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Fentanyl: i pericoli derivanti dall’oppiaceo sintetico usato come antidolorifico

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Fentanyl: i pericoli derivanti dall'oppiaceo sintetico usato come antidolorifico
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Secondo la Drug Enforcement Administration (Dea), ossia l’agenzia federale antidoroga statunitense, il fentanyl è un oppiaceo sintetico “approvato dalla Food and Drugs Administration (Fda) per uso analgesico e anestetico” ed è addirittura “100 volte più potente della morfina e 50 volte più potente dell’eroina”. Tale antidolorifico è tristemente assurto agli onori della cronaca dopo la morte per overdose del rapper Coolio, di cui sarebbe stato la causa il 28 settembre 2022.

Il fentanyl è stato introdotto negli anni Sessanta per essere somministrato con prescrizione medica solitamente ai pazienti oncologici, ma viene utilizzato anche nella medicina veterinaria e nell’anestesia, insieme ad altre sostanze. In Italia, come si legge sul sito della Direzione centrale dei servizi antidroga, è stato inserito, insieme a circa 30 suoi analoghi, nella Tabella I delle sostanze stupefacenti.

La sostanza si trova anche nella Tabella dei medicinali e nell’Allegato III-bis, tra i medicinali “per la terapia del dolore severo che usufruiscono delle modalità prescrittive semplificate”. Si presenta come una polvere bianca, in forma granulare o cristallina, e viene somministrato o come soluzioni di fentanyl citrato per le iniezioni o come cerotti da applicare sulla pelle, o in forma di pasticche.

Il fentanyl è anche anche prodotto e venduto illegalmente sotto forma di una polvere gialla che contiene 3-metilfentanyl, uno dei derivati, che viene sniffata, oppure si trova anche in forma di cartoncini. Spesso i cerotti vengono anche fumati da chi abusa di questa sostanza. La polvere viene anche utilizzata per “tagliare” altre partite di droga.

Una dose di 2 milligrammi di fentanyl potrebbe essere letale. Il farmaco ha una funzione analgesica e anestetica – uno dei suoi derivati, il carfentanyl avrebbe un effetto analgesico addirittura 10mila volte più potente di quello della morfina – e causa in chi lo assume un senso di rilassamento ed euforia. Tra gli effetti collaterali sul breve termine, si riscontrano nausea e vomito, costipazione e stordimento.

Tra le conseguenze più gravi legate all’abuso di questa sostanza si contano gli effetti dell’astinenza – come dolori addominali e alle ossa, ansia e sudorazione -, ma anche arresto cardiaco o lo shock anafilattico che possono portare a una morte improvvisa. Si aggiungono anche anemia, depressione respiratoria ed edema periferico.

Redazione Nurse Times

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