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Veneto, governatore Zaia: “Chi si tuffa in aree non balneabili deve pagare i soccorsi”. Siete d’accordo?

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Il presidente della Regione Veneto rilancia l’allarme sicurezza: “Non è accettabile mettere a rischio la vita propria e di chi soccorre”. Proposta la fatturazione per interventi evitabili, ispirata alle norme di montagna. E voi siete d’accordo?

Il governatore veneto Luca Zaia torna a richiamare l’attenzione su una pratica pericolosa: tuffarsi in zone non balneabili, con conseguente rischio per sé e per i soccorritori. “Chi lo fa per una scelta deliberata deve pagare i soccorsi, esattamente come avviene in montagna”, ha dichiarato, aprendo un dibattito su sicurezza, responsabilità individuale e spesa pubblica.

Il contesto: le dichiarazioni di Zaia

Zaia ha espresso preoccupazione per i comportamenti rischiosi da parte dei bagnanti alla fine di giugno, proprio alla vigilia del primo weekend d’estate. L’obiettivo è condensare un messaggio chiaro: le situazioni non balneabili non sono spazi liberi, bensì aree soggette a norme di sicurezza precise.

Sicurezza e responsabilità: il paragone con la montagna

Zaia paragona il nuoto in situazioni pericolose alle attività in montagna, dove chi si avventura senza adeguata preparazione è spesso tenuto a rimborsare i costi del soccorso. L’iniziativa si colloca nell’ottica di promuovere un uso consapevole del territorio: “Non è accettabile mettere a rischio la propria vita e quella dei soccorritori”.

Proposte operative e ricadute sulla pubblica amministrazione

Se approvata, la proposta di Zaia potrebbe comportare:

  • fatturazione dei soccorsi in caso di emergenza causata da comportamento volontario e rischioso;
  • riduzione degli interventi inutili, alleggerendo i costi per le strutture di emergenza;
  • incentivo alla prevenzione, con conseguente diminuzione di incidenti e spese associate.

Questa misura, secondo Zaia, sarebbe equa e coerente con analoghi modelli applicati in montagna.

Reazioni e scenari futuri

Le parole di Zaia hanno alimentato il dibattito: da una parte i sostenitori della responsabilità individuale e della tutela delle risorse pubbliche; dall’altra chi rilancia il tema della prevenzione preventiva, con cartelli chiari e vigilanza intensificata. Se la Regione Veneto ufficializzerà la proposta, si aprirà una discussione tra istituzioni, enti locali e organizzazioni del soccorso.

E voi cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti.

Redazione NurseTimes

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