Dal 31 luglio 2025 sarà vietato l’impiego di operatori sanitari a chiamata nella sanità pubblica del Lazio: oltre mille camici bianchi tra medici e infermieri rischiano il taglio. La Regione punta sulle assunzioni via graduatorie e concorsi
La Regione Lazio ha ufficialmente ordinato alle aziende sanitarie locali (Asl) di non rinnovare più i contratti del personale sanitario a chiamata, noti come “gettonisti”, a partire dal 31 luglio 2025. La misura riguarda circa 1.100 operatori—527 medici e 581 infermieri operanti nella regione, secondo dati aggiornati al 31 marzo.
Il motivo dello stop: troppi costi e pochi risultati
Il ricorso ai gettonisti, pur garantendo turni coperti, comporta costi che superano quelli del personale stabile. Un turno di 12 ore può arrivare a costare circa 1.020 euro per un medico a chiamata, contro i 540 euro di un medico dipendente; per un infermiere il costo sale a 336 euro vs 168 euro del personale pubblico.
L’allarme delle associazioni: Asl in affanno e pronto soccorso a rischio
Secondo la Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza (Simeu), i medici a gettone coprono tra il 20% e il 30% dei turni nei reparti di emergenza; in alcune strutture questo peso arriva addirittura all’80%. Con lo stop previsto dal decreto ministeriale del 17 giugno 2024, la scadenza del loro impiego non potrà più essere prorogata: il rischio di reparti scoperti si fa concreto.
La risposta della Regione: sollecitare assunzioni rapide
La Regione Lazio ha invitato le Asl a utilizzare le graduatorie esistenti e accelerare le procedure concorsuali. L’obiettivo è trasformare l’impiego temporaneo in assunzioni strutturate, limitando così il ricorso alle figure esterne e riducendo i costi.
Conseguenze previste: ferie, caldo e Giubileo aggravano il quadro
L’arrivo dell’estate e il clima torrido – insieme al previsto afflusso di pellegrini per il Giubileo – potrebbero far esplodere la domanda di servizi sanitari. Se le Asl non riusciranno a sostituire in tempo i gettonisti, potremmo assistere a un aumento delle criticità nei servizi di emergenza e urgenza proprio nei momenti più critici.
Redazione NurseTimes
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