huang (Weill Cornell/Harvard) e Qing Xia (Peking University) ha dimostrato che cellule dello stomaco umane possono essere geneticamente riprogrammate per diventare fabbriche di insulina, con effetti positivi sui livelli di zucchero nel sangue nei modelli murini. Questa notizia è di grande interesse per la sanità, la medicina e le persone affette da diabete di tipo 1.

Gli autori hanno pubblicato i risultati su Stem Cell Reports in uno studio intitolato “Modeling in vivo induction of gastric insulin-secreting cells using transplanted human stomach organoids”. Il lavoro descrive la creazione di organoidi gastrici umani (hGO) geneticamente modificati con un “interruttore” inducibile che avvia la conversione cellulare verso uno stato simile alle cellule β pancreatiche produttrici di insulina. 

Metodo e risultati principali

I ricercatori hanno coltivato in laboratorio organoidi gastrici umani ottenuti da cellule staminali e li hanno ingegnerizzati per esprimere, su attivazione, un set di fattori di riprogrammazione (denominati NPM: NEUROG3, PDX1, MAFA). Gli organoidi sono stati poi trapiantati nell’addome di topi immunodeficienti, dove hanno maturato per circa sei mesi e stabilito connessioni vascolari e tissutali. Dopo l’attivazione dell’interruttore genetico, nelle strutture trapiantate sono emerse cellule positive per insulina e per marcatori tipici delle β-cell, segnalando una conversione funzionale. 

Dal punto di vista funzionale, le cellule riprogrammate hanno rilasciato insulina nel circolo e, nei topi diabetici sperimentali, hanno contribuito a normalizzare i livelli glicemici e a migliorare i sintomi della malattia più rapidamente rispetto ai controlli. Questi risultati suggeriscono il potenziale di un approccio che sfrutti tessuti autologhi (prelevati e riprogrammati dallo stesso paziente) per evitare problemi di rigetto e ridurre la necessità di immunosoppressione. 

“These data suggest the feasibility of inducing GINS cells in situ in the human stomach.” — frase chiave dello studio, che evidenzia la fattibilità del metodo. 

Contesto scientifico e precedenti

La strategia si basa su ricerche precedenti che avevano dimostrato la possibilità di convertire cellule gastriche in β-cell nei modelli murini. L’attuale studio estende quei risultati dimostrando la conversione in tessuto umano derivato da organoidi e la funzionalità in vivo dopo trapianto nei topi. Esperimenti simili erano già stati oggetto di pubblicazioni e comunicati di istituti di ricerca, tra cui Weill Cornell e istituzioni internazionali. 

Implicazioni cliniche e limiti attuali

L’innovazione apre prospettive concrete per terapie rigenerative contro il diabete di tipo 1: la possibilità di trasformare cellule stomacali del paziente in produttori di insulina rappresenta un’alternativa ai trapianti di isole pancreatiche e alle terapie con cellule staminali. Tuttavia, gli autori e gli esperti sottolineano che restano ostacoli significativi:

  • sicurezza genetica dell’intervento (rischio di attivazione off-target);
  • controllo a lungo termine della produzione di insulina e del comportamento cellulare;
  • necessità di test clinici sull’uomo e valutazioni regolatorie approfondite prima di qualsiasi applicazione clinica.  
Opinioni e fonti ufficiali

Il lavoro è stato pubblicato su Stem Cell Reports e commentato da società scientifiche e istituti coinvolti nella comunicazione della ricerca (ISSCR, press office di Weill Cornell). Queste fonti evidenziano il potenziale terapeutico dell’approccio ma anche la prudenza necessaria nel passaggio alla sperimentazione clinica. Per una lettura diretta dello studio e dei materiali supplementari è disponibile la pubblicazione e il PDF su Cell Press / Stem Cell Reports.

Redazione NurseTimes

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