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Nurabot, il robot infermiere di Kawasaki e Foxconn sbarca in Italia nel 2026

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Heavy Industries di Kawasaki e Foxconn presentano Nurabot, assistente robotico progettato per automazione ospedaliera: consegna farmaci, trasporto campioni e istruzioni igienico-sanitarie

In un’epoca in cui le notizie sul settore sanitario si concentrano sui tagli al personale e sulla carenza di infermieri, emerge una risposta tecnologica concreta. Kawasaki Heavy Industries e la taiwanese Foxconn hanno presentato Nurabot, un robot infermiere che promette di rivoluzionare le Unità Operative ospedaliere.

Caratteristiche principali di Nurabot

Nurabot si basa sul robot sociale “Nyokkey” di Kawasaki, adattato per ambienti clinici. Le novità includono:

  • Due braccia meccaniche per afferrare oggetti come campioni di sangue e medicinali
  • Vano portaoggetti interno per trasporto autonomo
  • Sistema di guida autonoma, per navigare corridoi e reparti
  • Interazione con pazienti e caregiver, fornendo istruzioni igienico sanitarie
Risultati e test pilota

Dalla primavera 2025 un progetto pilota è in corso presso il Taichung Veterans General Hospital a Taiwan. I primi dati mostrano che Nurabot riduce il carico di lavoro degli infermieri fino al 30%, gestendo consegne, accompagnamento pazienti e pattugliamenti notturni.

Perché Nurabot è una notizia importante

1. Risposte alla carenza infermieristica

L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede una carenza di 4,5 milioni di infermieri entro il 2030; il robot si presenta come strumento innovativo per mitigare questa crisi.

2. Supporto alla qualità dell’assistenza

Automatizzando compiti ripetitivi, Nurabot libera il personale infermieristico per attività relazionali e terapie complesse, migliorando l’esperienza del paziente.

3. Scalabilità e digital transformation

La collaborazione Kawasaki–Foxconn integra robotica industriale, software e tecnologie AI (inclusi modelli LLM di Foxconn/NVIDIA), posizionando Nurabot come pietra miliare nella digitalizzazione sanitaria.

Arrivo previsto in Italia

Secondo le aziende, Nurabot sarà in distribuzione in Europa, Italia inclusa, entro il 2026  . L’obiettivo è introdurlo negli ospedali italiani per alleggerire i carichi di lavoro, ottimizzare i flussi operativi e sostenere infermieri ormai sotto pressione.

Sfide e prospettive future

L’integrazione di Nurabot negli ospedali italiani si scontra con diverse sfide tecniche e operative: sarà necessario adattare le infrastrutture ospedaliere, predisporre percorsi sicuri per la navigazione autonoma e garantire la compatibilità con i sistemi informativi clinici esistenti. Inoltre, l’accettazione da parte del personale infermieristico rappresenterà un nodo cruciale: abbracciare la convivenza con un assistente robotico richiederà un cambiamento culturale significativo, accompagnato da percorsi formativi mirati e da campagne di sensibilizzazione per rafforzare la fiducia nel nuovo supporto.

Guardando oltre, le versioni future di Nurabot potrebbero evolvere includendo funzionalità avanzate — quali riconoscimento facciale, supporto multilingue e persino capacità di sollevamento dei pazienti — rendendolo un compagno ancora più efficace per il personale sanitario. Questo sviluppo continua a dimostrare l’impegno di Kawasaki e Foxconn nel perfezionare Nurabot attraverso sperimentazioni reali e collaborazioni cliniche, con l’obiettivo di ridefinire l’automazione ospedaliera e migliorare la qualità delle cure. 

In conclusione, sebbene Nurabot rappresenti un’innovazione tecnologica in grado di alleggerire temporaneamente le attività più ripetitive e logistiche all’interno delle Unità Operative, esso non può sostituire il valore insostituibile del “materiale umano”. La crisi infermieristica richiede investimenti concreti sul capitale professionale: serve innalzare gli standard contrattuali, adeguare gli stipendi di infermieri e operatori socio–sanitari e rafforzare le politiche di formazione continua. Solo così si potrà garantire un’assistenza di qualità, fondata su competenze relazionali e cliniche che nessuna automazione, per quanto avanzata, potrà mai replicare completamente. Il ricorso ai robot deve dunque essere visto come soluzione tampone e non come risposta definitiva alla carenza di personale nel sistema sanitario.

Redazione NurseTimes

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