Torniamo a parlare di ventilazione meccanica a lungo termine, terapia sempre più diffusa a causa dell’innalzamento dell’età media (con il conseguente aumento delle patologie croniche) e che sempre più infermieri si ritrovano a gestire sul territorio. Lo facciamo con una serie di articoli che ne analizzano gli aspetti fondamentali. Oggi parliamo degli allarmi del respiratore meccanico domiciliare.
Decodificare gli allarmi del ventilatore meccanico domiciliare, connesso ad un paziente portatore di via aerea avanzata (cannula tracheostomica, VEDI articolo) è importantissimo per il professionista sanitario impegnato sul territorio: tramite la pronta identificazione delle probabili cause, egli è infatti in grado di attuare tempestivamente le azioni più opportune per evitare un’insufficienza respiratoria acuta dell’utente e/o di avvertire prontamente il servizio di emergenza territoriale, qualora ciò si renda necessario.
Come già accennato nell’articolo “Ventilazione meccanica domiciliare: variabili di controllo e modalità di ventilazione” (VEDI), nelle modalità pressometriche (le più usate a domicilio) gli allarmi monitorano soprattutto il Volume Corrente VT (minimo e massimo) e il Volume Minuto VI (minimo e massimo), perché il ventilatore insuffla aria tramite pressioni fisse e questo può generare volumi d’aria troppo elevati (quando ci sono perdite o sfiati) o troppo bassi (se si verificano ostruzioni).
Altresì, in quelle volumetriche tengono sotto controllo soprattutto le pressioni in quanto, erogando volumi fissi, il ventilatore rischia di generare pressioni troppo elevate nel sistema respiratorio del paziente (con rischio di barotrauma).
Le modalità di segnalazione degli allarmi e della loro archiviazione variano in base ai costruttori e al presidio usato, anche se di solito le macchine di nuova generazione avvisano tramite chiare e semplici indicazioni sullo schermo, spie luminose ed avvisi acustici. Di solito gli allarmi più comuni ed importanti, che possono verificarsi durante la sessione di ventilazione meccanica, sono:
ALTA PRESSIONE/BASSO VOLUME. Quando viene raggiunta e/o superata la pressione massima Pmax impostata. Può indicare che vi è un’ostruzione nella cannula tracheostomica, nei circuiti o nelle vie aeree: secrezioni? Coaguli? Condensa? Può segnalare anche una riduzione della compliance toracica del paziente o può essere dovuto semplicemente a dei colpi di tosse dello stesso: provando a tossire, l’utente contrasta inevitabilmente le insufflazioni del ventilatore, generando così una pressione elevata all’interno dei circuiti, che la macchina non può non segnalare. Il problema è che raggiunta la pressione massima Pmax impostata, il ventilatore apre automaticamente la valvola espiratoria per permettere l’espirazione e scongiurare danni polmonari; ne può risultare così un Volume Corrente VT basso con un allarme di basso volume.
BASSA PRESSIONE/ALTO VOLUME. Possono indicare perdite d’aria dalle linee di ventilazione (connessione errata? Rottura dei corrugati?), deficit di gonfiaggio o rottura della cuffia della cannula tracheostomica con conseguenti sbuffi d’aria dalle vie superiori dell’utente (VEDI articolo), scollegamento del paziente dai circuiti (questi ultimi erano troppo in trazione? Si è verificato un colpo di tosse violento?) oppure un malfunzionamento della valvola espiratoria. In caso di grave perdita d’aria, il respiratore potrebbe anche dare un allarme di “Paziente Scollegato” o simili.
FREQUENZA RESPIRATORIA ALTA/BASSA. Quando gli atti respiratori del paziente (nelle modalità che prevedono il ciclaggio tramite Trigger Inspiratorio, VEDI) superano la soglia d’allarme. Ciò può essere la conseguenza di una tachipnea del paziente (dovuta a difficoltà respiratoria, agitazione, ecc.) oppure di un’ostruzione delle vie aeree (secrezioni?): l’aria insufflata, rimbalzando parzialmente sull’ostruzione e tornando indietro, fa sì che si attivi il Trigger espiratorio Trig. E, che apre la valvola espiratoria e pone fine precocemente all’inspirazione; questo aumenta la richiesta d’aria del paziente, con conseguente aumento della Frequenza Respiratoria FR.
Nel caso in cui la macchina produca un allarme di Frequenza Respiratoria bassa, ciò indica che il paziente sta attivando il Trigger Inspiratorio Trig. I ad una frequenza più bassa rispetto a quella impostata come soglia d’allarme. Ciò può essere dovuto ad una bradipnea (le cui cause cliniche possono essere diverse), ma anche ad una possibile asincronia paziente/ventilatore: gli sforzi respiratori dell’utente, infatti, potrebbero non essere sufficienti ad attivare il Trigger Inspiratorio Trig. I (c’è forse bisogno di modificare le impostazioni della sua sensibilità?) e di conseguenza le insufflazioni erogate dal respiratore meccanico.
VENTILAZIONE D’APNEA O DI SICUREZZA. Gli sforzi inspiratori del paziente sono assenti o non in grado di attivare il Trigger Inspiratorio (non sono presenti sforzi inspiratori?). Parte così l’allarme e, in alcune modalità di ventilazione (VEDI articolo), una ventilazione d’apnea o di sicurezza, secondo i parametri impostati.
Redazione Nurse Times
Fonti:
Air Liquide Medical Systems, Monnal T50 Manuale Utente; Air Liquide Medical Systems, Monnal T75 Ventilator – User Manual
Airox. User’s Manual LEGENDAIR®, Home Care Pressure & Volume Ventilator
Biondino A. et al., Assistenza Respiratoria Domiciliare – Il paziente adulto tracheostomizzato in ventilazione meccanica a lungo termine
Covidien. Puritan Bennett 540™ Ventilator – User’s Manual, ch. 3
Grossbach I. et al., Overview of Mechanical Ventilatory Support and Management of Patient- and Ventilator-Related Responses
Philiphs. Respironics V200 Ventilator – Operator’s Manual, ch. 9-1/9-9
Pulmonetic Systems, Inc. LTV® Series Ventilator – Operator’s Manual, ch 9
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