COBAS all’attacco dopo la firma della pre-intesa: “Aumenti irrisori, fondi dimezzati e diritti dimenticati. Una firma umiliante per i lavoratori della sanità pubblica”
Oltre 580.000 lavoratori della sanità pubblica si sentono traditi e svenduti dopo la firma della pre-intesa contrattuale 2022-2024. A sottoscriverla sono stati i sindacati CISL, FIALS, NURSIND e NURSING UP, ma la reazione dei COBAS non si è fatta attendere: il contratto viene definito “una firma vergognosa, indecorosa e umiliante” che non tutela né il salario né i diritti dei professionisti della salute.
Aumenti insufficienti: l’inflazione reale resta scoperta
Secondo i COBAS, gli incrementi salariali previsti coprono appena il 6% dell’inflazione reale, che secondo i dati ISTAT si attesta intorno al 15%. In termini pratici, ciò significa che gli stipendi non aumentano realmente, e le retribuzioni restano ferme a fronte di un caro vita in costante crescita. Inoltre, le indennità di disagio – come quelle legate ai turni notturni, ai festivi e alla pronta disponibilità – sono ferme da oltre 15 anni, nonostante il peggioramento evidente delle condizioni di lavoro.
Carichi di lavoro insostenibili e risorse dimezzate
Nel testo della denuncia sindacale si sottolinea come i lavoratori siano quotidianamente sottoposti a turni massacranti, in un contesto di carenza cronica di personale, straordinari obbligati e flessibilità imposta. In questo quadro, i fondi contrattuali destinati all’adeguamento delle indennità, alle progressioni economiche orizzontali e verticali sono stati dimezzati rispetto a quanto promesso.
La conseguenza? Secondo COBAS, nessun reale sviluppo professionale e nessun riconoscimento di carriera, nonostante la narrazione ufficiale voglia far passare il contratto come un miglioramento delle condizioni lavorative.
Arretrati “fantasma” e falsa valorizzazione delle competenze
Le cifre fatte circolare da ARAN e dai sindacati firmatari – secondo cui gli aumenti sarebbero significativi – vengono bollate come “propaganda ingannevole”. COBAS spiega infatti che gli arretrati saranno in gran parte riassorbiti dall’indennità di vacanza contrattuale, quindi i benefici economici saranno praticamente nulli per i lavoratori.
Anche le affermazioni riguardo alla valorizzazione delle competenze professionali e al rafforzamento dell’efficienza del sistema sanitario vengono definite “false promesse”, che non trovano riscontro nella realtà operativa degli ospedali pubblici.
Diritti rinviati alla Conferenza delle Regioni: “Il solito trucco”
Un ulteriore punto critico riguarda la gestione dei diritti residuali, come la fruizione della mensa, le pause per il recupero psico-fisico, il diritto alla formazione continua e la tanto contestata flessibilità organizzativa dei turni. Tutte questioni, denunciano i COBAS, rimandate alla Conferenza delle Regioni, da sempre accusata di portare avanti politiche di tagli, privatizzazioni ed esternalizzazioni.
Secondo il sindacato di base, questa scelta rappresenta un “marchingegno per affrontare irresponsabilmente ciò che è stato lasciato fuori dalla contrattazione”, ignorando l’impatto reale sulla qualità della vita dei lavoratori.
La posizione dei COBAS: “Continueremo a lottare nei luoghi di lavoro”
Con un duro comunicato, COBAS ribadisce il proprio impegno nella difesa della dignità salariale e dei diritti sindacali, annunciando che proseguirà la mobilitazione in tutte le RSU e ai tavoli di contrattazione integrativa. L’obiettivo è quello di restituire centralità ai lavoratori della sanità, sempre più schiacciati tra carichi di lavoro insostenibili e stipendi non adeguati al contesto economico attuale.
Redazione NurseTimes
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