La crescente diffusione delle sigarette elettroniche (sig-e) comporta la disponibilità sul mercato di preparati contenenti varie concentrazioni di nicotina, generalmente comprese tra 6 e 26 mg/ml e di diversi “eccipienti” che ne contraddistinguono qualità e caratteri.
Per chiarezza le e-cig contengono:
- una quantità variabile di nicotina, racchiusa nelle apposite cartucce congiuntamente;
- una miscela chimica composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze (solitamente aromatizzanti).
L’uso della sigaretta elettronica è oggi oggetto di dibattito scientifico, tra coloro che sostengono i benefici della stessa (favoriscono la disassuefazione dal fumo, con miglioramento della qualità della vita prospettando a medio – lungo termine la diminuzione dei casi di cancro, con evidenti minori danni per la salute) contro coloro che sostengono che il processo di vaporizzazione dei vari elementi contenuti nelle sigarette elettroniche favorirebbero la formazione di formaldeide, oltre che nicotina e altre sostanze associate, in quantità tali, da poter essere rischiosa per la salute stessa dell’uomo dati i noti effetti cancerogeni.
La legge 104/2013 (decreto-legge-n-104-2013) riconferma il divieto assoluto di fumare qualsiasi tipo di sigaretta all’interno dei locali chiusi e nelle strutture interne ed esterne delle scuole .
Occorre molta cautela per quanto riguarda il fumo passivo in quanto, la nicotina, unica sostanza farmacologicamente attiva tra quelle presenti nelle cartucce di ricarica e le altre materie (non farmacologicamente attive, come ftalati, cromo, formaldeide) spesso non rispettano fedelmente le quantità riportate in calce all’etichetta del prodotto. Per cui il rischio di assorbimento passivo dei prodotti vaporizzati verrebbe involontariamente respirato, inalato dal soggetto presente attorno al fumatore. E’ giusto che ci sia prudenza nell’uso di queste sigarette negli ambienti chiusi finché non siano disponibili dati sicuri della loro assoluta innocuità. D’altronde un discorso è il singolo che fuma e si autoespone a questo inquinante; altro è chi si ritrova involontariamente a respirarne i vapori.
Nelle nostre aziende sanitarie, tutti i professionisti della salute ovvero tutto il personale sanitario deve essere promotore di stili di vita sani, e quindi adottare in maniera anche implicita interventi e atteggiamenti di prevenzione di primo livello ( non fumare in nessun luogo in ospedale o comunque mai davanti agli utenti ), promuovendo dove è possibile e richiesto un couseling antifumo e presa in carico del paziente tabagista(specialmente in caso di ricovero).
Attuare interventi di secondo livello indirizzando il paziente in centri antifumo e/o presso i servizi dei dipartimenti di prevenzione.
Quella del fumo, è una dipendenza, diffusa anche tra gli operatori sanitari. Ogni azienda sanitaria privata o pubblica dovrebbe promuovere tra gli operatori sanitari la coscienza e la conoscenza della piaga del tabagismo e sui costi socio – sanitari conseguenti alle patologie fumo-correlate.
L’auspicio è l’estensione del divieto assoluto di fumo (inclusa quella elettronica) in tutti i locali sanitari ed adiacenti affinché si motivi il sostegno ad un percorso educativo libero dal fumo!
CALABRESE Michele
BIZZOCA Teresa Antonia
Fonte:
https://salute.ilmessaggero.it
https://www.lastampa.it
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