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Milano: la grande fuga degli infermieri dalla Lombardia verso Svizzera, Dubai e oltre

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Bertolaso: "Carenza di infermieri in Lombardia? Li cercheremo all'estero"
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Ogni anno circa 3.000 infermieri lasciano la regione tra pensionamenti, partita IVA e offerte estere; la Regione punta su Sudamerica e Uzbekistan per tamponare i vuoti.

La carenza di personale infermieristico in Lombardia è oggi una delle emergenze più urgenti della sanità regionale. Secondo i dati dell’assessorato al Welfare, nelle strutture sanitarie pubbliche della regione sono attualmente impiegati circa 38.000 infermieri; per garantire una copertura ottimale delle attività negli ospedali e nelle case di comunità, escluso il turnover, servirebbero altri 3.653 professionisti.  

Emorragia di professionisti: numeri e cause

Il fenomeno non è episodico. Nel 2024 il Servizio sanitario regionale ha registrato la perdita di 3.523 infermieri, di cui solo 947 per raggiunti limiti d’età; nel 2023 e 2022 si erano conteggiati rispettivamente 3.234 e 3.772 uscite. Le principali motivazioni indicate dai sindacati e dalle indagini sono: pensionamenti, scelta di aprire partita IVA, passaggio al privato o emigrazione verso Paesi con condizioni economiche migliori (Spesso Svizzera e, più recentemente, destinazioni del Golfo come Dubai).  

Il quadro complessivo è aggravato da fattori strutturali: riconoscimento professionale ritenuto insufficiente, limitate opportunità di carriera, turni di lavoro gravosi e salari netti nel pubblico che, nella prassi, si collocano intorno ai 1.700–1.800 euro mensili, difficili da conciliare con l’aumento del costo della vita. Queste condizioni rendono la professione meno attrattiva per i giovani e favoriscono l’uscita verso forme di lavoro più vantaggiose.

L’allarme parte dalle università

La crisi del reclutamento è visibile anche a monte, nei corsi di laurea: i posti disponibili per Infermieristica in alcune università lombarde risultano maggiori rispetto alle domande presentate, un segnale preoccupante per il futuro ricambio generazionale. Alla Statale di Milano, ad esempio, su 815 posti disponibili si sono iscritti 567 candidati; analoghi squilibri emergono alla Bicocca e a Pavia.  

Le risposte della Regione: progetti internazionali e Magellano

Per tamponare i buchi, la Regione Lombardia e alcune aziende sanitarie hanno attivato programmi di reclutamento internazionale. Il Progetto Magellano, avviato nel 2023, ha già portato in regione professionisti formatisi in Perù, Paraguay e Argentina, con inserimenti operativi in strutture come l’Ospedale di Circolo di Varese e l’Asst Sette Laghi.  

Parallelamente, i recenti accordi istituzionali hanno aperto canali con l’Oriente: questa settimana è arrivato il primo gruppo di 10 infermieri uzbeki accolti da strutture milanesi; è previsto l’arrivo di altre centinaia di operatori nei prossimi mesi (circa 210 entro l’inizio del 2026 secondo le comunicazioni di progetto).  

Critiche e questioni etiche

Le soluzioni basate sull’importazione di forza lavoro straniera non incontrano unanimità. La UIL Lombardia chiede politiche di reclutamento rapide e trasparenti, stabilizzazione dei precari e percorsi di valorizzazione contrattuale per migliorare l’attrattività della professione sul territorio.  

Il docente Aurelio Filippini (Università dell’Insubria/OPI Varese) pone la questione etica del reclutamento “a basso costo” da paesi che hanno essi stessi bisogno di personale sanitario qualificato, invitando a una riflessione su programmi che non svuotino i sistemi sanitari nei Paesi d’origine.  

Redazione NurseTimes

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