“Sia chiaro una volta per tutte: non abbiamo nulla contro gli operatori sanitari del Sudamerica che l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, si ostina a voler portare in Italia da mesi, ma non possiamo assolutamente immaginare che sia questa la sanità del presente e del futuro che attende noi, i nostri cari, e tutta la collettività”. Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up, sulla politica sanitaria della Regione Lombardia, con quelle che chiama “missioni all’estero, stile calciomercato, per ingaggiare professionisti stranieri”.
“Riteniamo, vedi gli esempi dei professionisti arrivati a dicembre scorso e ingaggiati dall’Azienda sanitaria di Varese, che non siano assolutamente sufficienti quattro settimane di corso di italiano, per preparare al meglio infermieri che, arrivati da paesi come Perù e Argentina, totalmente a digiuno della nostra lingua, nonché delle nostre normative sanitarie, vengono a nostro avviso gettati nella mischia solo per coprire una voragine di operatori sanitari che vede oggi la Lombardia al primo posto (10mila infermieri mancanti all’appello) in Italia, accanto alla Campania”, prosegue De Palma.
Sempre De Palma: “Ribadiamo con forza che svolgere il ruolo di professionista dell’assistenza nella realtà sanitaria di casa nostra, più che mai in questo momento storico, a contatto con soggetti fragili negli ospedali o nelle Rsa lombarde, così come in altri territori, e con le urgenze legate al fabbisogno di una popolazione italiana che viaggia sempre di più verso l’invecchiamento e l’inevitabile presa in carico di patologie croniche, non solo non è affatto semplice, ma richiede un periodo di adattamento e formazione che non può essere così breve”.
De Palma esprime inoltre dubbi “su titoli di studio che non necessitano, come in passato, di eventuali esami integrativi. Infatti, con le note assunzioni in deroga, il Decreto-legge n. 18/2020, convertito nella Legge n. 27/2020, aveva introdotto una procedura semplificata per l’assunzione di infermieri stranieri durante l’emergenza Covid-19, ora procrastinata fino al 31 dicembre 2025 proprio per coprire le carenze di personale. In parole povere, anche per i titoli professionali conseguiti nei Paesi extra europei non occorrono oggi esami integrativi per esercitare la professione nel nostro sistema sanitario”.
Redazione Nurse Times
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